QUANDO LA VAL GRANDE SCENDE A VERBANIA

“Nulla vieta che Verbania possa diventare – come capoluogo della provincia e città a profonda vocazione formativa e turistica – la grande “porta meridionale” del parco nazionale e il luogo della sua rielaborazione culturale e della sua valorizzazione ambientale e paesaggistica, grazie al valore aggiunto rappresentato dalla storia “verde” della città. Ma tutto vieta che l’ingresso nel parco della val Grande, a cui hanno lavorato per quasi vent’anni diverse generazioni di amministratori, si realizzi per sfinimento e finisca nel novero – ahimè affollato – delle occasioni perse.”

VERBANIAVENTITRENTA

Le questioni urbanistiche a fortissima valenza ambientale sono tornate in queste ultime settimane di stringente attualità a Verbania, come ben testimoniano le discussioni che hanno per oggetto il destino dell’area ex Acetati, le massicce edificazione su terreni agricoli a Zoverallo, i progetti per nuove costruzioni nella Piana di Fondotoce, i boatos sul futuro dell’ex Colonia Motta, il degrado vicino al punto di non ritorno di Villa Poss. Il dibattito e il confronto, quand’anche si rivelassero aspramente dialettici, non  sono più eludibili, perché il “lungo sonno” in cui da molti anni ormai è piombata la riflessione sulle politiche ambientali e di trasformazione urbanistica deve lasciare il posto a un soprassalto di consapevolezza che riporti al centro dell’attenzione i nodi problematici ai quali si accennava una decina di giorni fa su queste pagine virtuali: “il rapporto tra i costi della trasformazione irreversibile del territorio e i vantaggi delle sue ricadute economiche e occupazionali, la valutazione delle condizioni di attrattività della nostra città tra preservazione e modificazione degli ambienti di pregio naturalistico e paesaggistico, il valore e le ricadute del turismo sull’economia cittadina …… la necessità ormai improrogabile di affrontare globalmente la trasformazione della città dopo l’esaurimento della “spinta propulsiva” del Piano Regolatore”

A questo articolato complesso di temi ne vogliamo aggiungere un altro che ci sembra giunto a piena maturazione: l’ormai imminente ingresso di Verbania nel parco nazionale della Val Grande. La questione si dibatte da poco meno di un ventennio (qui, qui e qui tre testi che rimandano a una decina d’anni fa), ma dovrebbe – dovrebbe, a Ministero dell’Ambiente piacendo – essere ormai in dirittura d’arrivo il decreto ministeriale a ratificare l’ingresso nel parco di tre nuovi Comuni (Verbania, Ornavasso e Mergozzo) con porzioni di territorio destinate ad accrescere del 15% la superficie dell’area (da 146 a 170 kmq circa,  quasi il 7,5% dell’intero territorio provinciale). Insomma, un risultato importante atteso ad horas, che potrebbe coincidere con il rinnovo degli organi istituzionali del parco dopo un quinquennio di intenso lavoro (2016-2020), che ha visto l’ente  Parco conseguire importanti riconoscimenti con due marchi Unesco (programma “Man and biosphere” e programma “Geoparco”) e acquisire importanti contributi ministeriali (6,3 milioni) finanziati con le aste di compensazione CO2 e destinati a progetti di mobilità sostenibile, di efficientamento energetico, di miglioramento del patrimonio forestale e di contrasto al dissesto idrogeologico.

Verbania entrerà nel Parco con alcune porzioni di territorio che garantiranno da un lato la continuità territoriale con gli attuali confini della Val Grande e dall’altro la coerenza morfologica e ambientale con l’area protetta. In particolare saranno porzioni del Parco:

  • il Motto di Unchio sino al confine con Ungiasca-Miazzina;
  • l’abitato di Cavandone e la parte del Monterosso compresa tra la zona Plusc e le ville Giuseppina, Francesca ed Esperia, per  scendere sino a Fondotoce e toccare il confine della Riserva Naturale Speciale;
  • l’asta fluviale del San Bernardino dal ponte di Santino alla chiesa di Renco.

La continuità fisica con gli attuali confini del parco (ponte Casletto) sarà garantita da un “corridoio” lungo il corso del San Bernardino da Nolezzo al motto di Unchio.

