OLTRE I CONFINI: VERBANIA E IL TERRITORIO di Silvia MARCHIONINI

La “grande Verbania” auspicata da un sindaco di un piccolo Comune. Negli anni scorsi era stato così per molti importanti servizi di rilevanza sovracomunale, ma ora la città capoluogo sta perdendo questa vocazione.

Da ormai qualche tempo le amministrazioni pubbliche, le associazioni di volontariato, si confrontano con una nuova urgenza: la ricerca di alloggi ad un costo popolare, che sfocia in taluni casi in vera e propria emergenza. Si tratta di un problema storico per le fasce deboli, a cui si sono aggiunti i “nuovi poveri”: i giovani adulti, con un lavoro precario e spesso una media formazione, impossibilitati a far un piano di vita, e di investimento sul futuro.  Senza clamore mediatico, verifichiamo sempre più che per le nuove generazioni l’acquisto della prima casa si presenta come una meta quasi irraggiungibile e una pressante domanda arriva ai comuni di realizzare programmi di edilizia residenziale sovvenzionata (non a caso oggetto di specifici “piani casa” a livello nazionale e regionale).

Mettiamo insieme un ulteriore realtà, che all’apparenza può non c’entrar nulla: il Verbano ha pochi residenti e un territorio vasto mentre la densità abitativa è bassa nell’entroterra montano, che ha vissuto lo spopolamento, e che presenta caratteri ambientali pregiati. Il tramonto della “civiltà della fatica” narrata da Nino Chiovini, esito della poderosa industrializzazione, ha causato l’abbandono della montagna e il successivo degrado, dei suoi centri storici (della valle Intrasca, Valgrande). Quei comuni, quelle comunità, lottano per attrarre persone, vivono la desolante malinconia della realtà abbandonata: i tetti in sasso pericolanti, i ruderi fatiscenti, recintati nell’impossibile ricerca dei proprietari, magari emigrati un secolo fa!

Perché non riqualificare quell’immenso patrimonio alle spalle di Verbania? E’ una domanda che diventa attuale ora che il capoluogo vive con affanno la ricerca di un’identità post-industriale, deve affrontare la crisi lavorativa, deve cioè individuare una vocazione economica che sappia evitare la “fuga” dei giovani. Perché Verbania non diventa la…grande Verbania? “capitale del territorio” e capofila di un’operazione politica ambiziosa: il  recupero dei centri montani attraverso intese che sappiano offrire immobili (“case sociali”) a prezzi sostenibili. L’iniziativa avrebbe almeno due significati che superano la sola valenza economica (si pensi all’incremento produttivo per le imprese locali): da un lato investire in un’opera concreta, al servizio della popolazione verbanese e dall’altro credere in nuove opportunità di modernizzazione (anche di tipo turistico-ricettivo) per i suggestivi centri montani dell’hinterland verbanese, contribuendo ad una più compiuta appartenenza culturale (la famosa “anima dei verbanesi”).

Lo sforzo di chi governa, in questi tempi di scarse risorse e verso l’autonomia, sembra quello di chiedere ai territori, soprattutto quelli più marginali e depressi, di non affidarsi unicamente “all’assistenza”, ma di immaginare dei percorsi amministrativi coraggiosi, di collaborazione reciproca fra enti locali che costruiscono i metodi condivisi di un governo, oltre i propri confini. Nell’era della rete neanche più Verbania può permettersi il lusso di restar sola, ma deve realizzare le “nuove frontiere” capaci di contrastare il declino, e di garantire un futuro di benessere.

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