Semplicità, autorevolezza, carisma, dedizione. Il senso compiuto di un’esistenza spesa per gli altri nella parabola umana del patriota della “Valtoce” che ha portato in Senato la voce della nostra terra.
A poche settimane dalla scomparsa di Vittorio Beltrami, un’altra figura storica della politica del Verbano Cusio Ossola esce silenziosamente di scena: Fausto Del Ponte, pievese, senatore e patriota, ha ricevuto in forma privata l’ultimo saluto dei suoi familiari e degli amministratori della sua comunità.
Di Fausto Del Ponte emerge con nettezza e naturale evidenza il popolarismo come tratto distintivo di tutta la sua lunga milizia politica, civile, sociale e amministrativa. Un’esperienza intensa e irripetibile, segnata in gioventù dalla scelta partigiana nella divisione “Valtoce” e cresciuta nei decenni successivi nella realtà industriale e operaia della bassa Ossola, nella piena fedeltà agli ideali del cattolicesimo democratico declinati in politica in quella che per molti decenni è stata la sinistra dc. In questo crogiolo di appassionata militanza sono maturati gli importanti incarichi ricoperti nel corso di una lunga esistenza; e tra essi è bello ricordarne due, solo in apparenza lontani: sindaco di Pieve Vergonte e senatore della Repubblica. Come dire, i due estremi della dedizione alla polis, intesa come nucleo fondativo della propria comunità (il Municipio) e come luogo della sovranità popolare della propria nazione (il Parlamento).
Il popolarismo di Del Ponte si è così manifestato con grande naturalezza nelle più importanti scelte della sua esistenza, plasmando una personalità davvero straordinaria: un uomo di grande semplicità e di altrettanto grande carisma, autorevole nei giudizi e familiare nella relazione interpersonale: con i compagni di lotta nella “Valtoce”, con gli amici di partito nella dc, con gli amministratori in Municipio, con gli operai in fabbrica, con i senatori a palazzo Madama.
Semplicità, autorevolezza, carisma, dedizione. Il senso compiuto di un’esistenza spesa per gli altri.