Valgrande-ampliamento Verbania

L’inserimento organico di queste zone dovrà necessariamente imporre un profondo ripensamento della loro condizione e della loro vocazione, per non vanificare il risultato di un ventennio di sforzi di diverse Amministrazioni.

  • Monterosso, porta urbana del  wilderness. Se oggi il punto d’accesso meridionale alla Val Grande è facilmente riconoscibile negli abitati di Bieno-Ompio, Rovegro-Bigugno e soprattutto Cicogna, l’inserimento del Monterosso costituisce un’occasione unica per fissare sulle rive del lago l’ingresso nella più ampia area selvaggia delle Alpi, attraverso la valorizzazione dei tre importanti sentieri che già ora s’avviano accanto alle chiese di Madonna di Campagna e di S. Lucia e alla Costa Azzurra di Fondotoce e consentono di effettuare non solo brevi ma significative escursioni all’interno del reticolo di tracciati reperibili sul versante meridionale del Monterosso, ma anche di risalire con più lunghi ma agevoli percorsi di una giornata sino alle tradizionali a attrattive mete comprese tra gli 800 e i 1.300 metri (Motto di Unchio, Ompio, Vercio,  Faié, Velina, Cicogna, Pogallo…) da cui poi si accede agli spazi wilderness propriamente detti.  In questa prospettiva assume un rilievo eccezionale la presenza nella piana del Toce – e dunque a ridosso del punto d’accesso del sentiero che da Fondotoce-Costa Azzurra porta a Cavandone, Bieno-Rovegro e Mergozzo – dei cinque camping frequentati da decine di migliaia di turisti (in prevalenza giovani e mittel/nord europei) ai quali è tempo di proporre una strutturata, articolata e graduata offerta di natura escursionistica in grado di arricchire il ventaglio di opportunità di svago, di sport e di esplorazione del nostro territorio: dalla passeggiata pomeridiana sui sentieri del Monterosso all’escursione giornaliera sulla soglia dei 1.000 metri, sino all’impegnativa e gratificante esplorazione di due/tre giorni nel cuore del wilderness di valle. Offerta naturalmente estesa a tutta la platea turistica cittadina, che con 900.000 presenze annue vale 1/3 dell’intero flusso turistico del Vco.
  • Aste fluviali riqualificate, fruibili e preservate. Il torrente San Bernardino (ma anche il San Giovanni, anche se non compreso nell’ampliamento) è il naturale prolungamento della val Grande in città e per questa ragione l’inserimento di tratti dell’asta fluviala appare coerente con il disegno di ampliamento dei confini del parco. Divenendo a tutti gli effetti “aree protette”, le sponde dei torrenti vanno ripensate avendo di mira due obiettivi: da un lato mettere rapidamente  punto un vero e proprio piano di recupero naturalistico – finanziato a lotti con risorse comunali, comunitarie e statali (Ministero Ambiente attraverso l’Ente Parco) e finalizzato alla pulizia e al controllo dell’alveo – nella prospettiva di rendere accessibili, percorribili e fruibili le sponde per la pratica sportiva e ricreativa; dall’altro lato mettere definitivamente in “sicurezza ambientale” sponde e alveo, impedendo interventi di snaturamento dell’habitat fluviale riconducibili alla costruzione di manufatti per lo sfruttamento idroelettrico di “salti” naturali o artificiali, come ad esempio si è tentato di fare qualche anno fa sul San Bernardino con un progetto fermato solo grazie alla tempestiva mobilitazione di centinaia di cittadini.
  • Una presenza qualificata e prestigiosa: tra villa Simonetta e il Pretorio. L’ingresso di Verbania nel parco non può però limitarsi alla piena valorizzazione delle porzioni di territorio conferite. La lunga tradizione di eccellenza ambientale della città (leggi qui, ad esempio) può arricchire l’Ente Parco con la creazione di un significativo spazio destinato ad occuparsi non solo delle pur importanti attività di informazione e di promozione del suo inestimabile patrimonio naturalistico, ma anche della sua valorizzazione storico-culturale (il pensiero va immediatamente alla ricostruzione dell’epopea partigiana del ’44-’45 e al grande lavoro etnografico e antropologico avviato da Nino Chiovini, alla vasta produzione editoriale inaugurata trentacinque anni fa da Valgrande, ultimo paradiso, ormai un classico di cui siamo debitori a Teresio Valsesia, e alla trasfigurazione letteraria della civiltà rurale montana inaugurata da Chiovini e arricchita dal lavoro di altri importanti scrittori di cose locali). E come non pensare a un terzo segmento costituito da una strutturata e permanente attività di educazione ambientale che sviluppi e valorizzi le presenze di Acquamondo e del Museo del Lago, in sinergia con il lavoro didattico, scientifico e di ricerca che svilupperà nella sede di Villa San Remigio l’Università del Piemonte Orientale? A ospitare adeguatamente una necessaria sede verbanese del Parco potrebbe essere Villa Simonetta, di cui è in corso il completamento di un radicale e pregevole recupero edilizio realizzato grazie a fondi comunitari, o il palazzo del Pretorio che, dopo il trasferimento del Consorzio sociale in viale Azari, attende le risorse per un’indispensabile ristrutturazione.

