LE SPONDE FLUVIALI COME ECOSISTEMA URBANO

Dopo l’articolato incontro pubblico dello scorso novembre sulla valorizzazione boschiva, ambientale e turistica del Monterosso, AmbienteVerbania dà seguito alle sue proposte sul recupero della fruizione dei luoghi di pregio della città organizzando per LUNEDI’ 26 FEBBRAIO con Europa Verde una serata dedicata all’ecosistema del torrente San Giovanni:

Dopo le complesse giornate dedicate alla costruzione dell’auspicato “campo largo” del Centrosinistra in previsione delle elezioni comunali di giugno (qui e qui, ad esempio), AmbienteVerbania torna al suo lavoro precipuo e caratterizzante, cioè la definizione di concrete e realistiche proposte per il futuro della nostra città. In un’ideale staffetta con Cavandone, dove lo scorso 25 gennaio abbiamo organizzato una partecipata serata sui contenuti della proposta di Variante del Piano Regolatore relativi al Monterosso e alla sua “capitale” (qui un documento fotografico della riunione),

il nostro gruppo intende richiamare l’attenzione della città sulle potenzialità ancora inespresse delle frazioni settentrionali del Comune (Trobaso e Possaccio in particolare). Tutti coloro che fossero interessati a partecipare, possono documentarsi in maniera approfondita sui contenuti della serata leggendo questo contributo:

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UN APPELLO, UNA CANDIDATURA

Nei prossimi giorni (forse addirittura nelle prossime ore) il Centrosinistra verbanese deciderà come presentarsi alle imminenti elezioni comunali. Da queste pagine nei mesi scorsi e, con maggiore intensità e frequenza, nelle ultime settimane abbiamo accompagnato, commentato e arricchito di concrete proposte progettuali e programmatiche il dibattito cittadino e per questa ragione non intendiamo ripeterci. Qui i nostri lettori potranno leggere in un sintetico documento la posizione assunta dal raggruppamento civico di AmbienteVerbania e da Europa Verde. A seguire l’appello, già sottoscritto da molti cittadini, a sostegno della candidatura a sindaco di Chiara Fornara.

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L’approssimarsi delle elezioni comunali ci sollecita a indicare con chiarezza l’obiettivo politico e programmatico al quale tendere per evitare che Verbania – dopo l’infausta esperienza del quadriennio 2009-2013, conclusosi con il commissariamento del Comune – sia nuovamente consegnata a un’Amministrazione di Destra.

Noi intendiamo lavorare alla costruzione di una coalizione di centrosinistra “largo”, che comprenda le forze politiche e le realtà civiche che in questa prospettiva hanno lavorato e si riconoscono. Si tratta a nostro parere di costruire un’alleanza che non disperda il patrimonio di “buone pratiche” del ciclo che si chiude, valorizzi i contenuti e gli spunti innovativi e indichi una visione progettuale all’interno del quale dare forma a un’idea di città da realizzare nell’arco di più cicli amministrativi.

Noi crediamo che la disponibilità alla candidatura a sindaco manifestata da Chiara Fornara rappresenti un’opportunità da non disperdere avventatamente, perché ad essa sono affidate le possibilità di costruire un “campo largo” del centrosinistra che comprenda le formazioni Civiche e di Centro, il Partito Democratico, Europa Verde, il Movimento 5 Stelle, AmbienteVerbania e la Sinistra verbanese, con l’ambizione di arricchire, rafforzare ed equilibrare il patto coalizionale.”

Verbania, febbraio 2024

AmbienteVerbania

Europa Verde

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Per sottoscrivere virtualmente l’appello a sostegno di Chiara Fornara, inviare una mail all’indirizzo info@verbaniasettanta.it indicando nome, cognome e la dicitura “adesione Chiara Fornara”. Facoltativo il recapito telefonico.

