IL FUTURO CONGRESSO: PROVE PER UN PARTITO-LABORATORIO

Il Partito Democratico entra, con il 2017 in una fase sostanziale di ripensamento dei propri equilibri e delle proposte che possano tracciare il percorso riformista nel Paese. Il testo che presentiamo qui di seguito è una piattaforma a disposizione di chiunque nel Partito. Lo scopo è quello di individuare quei temi che, a livello locale, garantiranno una discussione seria e profonda sul nostro essere comunità politica nel centro sinistra. Il testo non è rigido o pregiudizialmente chiuso ad integrazioni. Al contrario, è a disposizione di chi vuole fare la propria parte nel Partito e viene firmato oggi dagli iscritti che lo hanno assemblato, raccogliendo, in un disegno che ha l’ambizione di divenire organico e gestibile, quelle questioni aperte che il Territorio deve programmare e condurre

Il congresso del Partito Democratico, atteso nei prossimi mesi, si inserisce in un quadro a dir poco complesso ad ogni livello.

La crisi mondiale è resa evidente da innumerevoli fatti:

  • l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli USA rappresenta il maggiore successo conseguito finora dal populismo dilagante, che, facendo perno sulla paura, supera a destra una proposta politica razionale e si manifesta in Europa nei nuovi muri, nella Brexit, nell’incerto futuro politico di Austria, Francia e Germania;
  • la difficoltà di superare il modello dell’austerity imposto dalle forze politiche conservatrici e di destra nell’UE;
  • i drammatici processi migratori, che appaiono una sfida epocale senza pari, con flussi di disperati in ingresso e flussi di cervelli in uscita;
  • le tensioni internazionali, la cui origine e la cui evoluzione non vengono comprese in modo chiaro e completo;
  • la conseguente incapacità delle istituzioni internazionali, in particolare di quelle europee, prigioniere degli egoismi nazionali, a gestire in modo coordinato ed efficace le crisi e il terrorismo internazionale, che ha portato la sua violenza anche nel cuore dell’Europa;
  • la rivoluzione tecnologica di cui siamo sempre più consumatori e sempre meno promotori;
  • la prevalenza degli investimenti finanziari su quelli produttivi, paradosso indecente che non ci permette di uscire dalla crisi economica.

Dentro questo quadro, l’aggravarsi della crisi dei partiti tradizionali, in tutti i paesi occidentali, è accompagnata dall’inesistenza di un’alternativa credibile.

A livello nazionale il nostro Partito è messo a dura prova sia dalla lunga stagione delle “larghe intese”, di cui il PD con responsabilità si è reso protagonista, che dalla difficile fase apertasi con le dimissioni di Matteo Renzi da premier. Oggi è a rischio la stessa tenuta del partito oltre che un futuro riformista nel Paese.

Il Partito Democratico, in questo contesto, deve saper divenire laboratorio, capace di offrire contenuti che permettano il confronto tra gli iscritti, simpatizzanti e soprattutto convincere nuova partecipazione di quelle persone deluse o scoraggiate e che cercano certezze sempre più lontano dal PD.

Nel VCO ciò può avvenire a partire da un rilancio della federazione provinciale, luogo che necessita di generare una politica fatta di proposte chiare e determinanti relative alle sfide epocali che viviamo.

Si deve partire dall’osservazione dello stato del territorio, che oggi rischia di sopravvivere solo ed esclusivamente grazie alle pensioni e agli stipendi del pubblico impiego e dei frontalieri. Una condizione economica depressa che riduce anche gli spazi di libertà.

Qui vogliamo indicare alcuni elementi che è opportuno che caratterizzino la fase congressuale e ciò che ne uscirà.