Insomma, nulla vieta che Verbania possa diventare – come capoluogo della provincia e città a profonda vocazione formativa e turistica – la grande “porta meridionale” del parco nazionale e il luogo della sua rielaborazione culturale e della sua valorizzazione ambientale e paesaggistica, grazie al valore aggiunto rappresentato dalla storia “verde” della città. Ma tutto vieta che l’ingresso nel parco della val Grande, a cui hanno lavorato per quasi vent’anni diverse generazioni di amministratori, si realizzi per sfinimento e finisca nel novero – ahimè affollato – delle occasioni perse.

 

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3 risposte a QUANDO LA VAL GRANDE SCENDE A VERBANIA

  1. Maurizio scrive:

    Grazie di cuore per questa esaustiva ed interessante riflessione su un progetto oramai quasi “ storico” che però ancora in pochi percepiscono come essenziale per un rilancio di Verbania anche in chiave turistica oltre che ambientale!! Speriamo in bene!!

  2. Italo scrive:

    Grazie Sindaco.
    Aggiungo una riflessione: un anno e mezzo fa sono stato in una località termale e sciistica tedesca a ridosso dell’Austria. Era l’epifania ed il giorno prima aveva nevicato oltre 50 cm. Per svago abbiamo fatto una passeggiata nei boschi limitrofi e con grande sorpresa abbiamo trovato che i sentieri, nella notte, erano stati puliti dalla neve. Sentieri larghi almeno 1,2 metri, con fondo ben tenuto, credo addirittura adatto anche ad essere percorso con sedie a rotelle robuste.
    Da allora sogno che i sentieri del Monterosso vengano sistemati per renderlo un grande parco urbano con sentieri a diverso grado di difficoltà. Trovo la manutenzione dei sentieri fatta di recente apprezzabile (una volta erano i proprietari dei terreni che per necessità la facevano), ma comunque insufficiente per un ottimale valorizzazione: ad esempio il selciato deve essere ripristinato ovunque possibile, con pochissimo o nullo uso di cemento. In diversi tratti lungo il sentiero è stato in passato posato l’acquedotto ed il selciato rimosso. Deve essere integralmente ripristinato. Alcuni muretti a secco ricostruiti. Bello sarebbe sui pianori di Cavandone trovare delle coltivazioni di vite in filari. Nei pressi di Renco / Trobaso ripristinare un tratto di condotta dell’acqua da utilizzarsi in una ricostruita officina artigiana dell’ ‘800.

    Sebbene il Monterosso non sia il Sempione e i suoi sentieri non possano essere confusi con lo Stockalperweg, al termine del lookdown ho trovato tantissime persone percorrerli. Se adeguatamente manutenuti questa frequentazione potrebbe diventare consuetudine ed il lavoro svolto, apprezzato.