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LA COALIZIONE LARGA E IL TOTEM DELLE PRIMARIE di Claudio ZANOTTI

“Si esce dall’autolesionistico loop in cui il sistema è sprofondato negli ultimi sei mesi e si tenta di mettere mano a un’alleanza di centrosinistra che, facendo perno sul Pd, vada dai civico-centristi ai Verdi, dai 5 Stelle ad Ambiente Verbania, alla storica Sinistra verbanese, portando ciascuno dei contraenti uno specifico contributo programmatico e progettuale in grado di arricchire, rafforzare ed equilibrare il patto coalizionale, secondo un modello che vent’anni fa aveva decretato il successo del centrosinistra “largo”

Dopo la pubblicazione del pensoso articoletto di qualche giorno fa nel quale, azzardando spericolati accostamenti platonico-neotestamentari (il demiurgo e l’Armageddon), si auspicava un soprassalto di consapevolezza del centrosinistra verbanese (“riavvolgere il nastro malamente dispiegato in questi mesi e tentare di svolgerlo in forme più razionali, intelligenti ed inclusive, cercando una sintesi tra passato e futuro che non disperda il patrimonio di “buone pratiche” del ciclo che si chiude, valorizzi gli spunti innovativi e indichi uno scenario futuro all’interno del quale dare forma a un’idea di città da realizzare gradualmente dell’arco di due/tre cicli amministrativi“), il quadro politico si è profondamente modificato con la disponibilità di Chiara Fornara, direttrice del Consorzio Servizi Sociali del Verbano, a candidarsi a sindaco per il centrosinistra (qui il suo documento). Sino a quel momento infatti la situazione appariva irrimediabilmente bloccata nel cul de sac di una circoscritta alleanza (Pd e civico-centristi) senza candidato (il nome del Pd respinto dai potenziali alleati) e senza programma (il mantra della “continuità”).

L’apparizione sulla scena di una figura che, pur appartenendo alla comunità politica del Pd, incarna una prospettiva svincolata dalle complesse e controverse dinamiche del ciclo amministrativo che si chiude, costituisce l’ultima occasione per indurre i soggetti del centrosinistra cittadino a riavvolgere il nastro secondo le modalità e con gli obiettivi poco sopra richiamati. In altre parole, si esce dall’autolesionistico loop in cui il sistema è sprofondato negli ultimi sei mesi e si tenta di mettere mano a un’alleanza di centrosinistra che, facendo perno sul Pd, vada dai civico-centristi ai Verdi, dai 5 Stelle ad AmbienteVerbania, alla storica Sinistra verbanese, portando ciascuno dei contraenti uno specifico contributo programmatico e progettuale (il nostro, robustissimo, è qui) in grado di arricchire, rafforzare ed equilibrare il patto coalizionale, secondo un modello che vent’anni fa aveva decretato – pur in un quadro politico affatto diverso da quello attuale – il successo del centrosinistra “largo”. A servizio di questo disegno, la cui realizzazione non sconta oggi a parer nostro alcun fattore di preconcetta ostilità, le forze politiche hanno il dovere di mettere a disposizione le figure ritenute più idonee all’interno di ogni raggruppamento, selezionando tra di esse quella che raccoglie il maggior gradimento finalizzato alla costruzione di una sintesi più alta e più condivisa.

Se il metodo di lavoro che si va profilando (prima la definizione dei contenuti programmatici, poi l’estensione del perimetro di coalizione, infine l’individuazione del candidato sindaco) raccoglie unanime consenso, lo strumento più volte evocato delle primarie perde la sua ragion d’essere, dal momento che è l’alleanza in fieri a riconoscere al proprio interno il soggetto che ha le maggiori chance di guidare con successo la fase “in divenire” verso una vera e propria alleanza “in atto”. D’altro canto le primarie, utilizzate a corrente alternata dal solo Pd, si sono rivelate uno strumento incongruo per la costruzione delle coalizioni politiche a ogni livello e improduttivo (quando non dannoso) per la scelta delle cariche di vertice interne, come testimoniano ad abundantiam i dodici passaggi alla segreteria nazionale dei Democratici in sedici anni. E non sarà un caso se in questa tornata elettorale in tutta Italia le primarie sono previste solo – letteralmente – in una manciata di Comuni, e sempre in un contesto di profonde lacerazioni interne al partito. Insomma, “primarie della disperazione”. E anche per le nostre primarie locali (le parlamentarie provinciali del 2012 e le comunali verbanesi del 2014) il saldo politico a consuntivo è stato nettamente e irrimediabilmente negativo, tanto per il centrosinistra quanto (o forse di più) per lo stesso PD.

