“DORMELLETTIZZAZIONE” E ATTIVITA’ INDUSTRIALI

Uso dei suoli, destinazioni urbanistiche e insediamenti industriali. Forse è il caso che gli amministratori ci riflettano.

Nello scorso numero di questo foglio avete letto il nostro giudizio sulla recente variante urbanistica che interessa l’area ex Sib/Cobianchi. La riflessione merita forse un’appendice non irrilevante. L’area ex Sib/Cobianchi consentiva – sino all’approvazione della Variante del Piano Sponde – esclusivamente l’impianto di attività industriali/produttive; ora, con la “maglia larga” delle cosiddette destinazioni compatibili, si potrà fare altro (commercio, esposizioni, terziario, direzionale, residenziale a certe condizioni).

Non è difficile scorgere un rischio. Il Piano Regolatore a Verbania prevede una sola nuova area di Insediamenti Produttivi artigianali e industriali a servizio della città (il cosiddetto P.I.P. di Trobaso, un terreno in sponda sinistra del San Bernardino lungo la via per Santino), ma si tratta di un’area di assai difficile realizzazione, se è vero che la stessa SAIA ha rinunciato alla Convenzione proposta qualche anno fa dal Comune per la sua l’urbanizzazione e la successiva vendita dei lotti.

A questo punto non sarebbe male interrogarsi su quali aree Verbania immagina di dare continuità a una tradizione manifatturiera e industriale lunga due secoli. Il P.I.P. di Trobaso è al palo; l’area ex Sib guarda alle destinazioni compatibili; i grandi capannoni tra la stazione e Gravellona hanno disordinatamente approfittato appunto delle destinazioni compatibili; il Tecnoparco, che più di un anno fa immaginava l’ampliamento dei capannoni industriali sulle sue aree, ha deciso di rimettere nel cassetto questa ipotesi; di fronte alle crisi industriali (cfr. Ondulati del Verbano), scatta la tentazione di riconvertire gli immobili a destinazioni commerciali; le aree del Piano Grande e della ex Cartiere di Possaccio sono esaurite. E si potrebbe continuare.

Poiché l’attività industriale e manifatturiera non può e non deve essere abbandonata, neppure (e soprattutto!) in questi tempi di crisi pesante, non sarebbe male dedicare una riflessione non banale alle delicate implicazioni urbanistiche che questa problema ha generato e tornerà inevitabilmente a generare.

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