    All’interno del progetto

  3. piero vallenzasca scrive:

    ITALIA NOSTRA onlus
    CONSIGLIO REGIONALE PIEMONTE
    Sezione del Verbano/Cusio/Ossola
    PROPOSTA DI PROGETTO
    PARCO NAZIONALE VAL GRANDE- REALIZZAZIONE DI PORTALE DI
    ACCESSO A VALENZA TRANSTERRITORIALE NELL’AMBITO DEL PIANO
    GRANDE DI VERBANIA FONDO TOCE
    Prot. 08/21
    09/03/2021
    CAPO I
    PREMESSA
    Il “Piano Grande” di Fondo Toce, in Comune di Verbania, è un ambito di
    grande valenza paesaggistica e identitaria; cerniera tra la costa nord del lago
    Maggiore e l’imbocco dell’Ossola e del complesso delle sue vallate laterali, è altresì
    sbocco meridionale del sistema vallivo prealpino posto a monte della città di
    Verbania, e nodo di transito verso e da quest’ultima località e verso il confine di Stato
    con il Cantone del Ticino.
    Occupato, per una parte, dalla riserva naturale speciale regionale di Fondo
    Toce, lambito dall’ultima tratta del fiume Toce prima della sua immissione nel
    Maggiore, terra “emersa” tra i due vicini laghi: il Mergozzo e il Maggiore, conserva,
    ancora integre, ampie porzioni libere agrarie e testimonianze di un’archeologia rurale
    che reclama interventi, ormai non più rinviabili, di conservazione nell’ambito di un
    riuso possibile e in funzione della valenza paesaggistica e naturalistica dei luoghi.
    Il Piano Grande è attraversato dalla SS 34 del Lago Maggiore, connessa
    quest’ultima con la Superstrada in direzione del confine nord di Stato e con la SS 32
    del Lago d’Orta.
    La stessa SS 34, attraversando il Piano Grande, prosegue in direzione di
    Verbania città e verso il confine est di Stato con la Confederazione Svizzera. Sempre
    la SS 34 è unita da una bretella alla SS 33 del Sempione e connessa da quest’ultima al
    vicino svincolo della autostradale A 26 Genova- Gravellona Toce.
    La stazione di Verbania-Fondo Toce, molto prossima, unisce il Piano Grande
    al sistema ferroviario della linea Milano – Domodossola – Sempione.
    Il nodo viabilistico descritto dimostra la funzione di connessione territoriale
    che svolge l’ambito del Piano Grande, unico passaggio obbligato per l’accesso da
    nord alla città di Verbania.
    Parimenti le caratteristiche naturali e paesaggistiche dei luoghi hanno attratto,
    nel passato, l’insediamento massivo di strutture turistico/ricettive extra alberghiere
    che ne hanno fatto, sotto questo profilo, pur con le criticità prodotte, un polo
    importante dell’offerta ricettiva dell’intero Lago Maggiore, capace di ospitare, nei
    picchi massimi stagionali, sino a 5000 presenze giornaliere.
    Il forte ruolo connettivo, legato al sistema delle comunicazioni stradali, unito
    alla capacità ricettiva, capacità quest’ultima che né necessita, né deve essere
    aumentata, conferisce al Piano Grande una forte potenzialità quale ruolo “logistico”
    che, con la presente proposta, lo si vorrebbe declinare in termini di promozione e
    valorizzazione delle attrattive naturalistiche a partire dall’esistenza del vicino accesso
    sud al Parco Nazionale Val Grande e della confinante riserva naturale speciale
    regionale di Fondo Toce, per proseguire a tutte le altre aree protette istituite
    nell’ambito della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, ad aree ad essa limitrofe, ma
    non solo.
    Nell’anno in corso è prevista la conclusione, auspicabilmente positiva, del
    processo di allargamento dei confini del Parco Nazionale Val Grande che andrà così
    ad occupare una parte del territorio di Verbania e che vedrà il confine sud del Parco
    lambire il Piano Grande.
    Arrivati a quel punto, il territorio del Comune di Verbania sarà legittimamente
    titolato ad ospitare strutture del Parco Nazionale e, nell’ottica di questo nostro
    progetto, l’ambito del Piano Grande si propone come più qualificato e miglior sito
    esistente possibile per realizzare il portale di accesso al Parco medesimo e alle altre
    aree protette.
