Il Vco del futuro… (non) c’è? di Silvia MARCHIONINI

Siamo ormai un territorio sotto attacco, squassato da una crisi economica ed occupazionale senza precedenti. Ma la politica e le istituzioni hanno rinunciato a guidare le sorti della comunità.

 Un nemico che viene da lontano sembra aver dichiarato guerra al nostro territorio: la sua versione moderna son le aziende che chiudono, la disoccupazione giovanile, l’impoverimento delle famiglie, le infrastrutture carenti, gli enti locali senza risorse, la percezione di aver perso la speranza. “Se anche Cover Industrial (dopo Acetati, Bialetti, Tubor ecct) lascia a casa più della metà dei suoi dipendenti allora…” La protesta in piazza, sui media locali, sui social networks, sta diventando la forma per esprimere un profondo malessere che chiede risposta. Se aggiungiamo, le continue polemiche (in particolare le divisioni, laceranti, sugli ospedali) la stagnazione economica, e l’aumento delle tasse appena deciso, le complicazioni burocratiche, abbiamo il senso di un territorio sfibrato, dove son assenti le misure di contrasto, il dibattito sulle “cose da fare” per avviare la ripresa.

 Non è certo la prima volta che questo comprensorio supera le difficoltà (senza andare ai tempi eroici – così ci appaiono oggi! – del dopoguerra pensiamo alla fine dell’industrializzazione di tre decenni fa) ma nuova è la rinuncia della politica a governare i processi, ad indicar le possibili soluzioni ai cittadini; assistiamo ormai all’Imprevedibile. Un esempio su tutti: approvato nei giorni scorsi dal Parlamento l’art. 16 nella manovra finanziaria bis che impone un nuovo ente (!) l’unione dei comuni, per i Municipi sotto i 1000, privandoli dei servizi e dei bilanci (alla faccia dell’autonomia!): che cosa si devono aspettare dalla Regione le comunità locali di una provincia che è composta dai piccoli comuni ed è essa stessa, traballante? Quanti aumenti per le famiglie deriveranno dai servizi pubblici (acqua, rifiuti…) se vengono privatizzati, come prevede l’art 5 della stessa legge che ribalta l’esito del referendum di maggio?

Serve unità e una guida condivisa in cui la politica (3 Parlamentari, Governo Regionale, Provincia, Comuni) deve fare il proprio dovere e affrontare con responsabilità, la situazione reale ponendosi alcuni obiettivi: 1) Attrarre nuove fasce di popolazione con attenzione ai servizi (mezzi di trasporto) per professionisti  e famiglie (“qualità della vita”); 2)Mettere a reddito le nostre risorse ambientali, culturali, recuperare il patrimonio immobiliare; 3) Semplificare i livelli decisionali per le piccole imprese, nel settore turistico; 4) Sostenere le nuove aziende (“imprenditoria montana”), attraverso le buone pratiche amministrative con fondi pubblici a favore dei giovani; 5) “Fare rete” con altri territori vicini (Lombardia, Svizzera, Novarese etc.)

 Il metodo per provare a realizzare concretamente le urgenze del Vco è quello del coinvolgimento delle parti sociali e produttive, delle Fondazioni Bancarie, dandosi però tempi certi e ruoli chiari, che non finiscano in estenuanti tavoli di lavoro. Nei periodi di crisi emerge il carattere, la forza delle persone; offriamo ai cittadini la possibilità di essere lealmente coinvolti in una sfida storica, costruire un futuro per Verbania.

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