NON SOLO IL TEATRO SOCIALE DI PALLANZA …. Di MARIANO BOLOGNESI

E’ di questi giorni la notizia che il cinema Teatro sociale di Pallanza chiuderà per essere demolito, per far posto ad un enorme edificio di natura civile e commerciale. Ho letto con interesse i pareri di alcuni cittadini, e non sono per niente di approvazione incondizionata. La maggioranza dei pareri è contrario sia alla demolizione che alla nuova destinazione d’uso. Vorrà pur dire qualcosa, o no? Forse sarebbe meglio sentire il parere dei cittadini, prima di prendere una così drastica decisione, che condiziona il futuro dell’area in questione.

Questa nuova pensata urbanistica è chiaramente in contrasto con il Piano regolatore vigente, sennò non ci sarebbe necessità di chiedere e votare per il cambio di destinazione d’uso. Le roventi polemiche che hanno accompagnato, in passato, l’approvazione del Piano regolatore vigente, fra coloro che ponevano vincoli e quelli che non li volevano, ci hanno consegnato questo Piano, che disegna un certo tipo di città che è poi quella che abbiamo visto crescere in questi anni. E’ evidente che il Piano regolatore non è intoccabile, ma attraverso “varianti” lo si può “migliorare” per renderlo più attuale alle esigenze della città e dei suoi abitanti. Da un anno a questa parte però, abbiamo visto solo varianti al Piano regolatore per “cambio di destinazione d’uso”, ovvero per poter costruire dove non era permesso. C’è da chiedersi se in una città in calo di residenti, è opportuno costruire nuove abitazioni, quando, in città, già ne abbiamo molte vuote, ma soprattutto eliminando spazi fruibili in altro modo.  E’ questa la città “a misura d’uomo” che qualcuno preconizza?

Bisognerebbe allora avere il coraggio di proporre un piano regolatore nuovo che certifichi questa nuova volontà cementificatrice, anziché usare lo strumento della variante al piano, per quanto legittima. I cittadini hanno il diritto ad essere informati. E siamo al Teatro Sociale di Pallanza. Una sciagurata decisione dei soci, portò alla demolizione del Teatro sociale di Intra, sulle cui macerie fu costruito l’obbrobrio che tutti possiamo ammirare nella piazza a cui è stato pudicamente cambiato il nome. Il Teatro sociale di Pallanza seguì la stessa sorte, mantenendo però l’utilizzo a sala di spettacolo. Ora si vuole completare l’opera cancellandolo dalla città, per sostituirlo con un palazzo di cui nessuno sente la necessità. Hanno ragione quei cittadini che in disaccordo con l’Amministrazione comunale, chiedono di conservare il teatro, magari con una ristrutturazione profonda, per renderlo fruibile a spettacoli diversi.

Dopo queste estemporanee “uscite urbanistiche” c’è da chiedersi quale progetto di città sta dietro a queste scelte sciagurate. Non si è capito dopo la decisione (sbagliata) di spostare il nuovo teatro in riva al lago, pregiudicando lo sviluppo dell’intero quartiere “Sassonia”, non lo si capisce, tantomeno ora. C’è qualcuno che ce lo vuole spiegare, per favore? Perché questo voler cambiare la città a colpi di “cambio di destinazione d’uso”, non è per niente trasparente

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