    E’ noto che esistono altre aspettative ed altre ambizioni espresse dalla
    proprietà attuale dei siti, ma sono tutte aspettative difficilmente coniugabili e
    conciliabili con il sistema dei vincoli che presiedono tutta l’area del Piano Grande,
    anzi sono contrastanti.
    Una griglia stretta che dalle classi di rischio idrogeologico, alle normative dell’
    area naturale regionale protetta di Fondo Toce si estende ai vincoli paesaggistici
    istituti a più riprese, per terminare nel sistema normativo contenuto nel PPR che
    declinato in termini di: prescrizioni, indirizzi, direttive e linee di azione, rende
    estremamente improponibile e certamente non auspicabile, un ulteriore utilizzo delle
    aree libere in termini di espansione del sistema turistico/ricettivo industriale già
    insediato.
    A titolo di documentazione di quanto sosteniamo, riproduciamo qui nel seguito
    alcune delle indicazioni normative, contenute nel PPR che, ci pare, ben indichino,
    non solo la coerenza con esse di quella che sarà l’articolazione della nostra proposta,
    ma anche l’improponibilità di altre.
    L’ampliamento della riserva speciale, auspicato all’interno degli indirizzi e
    orientamenti strategici fissati per l’ambito di paesaggio 12
    La valorizzazione del rapporto lago-montagna, anche nell’ottica di un
    alleggerimento della pressione turistica sulla sponda lacuale
    La sottoposizione a maggior tutela dell’area del lago di Mergozzo
    La tutela e l’incentivazione delle attività agricole attraverso la conservazione
    del suolo e dei caratteri paesaggistici rurali ..
    La leggibilità del paesaggio agrario e dei contesti rurali
    La proposta di Italia Nostra intende preservare dunque i valori identitari, naturalistici
    e storici presenti nell’ambito del Piano Grande, recuperando un contesto rurale in
    disuso, ma estremamente significativo, che, attraverso un riuso funzionale coerente,
    ne renda possibile la leggibilità della sua originaria funzione, destinandolo, attraverso
    un recupero di eccellenza, a svolgere un ruolo primario per la promozione e la
    valorizzazione delle emergenze paesaggistico/ambientali presenti nel territorio vasto,
    a partire dall’area tutelata del Parco Nazionale Val Grande.
    CAPO II
    PRIORITA’ STRATEGICA
    IL TURISMO SOSTENIBILE
    LA VALENZA DEL PROGETTO
    Con riferimento ai progetti di espansione turistica formulati dalla proprietà del
    Piano Grande, sono state prodotte argomentazioni di ordine economico,
    occupazionale e di sviluppo, quest’ultimo genericamente inteso, per giustificarli e
    valutarli con favore e interesse.
    Vengono snocciolati dati e numeri importanti riguardo la valenza che
    l’economia del così detto “Isolino” ha rispetto ai numeri complessivi del turismo del
    lago Maggiore .
    E’ tutto vero sin tanto che non se ne contrappongono altri ugualmente
    importanti.
    Osserviamo infatti che la ricettività diffusa rappresenta, già oggi, un asset
    importante e in forte emersione ed espansione nell’ambito del territorio provinciale.
    Esso riguarda centri turistici primari e non solo, ma anche località minori: di
    lago, collinare e alpine; centri storici e no, contribuendo a rivitalizzarli e dando una
    nuova funzione ad un surplus di patrimonio immobiliare che presenta anche aspetti di
    forte sofferenza, vuoi per il crollo demografico e residenziale in atto nei centri
    minori, vuoi per lo stato di degrado che consegue all’abbandono abitativo, vuoi
    anche per il modificato modello di turismo residenziale che si è venuto ad affermare
    rispetto a quello in voga nei periodi più “dinamici” dell’investimento immobiliare,
    con una conseguente immissione sul mercato dell’affitto breve di tale patrimonio
    immobiliare, diventato diversamente un inutilizzato.
    Questo per molti aspetti nuovo asset, legato alla ricettività turistica, si esprime
    già ora in migliaia di posti letto, peraltro in crescita esponenziale, che vengono offerti
