“NON PENSATE A ME, PERCHE’ LA MIA COSCIENZA E’ TRANQUILLA”. IL NOSTRO 25 APRILE

Chiudo questa riflessione con la parole di Mario Vernino. Artigliere, 25 anni, di Fara Novarese, è stato fucilato dai repubblichini nel Canavese. Il giorno della sua morte scrive ai familiari pochissime parole: “Carissimi, il 19 sono stato catturato dai reparti paracadutisti. Oggi, 22 marzo, sono fucilato. Non pensate a me, perché la mia coscienza è tranquilla”. Non scrive altro, Mario Vernino; eppure tanto avrebbe potuto dire nell’ultimo giorno della sua vita ai suoi genitori. Ma tutto è raccolto nell’ultima frase: “Non pensate a me, perché la mia coscienza è tranquilla”. E’ grazie alla coscienza tranquilla di Mario Vernino che noi possiamo celebrare anche oggi la festa del 25 aprile.

“…....Voglio infine dedicare il quarto tempo di questa riflessione alla nostra Liberazione, a quella che abbiamo conosciuto nel racconto di coloro che in questi luoghi l’hanno vissuta e sofferta. Il tempo affievolisce la memoria diretta dei protagonisti e dei testimoni. Per questo abbiamo bisogno di riannodare la nostra memoria ai luoghi, ai volti, ai nomi, alle storie di quanti hanno sacrificato la vita per noi. Dobbiamo cioè avere ben chiaro quando, dove, come e perché ragazzi non ancora ventenni hanno maturato la scelta di opporsi a un potere invasivo e minaccioso che li costringeva a una militanza avvertita come ripugnante. Abbiamo bisogno della concretezza dei loro volti e della familiarità dei loro nomi, che le lapidi, le fotografie sbiadite e gli oggetti posseduti ci rimandano ancora oggi. Abbiamo bisogno di riandare su quei luoghi per noi così ordinari e consueti (la strada  che da Unchio sale a Cossogno, la piazza Cavour, la foce del S. Giovanni, il cimitero di Cavandone, la curva della colonia Motta e, infine, il canale di Fondotoce) dove la morte ha incontrato partigiani e civili. Io ho la fortuna di conservare tra le carte di casa un quaderno che mio padre compilò a mo’ di diario privato tra l’inverno del ’43 e la primavera del ’44: pagina dopo pagina accanto alle notazioni personali (il numero delle sigarette fumate, i film visti, l’incontro forse non casuale con la graziosa compaesana, la giornata scolastica) si fanno strada considerazioni via via più meditate che nel breve volgere di qualche mese sosterranno la scelta di non rispondere all’arruolamento obbligatorio dei repubblichini e di scegliere la montagna e poi l’Ossola e infine l’internamento in Svizzera. Abbiamo bisogno di conoscere le ragioni di quelle militanze, perché non ne vada disperso il significato.

Chiudo questa riflessione, forse troppo lunga, con la parole di Mario Vernino, che ho ritrovato nel volume dedicato ai condannati a morte della Resistenza novarese. Artigliere, 25 anni, di Fara Novarese, è stato fucilato dai repubblichini nel Canavese. Il giorno della sua morte scrive ai familiari pochissime parole: “Carissimi, il 19 sono stato catturato dai reparti paracadutisti. Oggi, 22 marzo, sono fucilato. Non pensate a me, perché la mia coscienza è tranquilla”.

Non scrive altro, Mario Vernino; eppure tanto avrebbe potuto dire nell’ultimo giorno della sua vita ai suoi genitori. Ma tutto è raccolto nell’ultima frase: “Non pensate a me, perché la mia coscienza è tranquilla”.

E’ grazie alla coscienza tranquilla di Mario Vernino che noi possiamo celebrare anche oggi la festa del 25 aprile.”

Claudio Zanotti, sindaco di Verbania

Verbania-Intra, 25 aprile 2005

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