Il totem delle primarie – soprattutto quando esse si applicano alla scelta di un candidato per una carica istituzionale – va lasciato cadere senza nostalgie e senza ripensamenti, perché deresponsabilizza iscritti, militanti e dirigenti di partito, lascia all’indistinta volubilità di un’occasionale platea di cittadini una delle scelte più importanti che competono alla politica e determina – all’interno di quel “corpo politico” che è un partito – lacerazioni e divisioni il cui impatto negativo di breve, medio e lungo periodo è sempre stato di gran lunga superiore agli apparenti, effimeri vantaggi che lo strumento-primarie ha sempre promesso e mai conseguito.

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RIAVVOLGERE IL NASTRO PRIMA DELL’ARMAGEDDON di Claudio ZANOTTI

“All’interno di un quadro che rischia di incistarsi irrimediabilmente, potrebbe essere risolutiva la decisione di sottrarsi all’improduttivo e dannoso avvitamento cui abbiamo assistito in questi ultimi mesi, archiviando la diatriba su primarie, candidature e feticcio continuista e recuperando quanto resta nel centrosinistra verbanese di una razionalità politica insipientemente dilapidata. Ciò significa riavvolgere il nastro malamente dispiegato in questi mesi e tentare di svolgerlo in forme più razionali, intelligenti ed inclusive, cercando una sintesi tra passato e futuro che non disperda il patrimonio di “buone partiche” del ciclo che si chiude, valorizzi gli spunti innovativi e indichi uno scenario futuro all’interno del quale dare forma a un’idea di città da realizzare gradualmente dell’arco di due/tre cicli amministrativi.”

Un paio di settimane fa chiudevamo un articoletto di analisi politica cittadina (qui) attendendo che il Pd verbanese chiarisse la direzione di marcia in previsione delle elezioni di giugno. La cosa è puntualmente avvenuta nel corso di una riunione di iscritti, al termine della quale il Pd ha sanzionato una doppia scelta: la prima per l’individuazione del proprio candidato-sindaco attraverso le primarie di partito, la seconda per l’indicazione di una coalizione elettorale circoscritta alle liste civiche attualmente in maggioranza (Alleanza Civica, Centro Riformista, Centro Civico). Al di là del gradimento della doppia scelta, un contributo di chiarezza.

Ma dopo una settimana tutto è tornato in discussione: prima i centristi civici hanno bocciato il metodo delle primarie, sfilandosi per questa ragione dalla coalizione; poi uno dei due candidati ha ritirato la propria disponibilità, chiedendo all’altro candidato un gesto analogo (cioè la rinuncia a porre la propria candidatura) per poter così ripristinare la sintonia politica con i centristi civici. Ma l’altro candidato non ha accolto il suggerimento ed è rimasto – solitario – in campo. Nelle prossime ore gli iscritti del Pd verbanese dovrebbero nuovamente riunirsi e decidere se “incoronare” il candidato rimasto o se, viceversa, chiedergli un passo indietro per ricostruire il tavolo della coalizione Pd-centristi civici. Sin qui i fatti.

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Al di là dello spregiudicato tatticismo di quest’operazione (individuare un candidato, dotarlo di programma, mandarlo sui giornali, presentarlo agli iscritti, raccogliere le firme necessarie per l’ufficializzazione…… e poche ore dopo la chiusura dei termini farlo ritirare), i cui tratti di luciferino autolesionismo sono stati commentati in una miriade di chat, resta il dato politico rappresentato dal principale partito del centrosinistra che a febbraio inoltrato sembra ritornato alla prima casella del gioco dell’oca, quella da cui una buona politica dovrebbe partire definendo prima una robusta piattaforma di contenuti programmatici (qui le moltissime proposte di AmbienteVerbania, ma molte buone idee anche qui), per misurarne poi i livelli di condivisione e di mediazione all’interno di un perimetro coalizionale assunto come auspicabile e convergere infine su una figura di candidato-sindaco da selezionare costruttivamente all’interno dell’alleanza politico-programmatica o da individuare attraverso lo strumento delle primarie di coalizione.

