GATTABUIA. FUTURO SEGNATO di Marco GIRARDELLO (*)

Da chi ha costruito e gestito il “social restaurant” di Villa Olimpia un’amara e documentata riflessione su un’esperienza che arriva al capolinea.

Futuro segnato …  Con la pubblicazione della versione 2.0 della gara per l’assegnazione della gestione del sevizio di mensa sociale di Villa Olimpia, per il prossimo quinquennio, che nei fatti rappresenta un nuovo episodio del romanzo a puntate che stiamo vivendo da ormai circa un anno a questa parte è probabilmente arrivato il momento di interrompere il silenzio che per ragioni di opportunità, e di correttezza, abbiamo mantenuto in questa fase tanto delicata per il futuro di Gattabuia..

 

E’ chiaro che questo intervento in nessun modo vuole andare a turbare le dinamiche e gli esiti della gara stessa, circostanza questa sanzionabile penalmente e di cui siamo pienamente consapevoli.  Ci vogliamo limitare a formulare alcuni rilievi tecnici che, dal nostro punto di vista, forniscono elementi di valutazione utili a mettere in evidenza l’indirizzo fortemente contradditorio assunto dall’ amministrazione cittadina rispetto al futuro prossimo di questo progetto.

 

Partirei in primo luogo dal rilevare un dato per noi assai significativo reso evidente dall’azione di visibilità pubblica operata da VB70. Gattabuia, ovvero una piccola iniziativa di senso legata al nostro piccolo carcere cittadino, ha dimostrato di essere un fenomeno comunitario… sono stati sufficienti due richiami a sollevare una folta e qualificata levata di scudi in favore del simbolo, che gattabuia rappresenta per i verbanesi.  Centinaia di firme raccolte in modo spontaneo… persone che offrono solidarietà oltre che disponibilità alla collaborazione… attestazioni di apprezzamento che giungono dalle persone più diverse.. richiami continui al fatto di non interrompere l’esperienza avviata.  Come dire..VB70 è stato capace di rompere la cortina di opacità in cui rischiava di finire il destino di un progetto voluto dall’Amministrazione cittadina 7 anni or sono e che probabilmente ha saputo sul campo meritarsi il riconoscimento che la comunità gli sta tributando.

 

Questa circostanza riveste per noi un valore decisivo rispetto al tema della dialettica esistente tra le parti in gioco.. da un lato le energie ed poteri propri al funzionamento della macchina amministrativa,  dall’altro le sollecitazioni, le preoccupazioni della comunità locale anche attraverso la presa di posizione di autorevoli opinion leader.  Va da sé che non possiamo che essere lusingati dal fatto che la comunità stia decidendo di mettersi in moto per riappropriarsi di spazi che crediamo le spettino in piena legittimità,  tanto più in una fase storica di cosi marcata sfiducia nella politica e nei suoi codici espressivi .

 

Ma veniamo al tema tecnico e ad alcune considerazioni comparative sulla gara. Innanzitutto due parole sull’esito della prima procedura ad evidenza pubblica., a cui la nostra  cooperativa sociale non ha potuto prender parte in ragione della manifesta incompatibilità tra le richieste economiche fatte dall’amministrazione comunale e la struttura consolidata dei costi del progetto (costi di cui peraltro gli amministratori cittadini erano a conoscenza) . Sempre in sede di gara, non potendo partecipare con un offerta coerente/congrua alle richieste del bando, abbiamo inteso fornire una manifestazione chiara di interesse a proseguire nel lavoro svolto in questi anni, formulando delle ipotesi concrete per poter far fronte all’ aumento dei costi delle utenze oltre dell’affitto (con un aumento complessivo pari a circa il 400%)

 

Purtroppo, come accade da ormai due anni a questa parte, a questo nostro segnale non è corrisposto nessun riscontro da parte dell’amministrazione comunale.  E giungiamo quindi alla pubblicazione della versione 2.0 della gara .  Da una parte viene riconosciuto un principio crediamo importante, ovvero la centralità della relazione tra carcere cittadino e Villa Olimpia, sul piano dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. In sede di capitolato di oneri infatti si fa espressa menzione al fatto che all’ente gestore “nella sostituzione di personale, è fatto obbligo  di verificare preventivamente con la Casa Circondariale di Verbania e con l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna (UEPE) la disponibilità di persone con requisiti professionali adatti: solo in caso di risposta negativa, l’appaltatore potrà assumere altro personale, peraltro sempre raccomandando attenzione alle fasce deboli della popolazione e in particolare alla categoria degli ex detenuti.

