LE DIMISSIONI DI BREZZA E LO DUCA: UN’OCCASIONE PER FARE CHIAREZZA di Nico SCALFI

Per esistere, per riuscire ad essere  condizionante, il Partito Democratico deve ripensare i meccanismi e le modalità con cui produrre effettiva partecipazione. Concorrere con l’amministrazione a trovare soluzioni per la città in uno scenario così complesso non significa semplicemente “fare la tessera e posizionarsi”  ma  mettere in sinergia competenze, motivazioni, passioni e interessi.

L’avvio di un’ eventuale fase congressuale  che interesserà a breve  il Partito Democratico verbanese, dopo che il Segretario Brezza avrà presentato ufficialmente le dimissioni davanti all’assemblea del circolo, può e deve rappresentare un’importante momento di confronto all’interno della comunità dei democratici.

Una comunità politica, è inutile nasconderlo, che negli ultimi anni è andata tendenzialmente disgregandosi, ma che detiene ancora oggi gran parte del peso elettorale dello schieramento del centro sinistra grazie sostanzialmente a due dimensioni convergenti: il prezioso patrimonio di esperienze politico amministrative che si sono sedimentate durante i decenni  nella sede di Via Roma; la coraggiosa  ambizione di voler promuovere  un processo  di rinnovamento di persone e di idee   per poter rispondere con i fatti e  nuove  energie alle complesse esigenze della Città e dei suoi cittadini.

Uno scenario che tra l’altro con Lo Duca alcuni mesi  fa abbiamo già provato a descrivere in  alcune righe uscite proprio su Verbaniasettanta e su cui  quindi non mi soffermerei ulteriormente .

Due dimensioni, quella della continuità d’esperienze e quella del forte rinnovamento, che devono proprio in questa complessa fase  rafforzare la loro  sinergia per poter animare   un acceso confronto congressuale  sugli indirizzi politici e  le progettualità da mettere in campo per il rilancio di Verbania.

Sarà inevitabile e  prioritario  considerare e fare chiarezza sulle scelte  che l’Amministrazione Marchionini sta avanzando   per ristabilire un nuovo ciclo  di sviluppo in città. Insomma va ribadito e rimarcato  che è opportuno avere un disegno complessivo, una  visione  strategica generale sul “che fare”; ovvero va riconsiderato il  principio unificante di questa comunità politica e la sua coerenza con tutto ciò che è stato fatto fino ad oggi e che ancora si vuole portare avanti.

Tuttavia il  Partito Democratico di Verbania non può permettersi  di aprire una fase congressuale che sia   segnata unicamente  da una dinamica di gretto posizionamento, una contesa tra chi  si propone solo in  senso opposto  al governo cittadino e chi invece  vorrebbe  arroccarsi in posizione di improduttiva  difesa rispetto alle scelte che il Sindaco e la sua giunta  stanno mettendo  in campo  .

La questione  è assai più complessa. E’ in gioco la validità o meno del presidio democratico di via Roma  in quanto strumento di riferimento e determinante all’ interno dello schieramento del centro sinistra verbanese. E’ in gioco la capacità o meno del Partito di riuscire ad essere condizionante rispetto all’azione amministrativa che il Sindaco sta mettendo in campo e  quella di far crescere e formare nei prossimi anni  amministratori e figure dirigenziali dotate  di una solida identità politico-culturale e in grado, quindi, di affrontare le ambiziose sfide che comporta lo sviluppo della città e dell’ intero territorio provinciale.

Per esistere, per riuscire ad essere  condizionante  il Partito deve ripensare i meccanismi e le modalità con cui produrre effettiva partecipazione. Concorrere con l’amministrazione a trovare soluzioni per la città in uno scenario così complesso non significa semplicemente “fare la tessera e posizionarsi”  ma  mettere in sinergia competenze, motivazioni, passioni e interessi. Significa avvicinare prima di tutto  coloro che hanno voglia di “sporcarsi le mani” per  organizzare  momenti di approfondimento,  di scambio e analisi o di semplice aggregazione e  costruire  gli strumenti efficaci per fare sintesi. L’ormai pedante  retorica della “partecipazione” va superata,  occorre avere il coraggio e l’umiltà  di sperimentare un metodo nuovo e in questo senso è prioritario   rivedere i rapporti con il mondo civico, le altre strutture territoriali dell’area (vedi Coordinamento Circoli Città dei Laghi) e inevitabilmente   con gli alti piani del Partito a livello nazionale: Fabrizio Barca, ad esempio, sta offrendo uno spunto di riflessione importante a questo proposito che non deve  essere ignorato. Va preso un cammino e perseguito insistentemente.

Il valore del “rinnovamento”, la sfida portata avanti qua a Verbania dal Pd, può essere esaltato solo  nel momento in cui i membri dell’assemblea elettiva, i consiglieri comunali del Partito,  trovano un “luogo ideale” e fisico  di riferimento  non solo per rendere conto del loro operato agli iscritti, ma anche  per  capire la difficile realtà della città e approfondire l’ intrica materia amministrativa che non “ammette ignoranza” perché   fatta di norme, procedure, vincoli e delicati equilibri. Le valutazioni che determinano i voti in consiglio comunale devono costruirsi per essere più efficaci   facendo anche  i conti con il patrimonio di esperienze amministrative  di via Roma .

Insomma, il prossimo congresso è il  momento di fare definitivamente chiarezza e  mettere in discussione la valenza o meno di uno strumento politico potenzialmente  in grado di influenzare la vita della Città, del territorio ampio e dei suoi cittadini. A poco serviranno il mero antagonismo  o la semplice speculazione intellettuale, quanto le motivazioni che giustificano l’adesione a un progetto politico comune e la forza delle proprie idee.

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1 risposta a LE DIMISSIONI DI BREZZA E LO DUCA: UN’OCCASIONE PER FARE CHIAREZZA di Nico SCALFI

  1. Franco Ramoni scrive:

    Consulto cinque testate locali, ma, da non addetto ai lavori non sono ancora riuscito a trovarne qualcuno che,abbia spiegato o tentato di spiegare perché si sono dimessi. Né questo intervento di Nico Scalfi riesce a fare di meglio. Uno dei temi sollevati dal precedente del 21 novembre (Scalfi/Lo Duca) è quello della disaffezione per la politica oltre la tornata elettorale, ma la prima azione per contrastare questa disaffezione è di usare un linguaggio comprensibile oltre la cerchia degli addetti Cominciamo da qui: nel VCO non c’è un settimanale che cerchi di andare oltre il dato della pura e semplice informazione: ci sono diverse testate on line che non fanno altro che cronaca, nessuno che cerchi di approfondire un fatto e che cerchi di spiegare al lettore, innescando un dibattito quello che sta accadendo e cosa vogliono Brezza, Brignoli , Scalfi e Lo Duca e con un linguaggio intellegibile ai più, anche a quei cittadini che per mille ragioni non possono a tempo pieno dedicarsi alla politica, ma che in questo modo sarebbero aiutati a farlo, più di quanto non facciano ora. E’ solo una piccola cosa rispetto alla caterva dei problemi di ampio respiro che assillano Verba nia e il VCO, ma quello dei problemi è un sistema in cui tout se tient e se si vuol fare qualcosa, da qualche parte bisogna pure cominciare.Credo che veramente sarebbe un buon inizio anche per iniziare a risolvere gli altri problemi : occorre infatti parlarne e cercare di impostarli rifuggendo dalle fumosità verbali che spesso nascondono confusione di idee.

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