BONUS BEBE’: QUALCHE CONSIDERAZIONE

L’introduzione del cosiddetto bonus bebè (in realtà un buono-acquisto di 800 € di prodotti per l’infanzia da utilizzare presso la Farmacia Comunale) da parte della Giunta è stato straordinariamente enfatizzato come se si trattasse di un vero e proprio punto di svolta delle politiche del Comune nei confronti della natalità. Per nulla convinta, la minoranza di centrosinistra ha evidenziato alcune evidenti debolezze – ma meglio sarebbe parlare di “ingiustizie” o “discriminazioni” – del provvedimento. Innanzitutto una precisazione: già da qualche anno il Comune di Verbania, attraverso il Consorzio servizi Sociali, sostiene con contributi in denaro (soldi “cash” e non buono acquisto) le natalità nei nuclei familiari in difficoltà o per reddito o per elevato numero di figli. L’attuale Giunta non ha inventato nulla.

Anche l’attuale bonus dichiara un’intenzione “sociale”, visto che per beneficiarne viene fissato un limite di reddito Isee per l’intero nucleo familiare (25.000 euro/anno). Dunque, non si tratta di un “regalo” per tutti i neonati, ma una provvidenza economica per coloro che ne hanno bisogno. E qui entrano in gioco gli elementi discriminatori. Il primo riguarda la nazionalità dei piccoli verbanesi: se il neonato, pur regolarmente residente con la sua famiglia a Verbania e dunque nostro concittadino a tutti gli effetti, è figlio di genitori stranieri residenti in città da meno di cinque anni, niente bonus. Niente, anche se la sua famiglia si trovasse in una condizione socio-economica delicata o difficile; ed è verosimile che molte giovani coppie straniere regolari (di quelle cioè che pagano come tutti noi le tasse locali e nazionali) residenti da poco tempo nella nostra comunità abbiano più bisogno di altre (magari radicate da anni e anni) di aiuto economico. E qui Zacchera paga dazio alla xenofobia della Lega Nord, per la quale non ci sono cittadini stranieri regolari o migranti clandestini, ma solo stranieri da guardare e trattare sempre e comunque con diffidenza. Poi c’è la discriminazione politico-ideologica: possono avere il buono acquisto solo i bambini nati dopo le elezioni comunali dell’8 giugno. Cosa c’entri questa data con il bisogno sociale, nessuno l’ha capito. Ma c’entra molto con l’ideologia destrorsa, visto che questa discriminazione “da calendario” l’ha imposta proprio l’attuale sindaco.. Dunque, a chi è nato prima dell’8 giugno, anche se in condizioni di vero bisogno sociale, niente bonus.

Ma come sta andando il bonus? Da giugno a fine ottobre sono nati a Verbania quasi 100 bambini; di costoro, grosso modo un quarto ha richiesto e avuto il buono acquisto. E se consideriamo che altri 100 bimbi sono nati tra gennaio e giugno, la platea dei beneficiari di questo provvedimento doppiamente discriminatorio è proprio striminzita. Che la montagna abbia partorito il topolino?

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