 

Dall’altra a fronte del riconoscimento di questo principio, il contestuale decadimento del valore della proposta sociale, ovvero del valore della progetto sociale collegato alla gestione che passa dal pesare 40 punti sui 70 complessivi dell’offerta tecnica della precedente versione, ai 15 punti su 60 dell’attuale. Riesce davvero difficile cogliere il nesso che lega queste due circostanza tra di loro. Da una parte si sancisce che per la sostituzione del personale ci si debba rivolgere al carcere, dall’altra si diminuisce il peso specifico della progettualità sociale a supporto dell’offerta tecnica. Verrebbe da chiedersi a quale tipo di modello di relazioni l’amministrazione comunale stia facendo riferimento,  con un carcere assimilato ad una sorta di agenzia di lavoro pronta all’occorrenza a fornire le professionalità necessarie al lavoro della mensa. Evidentemente in questi anni non abbiamo ben afferrato quale fosse la modalità corretta per gestire le relazioni tra il mondo della penalità ed il territorio. E dire che ad un certo punto ci eravamo perfino considerati degli esperti in questo campo.

 

Di più, la nuova versione della gara premia aspetti dell’offerta tecnica del tutto sganciati dai tratti caratteristici che avevano contrassegnato l’esperienza di Gattabuia (vedi la capacità di apporto di migliorie alla dotazione strumentale della mensa). Sarebbe invero interessante capire inoltre a cosa faccia riferimento la gara nella parte in cui afferma di premiare “l’organigramma del personale che si intende impiegare nella gestione in aggiunta al personale a tempo indeterminato”. Di regola ci si attenderebbe di dover valutare profili professionali di persone impiegate o da impiegare, come del resto era previsto nel testo precedente; l’idea di mettere a valutazione e poter attribuire un punteggio alla qualità di un organigramma lascia del tutto dubbiosi.

 

Un altro aspetto centrale riguarda, a nostro avviso, la questione della tutela del personale attualmente impiegato presso Gattabuia.  La prima gara imponeva piena tutela per tutte le persone assunte dalla cooperativa e impiegate in Gattabuia, tanto a tempo indeterminato, quanto a tempo determinato. Questa nuova versione esclude questi ultimi, le persone con contratto a tempo determinato che, guarda caso, sono proprio le persone che dovrebbero essere più tutelate, ovvero i detenuti della Casa Circondariale di Verbania, assunti gioco forza con contratti a tempo determinato coerentemente ai loro programmi di reinserimento. Ancora una volta una contraddizione: da una parte si afferma di voler tutelare il rapporto con il carcere, dall’altra si fa di tutto per negarne le sue manifestazioni più evidenti; in questo caso le persone stesse che dovrebbero beneficiare del progetto.  A fronte di questi mutamenti è rimasta invariata la previsione relativa al rimborso delle utenze, senza alcuna possibilità di prevedere piani concordati per la definizione di interventi di miglioramento della struttura,  ed è diminuita la quota di affitto prevista da 6.000 a 3.000 euro annui.

 

Che dire? L’impressione è che questa nuova versione della gara renda ancora più difficile, nei fatti,  poter immaginare una continuità di vita all’esperienza di Gattabuia, che probabilmente, nella mente di qualche interprete dell’amministrazione cittadina, ha esaurito il proprio ciclo di vita e deve quindi essere, più o meno garbatamente invitata a togliere il disturbo.  Quello che ci domandiamo è: perché attendere fino ad oggi per rendere manifesta tutta questa ostilità verso il lavoro fatto?  Perché non affrontare per tempo le questioni problematiche che evidentemente stavano prendendo forma nelle rappresentazioni di taluni amministratori ? Perché decidere in modo arbitrario e immotivato che da partner di un progetto di servizio per la comunità, l’amministrazione cittadina diveniva ad un certo punto controparte antagonista ?

Probabilmente queste domande resteranno prive di risposte, così come prive di riscontro sono stati i tanti appelli, e inviti alla tutela di questo patrimonio costruito in anni di impegno e resistenza. Nulla .. silenzi, silenzi e ancora silenzi .. fino al regolamento dei conti finale.

 

Forse sarebbe stato enormemente più semplice e lineare avere il coraggio di affermare pubblicamente cosa vi era di sbagliato in questa gestione, in questo progetto, in modo da poter alimentare un confronto, anche duro se del caso, ma chiaro, trasparente, democratico .. fondato su opzioni di contenuto .. su principi .. su valori.  Purtroppo così non è stato e ci ritroviamo a dover fare i conti con il passare del tempo e con l’approssimarsi della fine di questa bella esperienza, che con molta probabilità andrà ad estinguersi perché nessuno è stato capace di affermare il primato del senso sul nonsenso.

 

Grazie di cuore a tutte le persone che ci stanno sostenendo.. che stanno continuando a firmare la petizione .. e gli appelli ad andare avanti .. questo calore che stiamo attorno a noi ci fa capire che siamo andati nella giusta direzione.

(*) Presidente cooperativa “Divieto di Sosta”

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