    ogni giorno sul territorio della Provincia attraverso i portali presenti sulla rete
    internet.
    Esso si rivolge ad un targhet di turisti, quasi totalmente stranieri, che è
    orientata verso l’utilizzo della ricettività residenziale, alternativa e competitiva
    rispetto non solo a quella alberghiera, ma anche a quella dei più tradizionali “villaggi
    vacanze”.
    E’ un’importante opportunità di crescita ordinata dell’economia turistica perché
    permette di accogliere grandi numeri, ma in maniera diffusa, evitando le
    concentrazioni e le criticità che in genere le grandi quantità comportano, diffondendo
    invece i benefici anche a località minori che, diversamente, ne sarebbero escluse.
    Sotto questo profilo, le caratteristiche del territorio della Provincia, con la
    varietà di offerta di paesaggio e di ambienti, anche protetti, costituiscono un
    elemento insediativo ideale per tale tipo di ricettività e la realizzazione di un centro
    promozionale, quale è quello di progetto, diventa un elemento di sostegno a tale
    economia diffusa.
    La presenza e la qualità del sistema delle aree e dei territori protetti sono
    un fattore dell’offerta turistico/ambientale da valorizzare con la presenza di una
    struttura di promozione e di servizi quale quella che si progetta.
    E’ poi evidente l’inconciliabilità dei modelli di espansione tradizionale, legati
    alla crescita esclusiva del turismo industriale, con gli obiettivi strategici che l’Europa
    si è data.
    Nello specifico, l’ulteriore crescita dell’economia “dell’Isolino”, secondo la
    definizione che vogliamo dare a quel modello lì insediato, per le criticità rilevabili,
    impatta in maniera eclatante con le residue capacità del territorio di sostenerla.
    Sono modelli non conciliabili:
    a) Da un lato un uso del territorio, da modificarsi nel suo assetto per farne un
    contenitore concentrato di economia turistica di massa.
    Dall’altro lato una conservazione del territorio in quanto valore primario di
    offerta turistica, distribuendone la domanda in maniera ampia e diffusa.
    b) Da un lato un modello economico imprenditoriale classico fondato
    sull’investimento di capitali anche molto importanti, ma con una conseguente
    successiva concentrazione degli utili societari, altrove poi probabilmente
    destinati.
    Dall’altro lato un modello se non alternativo, comunque concorrente, fatto di
    una miriade di micro investimenti capaci di generare reddito o integrazione di
    reddito, spalmato in maniera diffusa, equa, democratica e plurale;
    c) Da ultimo un modello turistico generatore a sua volta di criticità importanti,
    vedi i problemi di viabilità privata e di conseguente difficoltà di mobilità
    proprio nell’ambito degli assi stradali tangenti al Piano Grande.
    Dall’altro lato un modello che non comporta criticità particolari, ma semmai
    ne risolve di presenti, vedi lo spopolamento dei borghi e la loro
    desertificazione commerciale e di servizi.
    Alla luce delle considerazioni qui svolte, l’economia dell’”Isolino”, cioè quella
    fondata sulla concentrazione di masse turistiche, deve essere letta con occhio più
    attento e più critico; ne esce comunque ridimensionata, i suoi numeri devono essere
    interpretati in maniera più relativa e certamente, anche in una prospettiva di medio o
    lungo termine, essa non appare più strategica rispetto alle valenze altre e competitive
    che modelli turistici diversi e più coerenti con la sostenibilità territoriale possono
    offrire, rappresentando questi ultimi una validissima alternativa.
    In questa prospettiva, il progetto che sosteniamo, vuole rappresentare un
    volano ulteriore rispetto a quell’economia diffusa, equa e plurale, diventando, la
    realizzazione prevista, il centro strategico e propulsivo, un “hub” di un sistema
    che unisce insieme in un’unica proposta, presentata in un ambito logistico
