BREGENZ di Diego BRIGNOLI

Una decina di giorni fa, trovandomi da quelle parti per una breve vacanza, non ho resistito alla tentazione di una capatina in Austria, a Bregenz. Il tanto citato modello al quale ispirarsi per la Verbania di domani.

Cittadina davvero graziosa, per molti versi simile alla nostra. Affacciata sul lago,  gradevole e di piccole dimensioni (poco più di 26.000 abitanti), a pochissima distanza da Svizzera e Germania (i confini di entrambe sono davvero a pochi passi). Qui si fermano però le similitudini. Invidiabile la rete di trasporti che collega l’intero bacino del lago di Costanza: strade e autostrade, ma soprattutto piste ciclabili (spesso una semplice linea gialla che però tutti rispettano) e ferrovie (a Bregenz i treni passano proprio a fianco del lungolago). Straordinariamente solido il retroterra economico fatto di piccole e grandi imprese manifatturiere (ho scoperto essere del luogo la celebre Blum che produce ferramenta per mobili). Straordinaria l’offerta turistica: Wikipedia riporta l’incredibile numero di 233.414 posti letto ma immagino non si riferisca  alla sola Bregenz.

La vera ragione della visita era però il celebre teatro sul lago tante volte citato nelle nostre diatribe verbanesi. Va detto: una meraviglia. Una splendida costruzione geometrica, in riva al lago, con una gradinata esterna completa di poltroncine degradante fin sulla riva e un suggestivo palco galleggiante (così dicono, ma immagino saldamente ancorato al fondale).

Ma ancora una volta, quanto di ripetibile qui da noi? La costruzione si trova in pieno centro, un po’ come se da noi fosse al vecchio imbarcadero a Intra o al posto del mausoleo Cadorna a Pallanza, sullo splendido e animatissimo lungolago, tra pedalò, bar, ristoranti, poltrone e amache su cui riposare leggendo libri presi in prestito in una simpatica biblioteca “plein air”, raggiungibilissimo con mezzi pubblici (ho già detto della ferrovia) e privati, sia auto (straordinaria la dotazione di parcheggi), che biciclette.

Ciò che però maggiormente colpisce sono le dimensioni: 7.000 (settemila!!!)  posti a sedere. Quella sera davano “Il flauto magico”. Perché non fermarsi?  “Mi spiace, tutto esaurito, dovete ripassare l’anno prossimo”. Ma come, settemila posti e nemmeno uno libero? E qui sta il nocciolo della questione. A Bregenz, nel 1946, si sono inventati un festival estivo, il “Bregenzer Festspiele”; si sa, l’Austria è terra di musica e di musicisti.  Nel 1949 poi è stato costruito il “Seebühne”, il palco galleggiante, che nel corso degli anni, con il progressivo sviluppo dell’offerta turistica e culturale, è stato ampliato, ristrutturato, ammodernato. Fino a raggiungere, nel 1979/80,  le dimensioni attuali. Gli interventi sono però continuati con sempre più sofisticate attrezzature sceniche e audio.

Nel contempo aumentava la propria fama il festival, che dura un mese e propone una diversa opera ogni due anni (il Flauto Magico sarà in scena anche nel 2014, e in precedenza furono rappresentate Aida, Trovatore, La Bohéme, Andrea Chénier ….), per la quale viene appositamente allestita l’imponente scenografia che per due anni entra  a far parte del paesaggio cittadino. Sempre più conosciuto nel mondo intero anche il teatro: vi sono state girate alcune scene di  un James Bond, e ha ospitato i programmi da studio dei Campionati Europei di Calcio della televisione tedesca. Parallelamente aumentava anche il sostegno  degli sponsor del calibro di Coca Cola, Mercedes ….

Comprensibile dunque il motivo del tutto esaurito, nonostante i 7.000 posti, nonostante le 25 repliche annuali, nonostante il costo dei biglietti variabile dai 29 ai 300 euro. Difficile fare  paragoni con il nostro CEM. Al di là della collocazione urbanistica, al di là delle dimensioni, il punto è che c’era un festival (già nel 1946!), una proposta culturale saldamente ancorata a temi e sensibilità estremamente radicate, che si è andata progressivamente sviluppando, sulla quale sono cresciuti  investimenti e introiti, che ha potuto negli anni reggere i costi di gestione. Da una proposta, da un progetto culturale è nato ed è cresciuto il progetto urbanistico, turistico ed economico. Il contrario di quello che tra mille contestazioni sta avvenendo da noi.

Ecco il vero timore: il CEM si farà, quando e se verrà ultimato lo vedremo. Riuscire a gestirlo e a non sprofondare in un baratro di contenziosi, lavori interrotti, insostenibili costi di gestione sarà impresa titanica e dall’incerto destino. Roba da far tremare le vene e i polsi.

Questa voce è stata pubblicata in Teatro. Contrassegna il permalink.

Lascia un commento