Ora, non sembra che nei mesi scorsi sia stata seguita questa virtuosa metodologia: il dibattito sui media si è invece concentrato da un lato sull’incomprensibile feticcio della “continuità” tra cicli amministrativi (quello che si chiude e quello che si apre) e dall’altro sui veti alternativamente posti sul metodo (primarie sì, primarie no), sulle persone (tizio sì, caio no) e sui potenziali alleati (quelli no). Nel clima di confusione dilagante, l’imminente assemblea del Pd potrebbe chiudersi nei modi più disparati: una sorta di armageddon che porti a compimento il processo di sganciamento dal Pd di aree politiche e/o singoli dirigenti, avviato rumorosamente tra ottobre e novembre con passaggi a Italia Viva e ad Alleanza Civica; una sorprendente ricomposizione del partito sulla linea del più rigoroso “continuismo” coalizionale tra Pd e centristi civici praticato sino alla fine di gennaio, cancellando dal calendario della politica l’iradiddio di dichiarazioni e ultimatum dell’ultima settimana; una molto democristiana “pausa di riflessione” con rinvio delle decisioni all’ormai imminente quaresima. O altro ancora, come talvolta accade nei passaggi politici dirimenti.

Da queste paginette virtuali ci permettiamo di avanzare una proposta ragionevole e praticabile. All’interno di un quadro che rischia di incistarsi irrimediabilmente, potrebbe essere risolutiva la decisione di sottrarsi all’improduttivo e dannoso avvitamento cui abbiamo assistito in questi ultimi mesi, archiviando la diatriba su primarie, candidature e feticcio continuista e recuperando quanto resta nel centrosinistra verbanese di una razionalità politica insipientemente dilapidata. Ciò significa riavvolgere il nastro malamente dispiegato in questi mesi e tentare di svolgerlo in forme più razionali, intelligenti ed inclusive, cercando una sintesi tra passato e futuro che non disperda il patrimonio di “buone pratiche” del ciclo che si chiude, valorizzi gli spunti innovativi e indichi uno scenario futuro all’interno del quale dare forma a un’idea di città da realizzare gradualmente dell’arco di due/tre cicli amministrativi. Insomma, recuperare il lascito più convincente e duraturo dell’azione del centrosinistra verbanese a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso, confidando che le sue diverse e talvolta contrastanti istanze possano trovare – magari grazie al lavoro coesivo di un convincente demiurgo – una più alta sintesi, una più ragionevole mediazione.

In caso contrario, l’unico armageddon al quale rischiamo di assistere sarà quello della comunità politica del centrosinistra verbanese, la cui trentennale storia non merita di finire nel cupio dissolvi che s’annuncia.

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IL CENTROSINISTRA TRA RETROSPEZIONI INCONGRUE E APERTURA AL FUTURO di Claudio ZANOTTI

Il Pd, chiusa e mai più più ripresa l’interlocuzione con AV dopo il primo incontro di novembre, si trova ora di fronte alla scelta decisiva, rinviata di assemblea in assemblea: o assumere la linea indicata dal sindaco e dai civico-centristi di integrale continuità con il ciclo che si chiude o esaminare la possibilità di costruire un’alleanza larga che apra una nuova fase nella vita politica cittadina e che possa avvalersi del contributo di tutti gli ambienti riconducibili alla storia migliore del centrosinistra verbanese, di cui AV rappresenta solo uno dei tasselli. Noi, che non amiamo la pena immaginata da Dante per gli indovini della quarta bolgia, confidiamo che prevalga la seconda“.