  • Partire dai dati: il metodo non è solo questione accademica. Nessuna tesi può valere se di natura pregiudiziale. Un errore per disattenzione è troppo rischioso. La ragione deve arrivare al potere!
  • Un laboratorio democratico: l’accento va posto ad un livello alto, di costruzione di contenuti che esprimano l’identità riformatrice e riformista della nostra comunità. Il segretario non dovrà rincorrere gli amministratori e sarà un bene per tutti se si creerà una convinzione diffusa del fatto che senza un partito forte non si possono avere amministratori forti. Ed un partito è forte se sa esprimere un messaggio che va oltre gli effetti speciali e i tempi tecnici della pubblicità.
  • Dialogare: con i cittadini, con le formazioni politiche, con le associazioni, con le imprese, con il volontariato, con le parti sociali. Il futuro segretario deve avere lo spazio ed il tempo di impegnarsi a costruire un dialogo con il territorio nell’ottica di un riconoscimento reciproco fatto di rispetto e comprensione, aprendo definitivamente il PD al territorio e a tutti i soggetti interessati a partecipare al cambiamento, senza paura delle contaminazioni culturali e generazionali, bensì promuovendole.
  • Costruire lavoro: Il PD dichiari il proprio obiettivo senza timore. La segreteria dovrà saper attivare percorsi di proposta politica che garantiscano un ripensamento del territorio e una rivalutazione delle risorse. La vera sfida di questi tempi paludosi è uscire, con intelligenza, fantasia ed esperienza dalla perdurante crisi e produrre nuove occasioni economiche per i nostri cittadini. Questo è possibile concentrando l’attenzione sulle grandi sfide che ci attendono dichiarando il desiderio di tornare ad essere il partito dei lavoratori ed affrontare la sfida per un’area a forte rischio di ulteriore impoverimento. Non possiamo essere quelli che aspettano l’arrivo messianico di gruppi economici ed industriali che vengono da fuori a risolvere i nostri problemi.
  • Riempire di contenuti politici il futuro: questo è fondamentale soprattutto per la gestione delle aree vaste, superamento delle province di cui è necessario definire un quadro programmatico:
    • Rifiuti: oggi il comparto rischia di essere visto solo in chiave amministrativa o aziendale, mentre la proposta sui rifiuti prodotta in seno ad una collaborazione proficua tra le segreterie del Verbano (Ghiffa Verbania e Baveno) e del Cusio (Gravellona Toce, Casale Corte Cerro e Omegna) parla invece di ambiente e lavoro nuovo: ottanta posti di lavoro, qui ed ora. È una sfida possibile ma serve aprire un dibattito serio tra partito e amministratori.
    • Sanità: si mettano energie politiche nel presidiare e condizionare positivamente il giusto percorso verso l’ospedale Unico di Ornavasso e nel gestire il distretto unico dell’ASL, un passo importante compiuto per una politica sanitaria efficace ed equa. Occorre continuare lo sforzo nella direzione dello sviluppo della medicina territoriale, concretizzandolo in azioni che garantiscano a tutti la possibilità di trovare risposte ai propri bisogni di salute. Va anche avviato un serio ragionamento sul futuro delle attuali aree ospedaliere (Castelli e San Biagio): sarebbe un peccato mortale non utilizzarle; deperimento delle strutture e costi associati ci schiaccerebbero.
    • Le politiche sociali nel VCO: uno dei primi passi deve essere la costituzione di un unico consorzio dei servizi sociali. È pura follia l’idea del Comune di Domodossola di uscire dal percorso consortile socio assistenziale. Ad un simile localismo antistorico va contrapposta una risposta concreta di unità a livello provinciale dei servizi. Il paradigma dell’attribuzione delle politiche socio-assistenziali in capo ad un ente unico, eventualmente con modalità di erogazione dei servizi che tengano conto delle specificità locali, deve essere accompagnato dalla sperimentazione di politiche per il benessere sia in ambito comunale che di territorio.
