POLITICA DEI RIFIUTI E FUSIONI SOCIETARIE: ISTRUZIONI PER L’USO

Nei prossimi mesi dovranno essere fatte scelte fondamentali nelle società che gestiscono nel Vco i servizi pubblici locali. Il rischio è quello di gettare alle ortiche un patrimonio straordinario che le Amministrazioni di Centrosinistra hanno costruito negli ultimi quindici anni.

L’anno che sta per iniziare sarà delicatissimo per la sorte del “sistema” dei servizi pubblici locali (raccolta e smaltimento dei rifiuti, trasporto pubblico locale) messo in piedi a partire dal 1995 dalle Amministrazioni di Centrosinistra (in primis, quella di Verbania) e imperniato oggi sulla società pubblica ConSer Vco. I fatti nuovi sono due: l’affidamento dei servizi, che non potrà più avvenire direttamente a una società pubblica controllata dai Comuni, come accaduto sino ad oggi con ConSer Vco spa e, nell’Ossola, con la società “sorella” Valle Ossola spa; l’ipotesi di fusione tra le due società pubbliche testé citate, allo scopo di realizzare una sola grande impresa a capitale pubblico nel settore della raccolta, spazzamento, trattamento e  smaltimento dei rifiuti solidi urbani.

Nel 2011 l’affidamento dei servizi dovrà essere fatto a gara e non più direttamente; unica possibilità per l’affidamento diretto, la creazione di un’unica società pubblica nel Vco e l’individuazione – sempre attraverso gara pubblica –  di un partner privato al quale cedere non meno del 40% del capitale sociale della società pubblica. In questo caso, l’ente affidante (il Consorzio Unico di Bacino) potrà assegnare l’appalto direttamente alla nuova società “mista” pubblico-privato.

Questa eventualità deve però passare per la fusione societaria di ConSer Vco spa e di Valle Ossola spa. La prima azienda, che opera nel Verbano, nel Cusio e nella Bassa Ossola sino a Piedimulera, è posseduta con quote diverse (Verbania è primo azionista con il 45% del capitale) dai 46 Comuni del territorio; la seconda, insediata nella Media e Alta Ossola, è posseduta dai 31 Comuni del territorio (Domodossola primo azionista). Le due società hanno avuto però storie radicalmente diverse: ConSer Vco ha negli ultimi 15 anni triplicato il personale, più che raddoppiato il fatturato, azzerato le perdite e accresciuto il patrimonio netto (capitale sociale e riserve), che oggi assomma a circa 4 milioni di euro; Valle Ossola ha invece cumulato negli anni perdite crescenti, che hanno ridotto sensibilmente il patrimonio netto, stimato oggi intorno ai 200.000 euro. Un rapporto di 20 a 1.

Se la fusione delle due società avvenisse a questi valori di patrimonio, nella nuova società i 46 Comuni già azionisti di ConSer Vco otterrebbero il 95% delle quote e i 31 Comuni già azionisti di Valle Ossola il 5%. Uno squilibrio enorme. Ma se i valori di patrimonio sono quelli indicati, non sarà possibile fare altro, a meno che i Comuni azionisti di Valle Ossola spa non versino prima della fusione nelle casse della società denaro “fresco” per aumentare il capitale sociale e portare così il patrimonio netto almeno a 2 milioni di euro, la metà di quello di ConSer. Così facendo, si ripristinerebbe l’equilibrio tra la popolazione dei Comuni di ConSer Vco (poco più di 100.000 abitanti) e quella dei Comuni di Valle Ossola (poco più di 50.000).

Com’è stata possibile una differenza così imponente tra le due società? La risposta è nelle cronache di questi ultimi mesi, che hanno rivelato il fortissimo deficit gestionale imposto alla Valle Ossola spa dagli stessi Comuni proprietari attraverso il Coub ossolano: i servizi di smaltimento, trattamento e raccolta rifiuti sono stati effettuati riconoscendo alla società corrispettivi e tariffe inferiori ai costi effettivamente sostenuti. E tutto ciò con l’obiettivo elettoralistico di non aumentare la Tassa Rifiuti Solidi Urbani nei rispettivi Comuni.

Una scelta demagogica voluta pervicacemente da Lega Nord e Popolo della Libertà, da quasi nove anni ininterrottamente forze di maggioranza nei municipi ossolani.

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