PIER GARELLA, PROFESSORE NOSTRO E DELLA NOSTRA CITTA’ di Claudio ZANOTTI

“E noi ragazzi lo abbiamo amato per la sua dedizione assoluta alla nostra acerba giovinezza, all’interno della quale solo i suoi occhi di uomo colto e di educatore appassionato riuscivano a cogliere i semi di un’adulta fioritura”.

La scomparsa di Pier Angelo Garella è una perdita incommensurabile per la nostra comunità cittadina. E per me, che tormentosamente ne scrivo nel giorno stesso della morte, una cesura profonda e dolorosa. Avevo una dozzina d’anni quando l’elegante simpatia di questo giovane supplente propose a noi, ragazzini delle “medie”, un tema dalla traccia inusitata e sorprendente: la ricordo ancora oggi con vivida immediatezza. Ed è passato quasi mezzo secolo. Lo ritrovai qualche anno dopo sui banchi del liceo, insegnante di Storia dell’Arte prima e di Lettere poi. Geniale, esuberante, poliedrico, carismatico, seppe guidare la nostra classe alla trionfale “maturità del ’75“, passando attraverso ardite lezioni – negli assolati pomeriggi di Villa Congrève – sulla musica dodecafonica ed elettronica con pionieristiche audizioni di Luciano Berio e Luigi Nono. E noi ragazzi, che strimpellavamo a fatica sulla chitarra il “giro” La-Mi-Re delle calzette rosse di Battisti e sognavamo quella sua maglietta fina, lo abbiamo amato per la sua dedizione assoluta alla nostra acerba giovinezza, all’interno della quale solo i suoi occhi di uomo colto e di educatore appassionato riuscivano a cogliere i semi di un’adulta fioritura.

Pier Angelo Garella – Pier – è stato un uomo di scuola e la straordinaria testimonianza ultratrentennale della sua azione culturale, formativa ed educativa resta un tesoro prezioso consegnato innanzitutto alle numerose generazioni di alunni del suo “Classico”. E i molti che hanno esercitato incarichi di responsabilità nella vita sociale e politica della nostra città (e non solo) o che hanno intrapreso importanti e prestigiose attività professionali, riconoscono nella lezione e nell’insegnamento di Pier Garella fattori costitutivi e imprescindibili della loro formazione morale, civile e professionale. Se Verbania è stata, ed è ancora, una città bella, solidale, generosa, colta, appassionata, lo deve in misura non piccola a uomini così. Lo deve a Pier Garella

Attraverso la scuola la ricchezza umana e culturale di Pier Garella e la sua passione civile sono divenute patrimonio dell’intera città. Nell’ultimo decennio la sua collaborazione a manifestazioni come LetterAltura ed Editoria & Giardini ha fatto conoscere a una più vasta platea il valore di un intellettuale che ha saputo mettere a servizio della propria comunità le conoscenze e le competenze acquisite in una vita intera di ricerca finalizzata alla trasmissione di un sapere non astratto, ma solidamente ancorato alla realtà e fecondato da una passione civile forgiata negli anni Sessanta e Settanta in quel “cenacolo” che fu il Circolo de “Il Verbano” accanto a uomini come don Giuseppe Cacciami, Gege Rattazzi, Natale Menotti. Ed anche negli anni difficili e sofferti della malattia Pier ha continuato a pensare per la sua città un futuro all’altezza della sua storia e delle sue ancora inesplorate potenzialità, regalando ai lettori di questo e di altri blog pagine dense di riflessioni straordinariamente attuali (si possono leggere qui, qui, qui, qui).

Nel febbraio del 2009 Pier curò per LetterAltura la riduzione scenica di Amore e Ginnastica, delizioso romanzo di De Amicis, e ne illustrò contenuti e ambientazione a una folta platea di concittadini convenuta nell’auditorium de “Il Chiostro”. Lo ascoltai con rapita ammirazione: tutto di lui – la parola, la mimica, il gesto – diceva la partecipazione intellettuale ed emotiva alla vicenda di don Celzani e della signorina Pedani, sullo sfondo di una meravigliosa Torino di fine Ottocento. Io – allora sindaco e attore improvvisato al debutto teatrale – lo osservavo incantato e orgoglioso: “è lui, è il mio professore!”. Subito si sottrasse all’applauso scrosciante e riconoscente del pubblico, con la discrezione e l’amabile ritrosia che sono cifra autentica della cultura, della finezza d’animo, della naturale eleganza di un uomo che nel corso di un’intera esistenza ha coltivato la bellezza per regalarla agli altri.

Questa voce è stata pubblicata in Uomini e memoria. Contrassegna il permalink.

3 risposte a PIER GARELLA, PROFESSORE NOSTRO E DELLA NOSTRA CITTA’ di Claudio ZANOTTI

  1. Alberto Buzio scrive:

    bravo Claudio, ben detto. Garella era veramente un grande, una persona notevole, di grande raffinatezza culturale e semplicità umana.
    E’ vero: sono questi gli uomini che nobilitano una comunità.

  2. Lucio Russo scrive:

    Dopo quella indimenticabile “maturità del 75”, anno dopo anno, mi sono sempre più scoperto debitore del suo insegnamento. Che fortuna essere stati suoi allievi! E’ un debito di gratitudine che si può saldare solo continuando a farlo vivere dentro di noi nell’operosa quotidianità.

  3. Claudio Zanotti scrive:

    Pubblichiamo qui di seguito il ricordo di Pier Garella che Cesare Maffioli ha fatto avere a VB70. Un cineforum di cinquanta anni fa….

    Avevo conosciuto Garella (lo chiamo così perché solo il cognome era rimasto nel ricordo che avevo di lui) una cinquantina di anni fa, quando frequentavo i primi anni delle superiori e lui immagino l’università. L’avevo sentito quando presentava il cineforum di don Giacomini al Cinema Sociale di Pallanza. L’avevo poi sicuramente incontrato altre volte, in particolare in occasione di qualche conferenza a Villa Olimpia organizzata da don Giacomini.

    Da allora l’ho rivisto solo una volta, in libreria, qualche settimana prima dello scorso Natale. Complice Pieranna Margaroli, che me l’ha fatto in un certo senso conoscere di nuovo. La conversazione non è durata a lungo, un quarto d’ora sì e no. Lui era seduto, perché non si sentiva tanto bene, io in piedi.

    Gli ho detto di quanto il cineforum di don Giacomini mi piacesse. Di qualche film ricordavo ancora delle scene, ad esempio, di un film sull’uso del colore che racconta di un Enrico re d’Inghilterra … Ah, ha detto Garella, quello di Lawrence Olivier … Sì, proprio quello, gli ho risposto …

    Gli ho anche detto di come per me, e per altri della mia classe dell’istituto per geometri, fossero state importanti le lezioni di religione di Don Giacomini. In quell’ora settimanale ci parlava di tutto: del nazismo e dello sterminio degli ebrei, della cappella di Ronchamps e dell’architettura di Le Corbusier, di Theilard de Chardin e dell’enciclica di Giovanni XXIII, … Eravamo una classe vivace ma quando parlava di questi temi non si sentiva volare una mosca … Eh sì, ha annuito Garella tutto contento …. E la conversazione è finita.

    Cesare Maffioli

Rispondi a Alberto Buzio Annulla risposta