    • La bellezza e i valori del territorio: c’è un comune denominatore nel nostro territorio, ed è la sua bellezza. Fiumi e laghi, percorsi nei fondovalle ed in montagna offrono affascinanti strumenti per imparare ad amare il VCO e per favorire il benessere della popolazione anche con il potenziamento di stili di vita sani, nei quali l’attività fisico-sportiva svolga un ruolo importante. Un territorio che si presta allo sviluppo di un turismo diffuso, culturale e sportivo, che sfrutti ogni occasione per potenziare e promuovere manifestazioni sportive e culturali. Per fare questo occorre difendere la qualità dell’ambiente, dai laghi, attraverso i fondovalle, fino alle cime delle montagne ed accompagnare la protezione dell’ambiente con la difesa della qualità delle produzioni agro-alimentari tradizionali.
    • I grandi buchi neri: si pongano gli accenti ai siti industriali (Ex Acetati, Enichem, Girmi solo per fare esempi importanti). Si lavori perché si rigenerino i siti artigianali e ad alta vocazione turistica e di servizio.
    • L’Agenda digitale: ma ancora prima la diffusione della cultura digitale, per capire i bisogni e le opportunità che la tecnologia ci offre. Le infrastrutture digitali (fibra ottica in primis), il potenziamento dei servizi digitali ai cittadini (in particolare nel dialogo con l’Ente Pubblico) e la predisposizione dei servizi per le imprese. Il nostro Territorio può e deve divenire un luogo digitalmente attraente.
    • I flussi migratori legati alle crisi mondiali: deve essere superata la fase di gestione emergenziale dell’accoglienza dei richiedenti asilo e i Comuni devono essere messi nelle condizioni di programmare, coordinare e gestire l’accoglienza sul territorio, perchè i processi diventino una occasione di inclusione reale e non un rischio di ulteriore affaticamento per le comunità locali.
    • Un linguaggio per il territorio: la sfida è la creazione di due modelli strategici: la Città dei Laghi (dal Cusio al Basso Toce alla sponda Ovest del Lago Maggiore) e la Città delle Valli con centro in Domodossola. Due visioni meta-metropolitane di aree a forte capacità turistica che necessitano di creare identità ed economie di scala al proprio interno e nel rapporto tra di esse.
    • Una moderna architettura istituzionale: occorre anche superare la frammentazione ammnistrativa che caratterizza il territorio. Non è più possibile affrontare e risolvere i problemi posti dallo sviluppo socio-economico in questi primi decenni del terzo millennio con Comuni che amministrano una popolazione, la cui numerosità è confrontabile con quella del condominio di una città. Occorre allora favorire unioni di Comuni e non avere paura nemmeno a parlare di fusioni, perché solo così, e non gridando vanamente che “piccolo è bello”, sarà possibile avere gli strumenti e le risorse per permettere anche alle comunità più piccole di salvaguardare i borghi più piccoli e affascinanti del VCO.

Un laboratorio democratico che saprà dotarsi di una conduzione aperta sui temi potrà tornare a contare tra i cittadini. Rinnovarsi sarà possibile solo se, a fronte della capacità di rimettere al centro le questioni del lavoro, si tornerà ad ingaggiare la nostra comunità in un impegno politico che sappia costruire i ponti con il futuro.

Lo Duca Davide

Scalfi Nicolò

Rondinelli Alessandro

Leopardi Antonio

Squizzi Francesco

Ruschetta Simona

Zoppi Giancarlo

Giudici Mauro

Bolognini Davide

Bozzuto Anna

Brezza Riccardo

Calandra Giuseppe

Cantamessa Davide

Caretti Fabrizio

Cavigioli Mario

De Ambrogi Alice

De Ambrogi Corrado

De Biase Antonio

Giraldo Fabio

Grieco Giuseppe

Isoli Italo

Minacci Moreno

Penna Luigi

Perriccioli Giovanni

Piana Giovanni

Rampini Marianna

Ravaioli Paolo

Romano Rino

Scalfi Diego

Varini Piergiorgio

Vitale Emanuele

Zanotti Claudio

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