DIMISSIONI E DISCONTINUITA’

Archiviati con la discontinuità delle elezioni del 2014  due decenni di centrosinistra verbanese, è necessario (forse indispensabile) che si metta mano con urgenza e determinazione a un nuovo disegno strategico per la nostra città, per evitare che i cicli amministrativi esauriscano passione, energia e intelligenza nel defatigante “corpo a corpo” con le mille piccole e grandi urgenze della quotidianità.

Le dimissioni di Diego Brignoli dal Consiglio Comunale costituiscono un’occasione non trascurabile per una riflessione sulla dinamica politica in atto nella nostra città. Prima di ogni considerazione deve però essere riconosciuta la nobiltà del gesto di Brignoli: coinvolto in una vicenda giudiziaria paradossale e sconcertante, che non ha intaccato né il profilo morale dell’uomo né il vasto e diffuso apprezzamento di cui gode da molti anni, ha preferito pagare il prezzo dell’abbandono di un incarico al quale era approdato grazie al grande consenso elettorale ottenuto nelle “Comunali” del 2014, piuttosto che rischiare di trascinare le istituzioni municipali in una polemica che già s’annunciava gravida di sterili strumentalizzazioni.

Al di là di ogni “personalizzazione”, che non ci convince e non ci appassione, le dimissioni di Brignoli segnano il punto d’arrivo di una netta e profonda soluzione di continuità che nell’ultimo anno e mezzo si è prodotta nel corpo del centrosinistra verbanese. Una discontinuità di uomini, di contenuti progettuali e programmatici, di coalizione politica.

Con le elezioni del 2014 una robusta ed estesa platea di amministratori del PD ha deciso di chiudere la fase di una militanza municipale attiva (iniziata per alcuni di essi trent’anni prima) che tra il 1993 e il 2013 ha espresso una forte e riconoscibile continuità di contenuti progettuali e di obiettivi amministrativi. E’ stato un ventennio nel corso del quale Verbania, superata la grande crisi industriale degli anni ’80, ha costruito e consolidato il suo nuovo profilo di città, fondato su un tessuto economico diversificato ed equilibrato (piccola e media industria, terziario pubblico e privato, servizi pubblici locali, commercio, artigianato di servizi, turismo), su una nuova missione politico-amministrativa come capoluogo di provincia e Comune-cardine dell’organizzazione dei servizi sovracomunali (rifiuti e igiene urbana, trasporto pubblico, servizi sociali, ciclo idrico) e su una spiccata e riuscita vocazione alle “buone pratiche” amministrative (Ecosistema urbano, raccolta differenziata, LiberoBus, edilizia scolastica, sostenibilità di bilancio), in ciò valorizzando e armonizzando le diverse esperienze e istanze delle tradizioni socialista, comunista, democratico-cristiana e ambientalista.

Gli elementi di forza di quella fase politica sono stati almeno tre: la coesione e la sintonia (la generosità, si potrebbe dire) tra le figure di riferimento del centrosinistra, anche se provenienti da distinte e talvolta contrapposte precedenti militanze politiche; la solida e condivisa “idea di città che in venti lunghi anni ha saputo affermarsi, rafforzarsi e gradualmente dispiegarsi nelle scelte amministrative via via compiute dalle diverse Amministrazioni; la capacità di aprirsi progressivamente al contributo di altre aree politiche, costruendo nel tempo un’ampia, variegata e coesa coalizione di centrosinistra in grado di andare molto al di là dei “soci fondatori” del ’93.

Dalle elezioni della primavera 2014 è uscita una classe di amministratori locali profondamente rinnovata e significativamente ringiovanita, che ha largamente beneficiato sul piano nazionale dell’exploit elettorale del Pd “a trazione renziana” e sul piano locale del totale fallimento della Giunta destro-leghista “commissariata” nel 2013. In questo contesto Diego Brignoli rappresentava il più visibile e autorevole elemento di raccordo tra la nuova compagine emersa dalle urne e l’esperienza politico-amministrativa del centrosinistra verbanese. Oggi, a un anno e mezzo da quelle elezioni, si può dire che il passaggio da una fase all’altra del centrosinistra è avvenuta più all’insegna della discontinuità che della tradizione, intesa nel suo significato etimologico di “trasmissione”, “consegna” (in questo caso, di un’esperienza di governo). Una soluzione di continuità che – come detto – ha interessato le persone, ma è riconoscibile anche nei contenuti progettuali e programmatici e in quelli politici (alleanze e coalizione).

Il lascito programmatico (ovvero, l’idea di città) dei vent’anni di centrosinistra, ripensato al termine di quell’esperienza per renderlo ancora utile alla nuova stagione che stiamo vivendo (leggi qui, qui e qui) non sembra oggi interessare al dibattito e all’azione politico-amministrativa; anche la stagione della centralità di Verbania nell’organizzazione delle politiche sovracomunali (pensiamo alle questioni dei rifiuti, del ciclo idrico, del trasporto pubblico, dell’ospedale unico….) parrebbe sostanzialmente archiviata, complice il “liberi tutti” determinato dalla crisi irreversibile dell’istituzione-Provincia e dalla definizione di nuovi ambiti territoriali per la gestione dei servizi (la cosiddetta “area vasta” Novara-Vercelli-Biella-Vco). Infine, anche la dinamica politica di coalizione si è di fatto rovesciata: il progressivo ampliarsi delle alleanze di centrosinistra nel periodo ’93-13 è stato sostituito dal sostanziale “monocolore pd” dell’attuale maggioranza consiliare.

Se la lettura del processo politico in atto a Verbania è fondata, dovrebbe eessere chiaro che essa non implica alcun preventivo giudizio di valore: non si vuole cioè sostenere aprioristicamente che la “discontinuità” è cattiva e la “continuità” è buona o viceversa. Non si può però ignorare che in un contesto politicamente sano l’amministrazione della città, che procede per cicli quinquennali, dovrebbe dare graduale e coerente attuazione a una visione di più ampio respiro progettuale (l’idea di città, appunto), la cui definizione costituisce la ragion d’essere dei partiti e delle forze politiche organizzate.

Archiviati con la discontinuità delle elezioni del 2014  due decenni di centrosinistra verbanese, è necessario (forse indispensabile) che si metta mano con urgenza e determinazione a un nuovo disegno strategico per la nostra città, per evitare che i cicli amministrativi esauriscano passione, energia e intelligenza nel defatigante “corpo a corpo” con le mille piccole e grandi urgenze della quotidianità.

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