Da settimane i media locali (cartacei, digitali e social) propongono la narrazione pubblica delle convulsioni del centrosinistra verbanese in previsione delle elezioni di giugno. Ma è una narrazione che, alimentata da dichiarazioni ufficiali costruite ad uso dei giornali per dare corpo ad artificiose ricostruzioni, depista il lettore e confonde quella residuale, minoritaria porzione di opinione pubblica che cerca di capire cosa sta succedendo. E forse è tempo di rimettere un po’ d’ordine in una vicenda molto più semplice e lineare di quanto sia raccontata.

I FATTI. Lo scorso luglio AmbienteVerbania (AV), del cui lavoro questo blog dà sistematicamente notizia e rilievo, annuncia la sua costituzione in associazione politica e diffonde un documento/appello (qui) nel quale sono raccolte alcune proposte politico-programmatiche per avviare un confronto tra le forze politiche di centrosinistra e progressiste (Pd, Alleanza Civica, Azione, 5 Stelle, Verdi) finalizzato alla creazione di un’alleanza per le Comunali di giugno 2024. Ai primi agosto il Pd non trova l’accordo interno sulla costituzione della delegazione di partito per andare al confronto proposto da AV: il segretario cittadino si dimette e soltanto a metà ottobre ne viene eletto un altro. Pochi giorni dopo l’elezione lasciano polemicamente il Pd (“Valori democratici disattesi, lobby e ambizioni velleitarie di persone senza competenze. Se questo è il nuovo pd, sono sempre più felice della mia scelta“: insomma, toccarla piano) in direzione “centro” e Italia Viva un paio di consiglieri comunali; a dicembre altri due dirigenti (sempre polemicamente) lasciano il Pd per aderire ad Alleanza Civica. Verso la fine di novembre avviene il primo e unico incontro (interlocutorio) tra le delegazioni di Pd e AV: i democratici rinviano genericamente a metà gennaio, quando sarà definita la candidatura pd per la carica di sindaco. Intanto tra dicembre e gennaio il Pd, i centristi (Italia Viva, che a Verbania rappresenta anche + Europa e Azione) e i civici definiscono il perimetro dell’alleanza elettorale sulla base di due criteri: l’appartenenza alla maggioranza che sostiene l’Amministrazione uscente e la preventiva adesione alle quattro questioni più delicate e controverse del momento (sì alla chiusura del pozzo 1, sì al parcheggio interrato in Sassonia, sì alla Variante del Piano Regolatore, sì alle contestazioni a ConSer Vco). Infine, negli ultimi dieci giorni due esponenti del Pd hanno reso pubbliche le loro contrapposte autocandidature alla carica di sindaco: uno con un’intervista di contenuto politico molto generale, l’altro al contrario con un documento che riprende i due criteri appena richiamati come discriminanti per la futura alleanza.

