MA PERCHE’ DOBBIAMO PRIVARCI DI UN PEZZO DI PIAZZA?

Qualche mese fa in piazza San Vittore, tra lo sbocco della contrada e il bar “Chicco d’oro”, è stata abbattuta l’ala di una casa al riparo della quale stazionava una storica edicola, ricollocata poco lontano. L’abbattimento ha “liberato” un pezzo di piazza, dando più respiro a un’area ora decisamente più invitante. Il proprietario chiede ora al Consiglio Comunale di scambiare i 25 mq di suolo su cui sorgeva l’edificio abbattuto con i 25 mq di pubblica piazza di fronte allo stabile del “Chicco d’oro”, che appartiene sempre al medesimo proprietario. Il Comune si accinge ad accettare lo scambio nella seduta di Consiglio del 21 dicembre, ricevendo un conguaglio in denaro di circa 4.500 € e dopo avere riconosciuto al privato 5.000 € come valore della pavimentazione lapidea del suolo su cui sorgeva l’edificio abbattuto, pavimentazione fatta eseguire a proprie spese dal proprietario.

Tenuto conto che la porzione di piazza antistante il “Chicco d’Oro” (appena sistemata e ripavimentata dal Comune) frutta al Municipio circa 800 € all’anno di plateatico, in sei anni l’Amministrazione Comunale si sarà “mangiata” i 4.500 euro di conguaglio e non incasserà più alcun canone da un’area divenuta proprietà privata. I soldi dell’affitto che quello che oggi è piazza e domani sarà “sito della casa” li incasserà per sempre il proprietario dello stabile. Domanda: questa permuta è un’operazione utile alla municipalità? Io credo di no.

Si dirà: ma il proprietario dello stabile abbattuto ha pagato a sue spese la nuova pavimentazione lapidea. Vero, ma questo avrebbe dovuto farlo ugualmente, in esecuzione di una norma del Piano Regolatore Generale che impone a chi fa demolizioni nei centri storici di ripristinare il suolo – anche se resta privato –  in maniera conforme all’area circostante. Si dirà: ma se il Comune non avesse accettato la permuta, il proprietario del suolo avrebbe sì dovuto ripavimentarlo, ma intanto (e dopo) avrebbe potuto recintarlo. E una recinzione in mezzo a una piazza – ammesso che sia possibile – avrebbe fatto ridere.

Vero. Ma c’è una via semplice e chiara, che tutela il privato nei suoi diritti e assicura al Comune l’arricchimento di uno degli spazi pubblici di maggior pregio della città. Acquisire – con le procedure previste dalla legge e riconoscendo l’equo indennizzo al proprietario – i 25 mq su cui giaceva l’edificio abbattuto e aggiungerlo al demanio comunale. Con un investimento modesto, ripagato in pochi anni dal preservato canone del plateatico, si mantiene una fonte di reddito e di amplia la piazza. Troppo facile?

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