LA POLITICA DEL FARE E GLI INTERESSI DELLA CASTA

 

 

Sui media locali capita di leggere interventi di qualche supporter inneggianti alla “politica del fare” che caratterizzerebbe l’azione dei consiglieri regionali di PdL e Lega Nord. Che sulla Radioterapia di Verbania non hanno fatto nulla, ma molto hanno fatto per il trattamento economico della categoria. Leggete.

Qualche settimana fa il neocostituto Consiglio Regionale del Piemonte, incalzato dal sacrosanto furore popolare per l’insopportabile privilegio degli stipendi e delle indennità dei propri componenti, è stato costretto a (ri)portare da 20.000 a 10.000 € la liquidazione di cui godono i consiglieri regionali per ogni anno (sì, avete letto bene: OGNI ANNO!!) di mandato, versandone di tasca loro meno di 6.000.

Poiché lo scandaloso privilegio della politica superpagata non si determina per qualche imperscrutabile congiunzione astrale, ma si costruisce nel silenzio – leggina dopo leggina – per volontà di quelli che poi ne beneficeranno, non è male sapere quando, come e per opera di chi ciò è avvenuto.

I cosiddetti “costituenti” (cioè i consiglieri eletti nelle prime elezioni regionali del 1970) stabilirono, con la legge 10/1972, di fissare l’indennità dei consiglieri regionali del Piemonte nella misura del 55% dell’indennità percepita dai parlamentari. Poi un rimborso spese per le sedute di Consiglio e il trattamento di missione. Stop. Una cosa seria. Guardatela a questo indirizzo: http://arianna.consiglioregionale.piemonte.it/ariaint/TESTO?LAYOUT=PRESENTAZIONE&TIPODOC=LEGGI&LEGGEANNO=1972&LEGGE=010

Siccome le cose serie durano poco, da quel momento è iniziato l’assalto alla diligenza. Dopo quasi quarant’anni di attacchi, il risultato è oggi quello che leggete a questo indirizzo internet: http://www.consiglioregionale.piemonte.it/8/assemblea/trattamento_economico/index.htm. Se avete letto e comparato il punto di partenza e quello d’arrivo senza esservi troppo arrabbiati, possiamo continuare. Per comodità e per non farla troppo lunga, seguiamo rapidamente un paio di queste linee d’attacco.

 Indennità di carica. Nel 1972 era il 55% di quella di un parlamentare; nel ’79 (legge regionale 14) viene elevata al 60% e cinque anni dopo (legge 5/1984) raggiunge il 65%. E lì per decenza si ferma per un bel po’ d’anni, pur con ritocchini vari a vantaggio di questa o di quella categoria di consiglieri (il capogruppo, il vice, il presidente di commissione, l’ex consigliere e via ingrossando…).

Il colpo grosso la fanno – e chi poteva dubitarne? – Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord con la Giunta Ghigo; in questo caso, tra gli “uomini del fare” spicca il nostro Valerio Cattaneo, capogruppo in Regione del partito-guida, cioè Forza Italia. Con una leggina microscopica (la n. 21/2003, approvata in agosto) pudicamente denominata “Assestamento al Bilancio di Previsione per l’anno finanziario 2003” viene inserito il comma 3 dell’art 3: “Le percentuali delle indennità di carica previste dall’ articolo 1 della legge regionale del 13 ottobre 1972, n. 10 (Determinazione delle indennità spettante ai membri del Consiglio e della Giunta regionali) così come sostituito dall’ articolo 1 della legge regionale 20 marzo 2000, n. 21, sono aumentate di venti punti”.

Avete capito qualcosa? Penso di no. Il comma stabilisce che le indennità dei consiglieri regionali, da quasi 20 anni fissate al 65% di quelle di deputati e senatori, sono aumentate di VENTI PUNTI in un solo colpo. Cioè schizzano all’85%. E siccome la cosa è vergognosissima, non hanno avuto nemmeno il coraggio di approvare una legge che dal titolo indicasse la materia, ma hanno “annegato” il comma 3 in una generica legge di assestamento di Bilancio, una di quelle che si approvano routinariamente ogni anno. Ma questa calderoliana “porcata” che è la legge regionale 21/2003 conteneva una schifezza forse ancora più grossa. E adesso la vediamo.

Indennità di fine mandato. Questo istituto, non previsto nella legge 10/1972, viene introdotto nel 1984 con legge regionale n. 9: l’art. 20 così recita: “L’ammontare dell’indennita’ di fine mandato dovuta ai Consiglieri regionali e’ fissato nella misura dell’ultima mensilita’ dell’indennita’ consiliare lorda, percepita in carica dal Consigliere cessato dal mandato, moltiplicata per ogni anno di effettivo esercizio del mandato fino ad un massimo di dieci anni”. Primo colpetto di genio sempre della Maggioranza di Destra e Lega, Giunta Ghigo, con capogruppo Cattaneo: legge regionale 24/2001, art. 11, comma 1: “L’ammontare dell’indennita’ di fine mandato dovuta ai Consiglieri regionali e’ fissato nella misura dell’ultima mensilita’ dell’indennita’ consiliare lorda, percepita in carica dal Consigliere cessato dal mandato, moltiplicata per ogni anno di effettivo esercizio del mandato.” Dove sta la differenza tra i due testi? Ma è chiaro: nell’aver tolto alla fine del comma il limite “fino a un massimo di dieci anni”.

Ma l’avidità non è mai sazia e così, di lì a un paio d’anni, ecco il vero, grande colpo di genio, sempre affidato all’art. 3 della famigerata leggina agostana 21/2003. Sempre Giunta Ghigo, sempre Forza Italia, AN e Lega. Se il comma tre di quell’articolo – come abbiamo visto –  aumentava di botto dal 65% all’85% l’indennità mensile, il comma due si esprimeva così: “All’ articolo 11, comma 1, della legge regionale 3 settembre 2001, n. 24 (Disposizioni in materia di trattamento indennitario dei Consiglieri regionali) le parole “dell’ultima” sono sostituite dalle parole “di due volte l’ultima”.

Avete capito qualcosa? Penso di sì, perché basta inserire l’espressione “di due volte l’ultima” nel testo che trovate due paragrafi sopra. Il risultato è che l’indennità di fine mandato (volgarmente detta “liquidazione”) non è più di una mensilità lorda (circa 10.000 €) per ogni anno di mandato, ma di due mensilità lorde. Cioè 20.000 € per ogni anno di incarico.

E poi c’è ancora chi osa dire che quelli di PdL e Lega Nord sono “uomini del fare”!

 

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