    assolutamente privilegiato, la “lettura”, sotto diversi profili, di tutti i territori
    tutelati e offerti ad una domanda di fruizione non invasiva, assolutamente in
    linea con le indicazioni strategiche assegnate agli Stati dall’Europa.
    CAPO III
    I CONTENUTI PROGETTUALI
    Dalle premesse e dalla prospettiva di una crescita turistica alternativa, così
    come sono stati rappresentati nei due capi precedenti, nasce la proposta, già in parte
    anticipata nelle sue linee di fondo, che veda la città di Verbania soggetto attivo e
    positivo della pianificazione del Piano Grande, quale occasione di una rinnovata
    centralità e di un nuovo protagonismo pubblico nelle scelte di politica non solo
    urbanistica, ma anche turistica e ambientale .
    Le buone pratiche con le quali è stato perseguito il percorso di allargamento dei
    confini del Parco Nazionale Val Grande non possono ritenersi raggiunti ed esauriti
    con il conseguimento, ormai imminente, di quell’unico obiettivo, ma quest’ultimo
    deve essere la premessa per nuove buone azioni e buone pratiche che abbiano a
    meritare alla città il titolo di capitale di un Parco Nazionale.
    Coniugare l’occasione dell’allargamento dei confini della Val Grande sin
    dentro il territorio di Verbania, con un ambizioso progetto pubblico di promozione, di
    diffusione della conoscenza e di divulgazione del Parco Nazionale Val Grande, ma
    non solo di questo, sarà momento perché le buone azioni e le buone pratiche si
    possano realizzare.
    Entro questo obiettivo, il Piano Grande e in particolare l’ambito costituito dagli
    edifici storici della corte e dalle pertinenze della vecchia struttura rurale, leggasi:
    silos, residenze agricole, grandi strutture di stabulazione fissa e magazzini, recuperati
    con un’ attenta capacità progettuale, possono diventare il luogo di promozione,
    diffusione di conoscenza, divulgazione e di servizi di cui è fatto cenno.
    La felice e privilegiata localizzazione logistica, di cui si detto, rispetto
    all’oggetto da promuovere, ma anche rispetto all’utenza cui rivolgersi, ne fà il
    contenitore perfetto per le proposte funzioni:
    Centro di visita, di documentazione e consultazione.
    Centro di servizi: accompagnamento turistico-prenotazioni soggiorni ecc.
    Centro di informazione.
    Stazione logistica di organizzazione per escursioni guidate e per trasferimenti verso
    le aree interne protette.
    Centro di scambio di mobilità: auto/bus- treno/bus-auto/bici.
    Laboratorio didattico e di educazione ambientale.
    Stazione di recupero della fauna selvatica.
    Sede amministrativa e legale e dei servizi del Parco.
    Swou room dei prodotti delle aree protette.
    Centro di ricerca ambientale
    Foresteria giovanile
    L’elenco, non esaustivo, è il possibile ventaglio di funzioni che possono trovare
    spazio nella struttura rurale recuperata nei suoi caratteri architettonici, nel contorno
    di un ambito vasto che deve rimanere a destinazione esclusivamente agricola,
    sottratta così, da un lato all’abbandono e al degrado conseguente, ma restituita ad un
    riuso funzionale coerente con i valori di paesaggio che esprime e con gli obiettivo
    strategici da perseguire .
    La valenza del sito è tale, per le sue potenzialità che si pone l’opportunità di
    coinvolgimento di tutte le aree protette presenti a livello provinciale e limitrofe
    nonché dell’altra unica realtà di parco nazionale presente a livello regionale, così da
    poter rappresentare una vetrina del sistema di protezione e tutela ambientale presente
    nel territorio ampio e regionale:
    Ente Parco Nazionale Val Grande
    Ente Aree Protette dell’Ossola – Alpe Devero Veglia e Antrona-Siti Natura 2000
    delle Valli Antigorio e Formazza.
    Ente aree protette del Lago Maggiore e Ticino : Riserva naturale di Fondo Toce-
    Riserva naturale di Bosco Solivo-Lagoni di Mercurago.Aree protette del Lago
    D’Orta: Monte Mesma e Buccione.
    Ente Sacri Monti del Piemonte: Monte Calvario di Domodossola/ Sacro monte di