LA POLITICA. Dietro i fatti si scorgono con evidenza gli orientamenti politici di partiti e gruppi. I centristi e i civici si sono da subito attestati su una posizione di intransigente e assoluta continuità con il ciclo amministrativo che si va chiudendo e su questa chiedono la preventiva adesione da parte di eventuali, ipotetici membri aggregati alla coalizione. E’ questa la linea che esprime in maniera più cristallina l’orientamento del sindaco uscente e che da subito è stata fatta propria da centristi e civici, opportunamente rafforzati da studiati spin off dal Pd. Ed è questa stessa linea (blindatura preventiva del perimetro dell’alleanza) che il sindaco, vero dominus della scena politica del centrosinistra cittadino, sta tentando di imporre al Pd, ben sapendo che da tempo il Pd stesso è destinatario di una diversa proposta politica (campo largo del centrosinistra) e programmatica (immaginare il futuro della città vincendo la tentazione della retrospezione), contenuta nel documento/appello di AmbienteVerbania dello scorso luglio e potentemente rafforzata dall’intenso lavoro compiuto da AV nell’arco di 15 mesi (cinque incontri pubblici, almeno trenta articoli su questo blog, un numero imprecisato di incontri a invito). Mentre nessun interesse è stato esplicitamente manifestato dalla dirigenza democratica cittadina alla proposta politica di AV, nell’area dei sostenitori del centrosinistra verbanese, iscritti o meno al Pd, i contenuti e gli obiettivi di questo lavoro non sono certo passati inosservati, anzi sono stati apprezzati per il valore propositivo e per la robustezza argomentativa. La cosa d’altra parte non può certo stupire, se si considera che tra gli esponenti più noti e attivi di AV vi sono Nico Scalfi e Giovanni Margaroli, che tra il 2014 e il 2022 hanno esercitato importanti funzioni politico-amministrative (segreteria cittadina del pd, consiglieri e assessori comunali), contribuendo in maniera determinante a orientare alcune delle scelte più importanti dell’Amministrazione (su tutte, il Progetto di Rigenerazione Urbana, finanziato per 20 milioni con fondi PNRR e oggi in esecuzione). Il Pd, chiusa e mai più ripresa l’interlocuzione con AV dopo il primo incontro di novembre, si trova ora di fronte alla scelta decisiva, rinviata di assemblea in assemblea: o assumere la linea indicata dal sindaco e dai civico-centristi di integrale continuità con il ciclo che si chiude o esaminare la possibilità di costruire un’alleanza larga che apra una nuova fase nella vita politica cittadina e che possa avvalersi del contributo di tutti gli ambienti riconducibili alla storia migliore del centrosinistra verbanese, di cui AV rappresenta solo uno dei tasselli.

Noi, che non amiamo la pena immaginata da Dante per gli indovini della quarta bolgia, confidiamo che prevalga la seconda. Questo passaggio rappresenterà, in un senso o nell’altro, il punto di non ritorno nel percorso che porterà l’area del centrosinistra alle elezioni di giugno e segnerà profondamente la vita politica della città. C’è allora speranza di salvezza? Forse. E forse avremo modo di parlarne già da martedì

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NUOVI ITALIANI NELLA NOSTRA CITTA’ di Peter AMIDOU CISSE’ (*)

L’importante contributo dei verbanesi di origine straniera all’integrazione, al coinvolgimento e alla responsabilizzazione civile e politica degli immigrati. Pubblichiamo l’interessante contributo di Peter Amidou Cissé durante l’incontro pubblico (qui) organizzato da AmbienteVerbania sabato 13 gennaio.

In questa serata parlerò brevemente di due argomenti: il primo è relativo allo ius soli e alle modalità di acquisizione della cittadinanza italiano, il secondo all’esperienza del nostro gruppo “I vicini di casa”, nato a Verbania circa sei mesi fa.

L’immigrazione è sempre un tema di attualità, poiché il fenomeno migratorio porta con sé delle storture normative che possono impattare negativamente sui soggetti deboli. La presenza sempre più numerosa e importante di cittadini stranieri in Italia ha anche ricadute azione di ragazze e ragazzi figli di immigrati di prima e seconda generazione nati in Italia, ai quali non viene riconosciuta la cittadinanza italiana. Premesso che in Italia vige lo ius sanguinis, ossia il diritto del sangue, la cittadinanza si trasmette al figlio quando almeno uno dei due genitori è italiano. Ci sono diverse modalità di acquisizione della cittadinanza, sulle quali non ci fermeremo più di tanto. Per ottenerla, il cittadino straniero deve essere residente in Italia da almeno dieci anni, godere di tutti i diritti civili e dimostrare di avere i mezzi di sostentamento. Dopo avere presentato una serie di documenti validati, occorrono altri due anni prima di ottenere la cittadinanza anche quando l’esito della pratica è stato positivo.

