LE CASSE DEL COMUNE, CONTRO SPRECHI ED EVASIONE

Nella fase di straordinaria difficoltà che il Comune sta attraversando diventa strategica la questione delle risorse: come reperirle, come utilizzarle. Non un euro evaso, non un euro sprecato.

Nei precedenti articoli abbiamo tentato di sviluppare qualche idea in ordine al tema del lavoro, centrale e dirimente per il destino di Verbania. E’ tempo ora di concentrare lo sforzo sulla questione del reperimento delle risorse economiche del Comune. In questi anni lo Stato ha progressivamente e largamente ridotto la capacità di spesa dei Comuni: innanzitutto ha tagliato radicalmente i trasferimenti di risorse alle Amministrazioni locali; quindi, imponendo il blocco dell’indebitamento per la realizzazione di opere pubbliche, ha impedito di contrarre mutui con le banche e la Cassa Depositi e Prestiti; infine ha irrigidito il famigerato Patto di Stabilità, stabilendo ulteriori vincoli ai bilanci di cassa e di competenza, In cambio, ha “concesso” ai Comuni la facoltà di aumentare tasse e imposte (Imu, Iuc, addizionale Irpef, Tares..), imponendo al contempo la copertura integrale da parte dei cittadini-utenti  di alcuni grandi servizi come quelli di raccolta e smaltimento dei rifiuti e il blocco alle assunzioni di personale.

A fronte di questa situazione, il Centrosinistra non può sottrarsi all’obbligo di definire una strategia di medio termine che assicuri alla prossima Amministrazione qualche spazio di manovra per recuperare nuove risorse e ottimizzare quelle sopravvissute ai tagli imposti dalle Leggi di Stabilità che si sono susseguite in questi anni. Vediamo allora alcune di queste azioni.

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Non un euro evaso. Il Comune di Verbania è sempre stato finanziariamente virtuoso, come da molti anni attestano le classifiche nazionali. E neppure i cambiaverbania sono riusciti, nei tre anni e dieci mesi di destro-leghismo, a stravolgere questo risultato, anche se negli ultimi anni la pressione fiscale comunale (Imu, Addizionale Irpef, Tia7Tares, canone di plateatico, diritti urbanistici..)  è aumentata sensibilmente, mentre i servizi locali legati a questi tributi o sono stati eliminati (LiberoBus) o sono rimasti immutati (raccolta rifiuti). Il Comune di Verbania ha negli anni curato e sviluppato un sistema complessivamente efficace per contrastare l’evasione fiscale ed questo va riconosciuto come uno dei meriti della lunga stagione di governo del Centrosinistra. Ma se oggi ai cittadini si chiede – a causa della crisi generale della finanza pubblica – di pagare di più senza avere in cambio nuovi e/o più efficienti servizi, è indispensabile che tutti, ma proprio tutti, paghino quanto dovuto. La condizione in cui ci troviamo non permette di tollerare la sottrazione di un solo euro alle casse del Comune.

A questo obiettivo possiamo avvicinarci integrando organicamente due importanti strumenti: il primo è la banca-dati (anagrafici, tributari, catastali) del Comune, alla quale l’ultima Amministrazione di Centrosinistra aveva messo mano con la creazione del SIT (Sistema Informativo Comunale), colpevolmente abbandonato dalla Giunta  destro-leghista; il secondo è l’attivazione del Consiglio Tributario Comunale (leggi qui e qui), che i destro-leghisti hanno in ogni modo sabotato e che costituisce invece un indispensabile supporto per coinvolgere soggetti esterni che si occupano di contrastare il fenomeno dell’evasione fiscale.

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Non un euro sprecato. Nello stesso istante in cui potenzia la sua azione per conseguire un più alto livello di equità fiscale, l’Amministrazione Comunale ha il dovere di compiere uno sforzo identico perchè non un euro di denaro pubblico vada sprecato. Anche in questo caso si parte da condizioni virtuose, meritoriamente costruite e consolidate negli anni: il rispetto del Patto di Stabilità, il numero contenuto di dipendenti comunali in rapporto alla popolazione, la quota limitata della spesa del personale sull’ammontare complessivo della spesa corrente. Ma la straordinarietà della crisi che stiamo vivendo non ci permette più accontentarci di un’eccellenza riconosciuta nel confronto con gli altri Comuni capoluogo. Le aree di intervento sono almeno tre.

La prima interessa i processi di razionalizzazione e di ottimizzazione delle risorse umane dell’Amministrazione, perchè il cittadino possa facilmente riconoscere che i soldi da lui versati nelle casse del Comune si traducono sempre (o almeno “quasi sempre”…) in servizi di qualità e in lavoro effettivamente prestato. Va dunque messa subito in agenda una semplificazione della struttura comunale, che si traduca in una netta riduzione degli Assessorati (quattro sono sufficienti) e dei Dipartimenti e figure apicali/dirigenziali annesse (quattro anche in questo caso: Dipartimento Territoriale, Dipartimento Finanziario, Dipartimento Servizi alle Persone, Dipartimento Istituzionale).  Poi, a cascata, la semplificazione degli Uffici e l’attribuzione puntuale e inequivoca di compiti e mansioni a ciascuna figura professionale per massimizzarne il rendimento.

La seconda area riguarda invece la fruizione di ogni bene comunale  destinato a finalità sociali, in tempi in cui aumentano continuamente il disagio socio-economico e la povertà vera.  Alloggi popolari, contributi in denaro, esenzioni dal pagamento di servizi (farmaci, mensa scolastica, asili-nido..), bonus di qualunque tipo devono andare a beneficio sempre e soltanto di coloro che ne abbiano un documentato e reale bisogno. Insomma, niente furbetti dell’esenzione. Si tratta di un obiettivo di grande importanza, perchè in periodi di crisi le risorse destinate alla spesa sociale diventano ancora più preziose. E può essere perseguito agendo in due direzioni: la sistematica verifica dell’attendibilità delle dichiarazioni Isee (a questo proposito esiste un Protocollo sottoscritto da Comune e Guardia di Finanza largamente sottoutilizzato) ; l’organizzazione di un ufficio che in maniera altrettanto sistematica verifichi nel tempo il mantenimento dei requisiti e delle condizioni di bisogno che hanno dato accesso al beneficio (un alloggio, un contributo economico, un’esenzione..).

Il terzo ambito è rintracciabile nel grande bacino delle spese che il Comune annualmente sostiene per l’acquisto di beni e servizi (arredi, attrezzature, bollette, prestazioni specialistiche, consulenze…). Anche in questo caso non si parte certamente da zero: il cosiddetto “controllo di gestione” è attivo da tempo e negli anni si sono susseguiti interventi finalizzati alla progressiva riduzione dei costi e all’ottimizzazione della spese. Ora si deve però andare oltre ed affinare ulteriormente questo strumento, riconoscendogli un’importanza strategica nella quotidiana prassi di governo dell’Ente.

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Centralità del lavoro, centralità dello sviluppo economico e occupazionale, centralità del reperimento e della virtuosa utilizzazione delle risorse finanziarie. Tutto il resto viene dopo.

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