LUCHETTA, FIORETTA, MARIO E IARTO di Claudio Zanotti

La recente scomparsa di Luigi Luchetta, una delle “anime” della Cumpagnia dul dialett, mi offre l’occasione per riprendere il testo scritto come sindaco nella primavera del 2009 in occasione del trentennale di fondazione del sodalizio. Un omaggio riconoscente a Luchetta e a tutti coloro che hanno fatto grande e unica la “Cumpagnia”

Nel ricco e poliedrico panorama dei gruppi di animazione e produzione teatrale della nostra città, la Cumpagnia mantiene una caratterizzazione unica e inconfondibile. Si può infatti tranquillamente affermare che il sodalizio artistico intrese, nato e cresciuto “a l’umbrìa d’it San Vitur” e del suo centenario Circolo, è la Compagnia teatrale per antonomasia della città. E non certo perché altre significative realtà presenti a Verbania non abbiano validi motivi per affermare l’originalità e la ricchezza distintiva della propria presenza.

 Piuttosto, la trentennale esistenza della Cumpagnia dul dialett da Intra ha edificato pazientemente – commedia dopo commedia – un’idea solida e vera della nostra comunità cittadina, filtrata con sapienza attraverso il patrimonio originale e inimitabile dell’intresità.  Alla fine degli anni ’70, nel cuore di un processo di trasformazione sociale ed economica dal quale la città sarebbe uscita sì ammaccata, ma viva, un gruppo di appassionati cultori di teatro, di memorie locali e di vernacolo intrese ha concepito una sfida che poteva sembrare troppo ambiziosa: aiutare la comunità a riscoprire il senso della propria identità, facendone rivivere la storia nella drammatizzazione scenica.

 La sfida è stata subito vinta. E sono stati anni di straordinaria vitalità creativa: gli anni del Vitùr  e dell’Ernesta, gli anni di Iarto Fratton, di Mario Piola, di Pierino Menzio, dei due Luigi – Fioretta e Luchetta – di Rosanna Broggini. E delle molte decine di entusiasti volontari che sul palcoscenico e dietro le quinte hanno dato voce e consistenza a un’avventura che ha attraversato di slancio tre decenni di vita cittadina ed ha saputo rinnovarsi negli uomini e nei contenuti, pur nel rispetto dei tratti costitutivi che ne avevano segnato la nascita.

 Oggi la Cumpagnia vive una fase di profondo e fecondo rinnovamento, che non è solo generazionale. E’ mutato il profilo della città, che ha conosciuto un processo di accelerata integrazione delle sue numerose comunità originarie; si è indebolita la peculiarità linguistica delle nostre frazioni e, con essa, la riconoscibilità  del dialetto come lingua d’uso; la tradizione popolare, sedimentata nei borghi e incarnata in luoghi e personaggi tipici, ha scontato in questi decenni un illanguidimento che rende più difficile la sua rappresentazione scenica.

 Sta proprio qui la sfida, nuova, che attende nei prossimi anni la rigenerata Cumpagnia: continuare a mantenere vivissima la simbiosi tra la scena e la platea, tra gli attori e gli spettatori. In una parola, tra il teatro e la vita.

[aprile 2009]

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