I figli degli immigrati possono ottenere la cittadinanza al compimento del diciottesimo anno di vita. Lo ius soli è una battaglia che noi vogliamo portare avanti o perlomeno segnalare ancora una volta, visto che periodicamente il tema torna d’attualità. Assistiamo a un numero sempre crescente di cittadini stranieri, da tempo residenti in Italia, che hanno formato una famiglia e hanno figli nati proprio in questo paese, frequentano le scuole italiane e hanno le stesse abitudini dei loro coetanei. Negando il diritto alla cittadinanza, sono confinati nella terra di nessuno: non sono italiani perché la legge non lo permette e sono lontani dalla cultura d’origine dei loro genitori. Per questo sarebbe più che opportuno riconoscere la cittadinanza ai giovani con background migratorio nati in Italia o arrivati prima del compimento dei dodici anni, che risiedono legalmente e che abbiano frequentato almeno cinque anni di studio in Italia in uno o più cicli scolastici. Lo ius soli integrato con lo ius scholae non è altro che un’ipotesi normativa per l’acquisizione della cittadinanza da parte di figli di immigrati residenti in Italia in maniera continuativa per almeno cinque anni: lo ius soli temperato. Questo significa che i figli di immigrati non sono automaticamente italiani, ma lo diventano solo dopo un percorso basato su residenza e ciclo scolastico. Riteniamo che la legge attuale sia superata nei fatti per bambini, bambine e adolescenti che nascono e crescono in Italia insieme ai compagni di scuola, ma non hanno i loro diritti e le loro opportunità. La mancata cittadinanza complica l’accesso ad attività extrascolastiche  e ad attività sportive.   

Di fronte a un paese che invecchia ed è caratterizzato da una forte denatalità, l’immigrazione può essere un’opportunità e una risorsa. Si tratta di dare una risposta di giustizia, guardando a una società italiana già profondamente cambiata e proiettandosi verso un futuro più inclusivo per i “nuovi italiani”. Più di un milione di bambini – italiani di fatto, nati in Italia e che per questo motivo si sentono italiani – attende che il loro paese li riconosca.

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In questo contesto si inserisce il nostro gruppo spontaneo “I vicini di casa”, che vuole essere un riferimento, un trait d’union tra le generazioni di immigrati nella prospettiva di una nuova cittadinanza inclusiva. Questo gruppo è composto prevalentemente da cittadini stranieri di diverse provenienze e nasce allo scopo di fare attività culturale, interscambio e promozione della diversità. L’idea di fondo è di coinvolgere la comunità straniera in un quadro inclusivo e di rappresentanza, creando inoltre un legame con una parte di cittadini stranieri desiderosi di partecipare attivamente alla propria integrazione. Abbiamo organizzato, insieme ai nostri volontari e amici e ad altre associazioni che operano nel campo sociale, almeno quattro eventi in questi mesi. L’ultima in ordine di tempo è stata la festa di fine anno insieme ai nostri amici italiani e agli immigrati arrivati di recente, mettendo l’accento sull’aspetto della relazione umana.

Abbiamo diversi progetti e ambizioni, tra cui  la creazione di una rete solidale tra gli stranieri e non solo. Auspichiamo una collaborazione con le istituzioni e le amministrazioni che possono essere nostri interlocutori in futuro. Riteniamo lo sport un ottimo veicolo per l’integrazione. Oggi in maniera autonoma e autogestita in ragazzi si radunano tutte le domeniche per sedute di allenamento, suggerendoci l’idea di creare una squadra di calcio aperta a tutti. Tra le altre attività sportive abbiamo coinvolto la comunità pakistano-bengalese attraverso un momento conviviale seguito da una partita a cricket: un’esperienza da ripetere, magari coinvolgendo la cittadinanza.

Una preoccupazione ulteriore nasce dalla difficoltà di alcuni ragazzi che, pur regolarmente residenti e con regolare contratto di lavoro, trovano problemi del reperire un’abitazione. Senza l’ambizione di sostituire nessuno, anche perché non abbiamo i mezzi e le possibilità, stiamo coltivando l’idea di creare una rete solidale con tutti, in primis con gli stranieri che possono dare un aiuto ad altri. Stiamo cercando di far passare questa proposta nelle nostre comunità: lo straniero che tende la mano a un altro, in uno slancio di solidarietà. Infine, riteniamo che confrontarsi sulle iniziative di accoglienza, di integrazione, di valorizzazione e di responsabilizzazione politica delle persone di origine straniera sia nell’interesse della nostra comunità.

(*) di AmbienteVerbania

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