    Ghiffa/ Sacro Monte di Orta S. Giulio.
    Ente Parco Nazionale Gran Paradiso.
    Sotto il profilo più strettamente progettuale, l’intervento si deve articolare nella
    acquisizione a favore della proprietà dell’Ente Parco Nazionale Val Grande, del
    compendio immobiliare costituito dagli immobili storici della Cascina e delle loro
    pertinenze.
    Trattasi di una superficie complessiva di circa mq. 11.000 dove gli edifici
    presenti più significativi sono rappresentati da :
    a) Grande edificio già destinato a stabulazione fissa per una superficie coperta di
    c.a. mq. 1100, sviluppabile su 2 o più livelli.
    b) Edificio originaria residenza della proprietà, con superficie coperta di c.a. mq.
    200, sviluppato su due piani.
    c) Edificio originaria residenza dei salariati, con superficie coperta di c.a. mq. 140,
    sviluppato su due piani.
    d) n. 8 silos a torre, di grandi dimensioni, per la conservazione del foraggio.
    e) n. 3 bassi fabbricati già adibiti a ricoveri attrezzi, macchinari e animali per una
    superficie coperta complessiva di c.a. mq. 800.
    f) Edifici minori e tettoie di diversa consistenza e scarso o nullo valore architettonico
    in stato precario di conservazione.
    Per quanto riguarda una previsione attendibile di costi e quindi di finanziamento, essi
    possono essere stimati sulla base del seguente quadro economico:
    A) Per espropriazioni:
    Edifici residenziali €. 500,00 mq.*650 €. 325.000,00
    Stalla: €. 300,00 * 1.100 mq. €. 330.000,00
    Bassi fabbricati: €. 200,00*800 mq. €. 160,000,00
    Silos: €. 15.000*8 €. 120.000,00
    Altri fabbricati: a corpo €. 30.000,00
    Terreni liberi da fabbricati
    c.a. 8.000 mq. * €. 10,00 €. 80.000,00
    Totale per espropriazioni ed
    acquisizioni: €. 1.045.000,00
    B) Per ristrutturazioni edilizie:
    mq. 3650 * €. 1.000,00 € 3.650.000,00
    C) Per spese tecniche di progettazione 7% €. 225.000,00
    D) Per allestimenti/attrezzature/arredi/
    apparati multimediali ecc. €. 500.000,00
    Totale per lavori, spese tecniche e forniture €. 4.405.000,00
    E) Per IVA 10% €. 365.000,00
    F) Per IVA 22% €. 166.000,00
    G) Per imprevisti €. 350.000,00
    Totale generale da finanziare: €. 6.331.000,00
    CAPO IV
    LE CONDIZIONI DI SOSTENIBILITA’ DELLA PROPOSTA
    La condizione prima della realizzabilità dell’idea di progetto sta nella volontà
    decisoria del Comune di Verbania e nei programmi dell’Ente Parco Nazionale Val
    Grande.
    Valicato che sarà l’ultimo ostacolo all’estensione dei confini del Parco,
    verosimilmente entro e non oltre il corrente anno; spetterà poi al Comune di Verbania,
    assumere questo progetto quale propria scelta strategica, affrontando, sin da subito,
    una variante urbanistica, individuabile nella procedura di quelle non strutturali
    previste dalla legge urbanistica regionale, per destinare l’ambito a servizi pubblici e
    porre su di esso un vincolo finalizzato all’esproprio.
    Un stretta collaborazione tra Comune e Ente Parco Nazionale Val Grande,
    soggetto attuatore del progetto, dovrebbe concretarsi con la sigla di un accordo di
    programma che indicasse modi e tempi precisi di realizzazione dell’investimento.
    Lo stesso Parco Nazionale Val Grande dovrebbe, a sua volta, siglare un altro
    accordo di programma con tutti gli enti destinati ad essere “ospitati” all’interno della
    struttura, allargando così il novero dei soggetti interessati a fare della struttura una
    “hub” del turismo ambientale.
    Il governo della città di Verbania coglierebbe in questo modo anche l’occasione
    di dare, in quell’ambito, attuazione allo strumento di pianificazione sovraordinata che
    è il PPR, apprezzandone le valenze positive e non rinviando più oltre scelte di
    pianificazione territoriali fondamentali.
    che reclama interventi, ormai non più rinviabili, di conservazione nell’ambito di un
    riuso possibile e in funzione della valenza paesaggistica e naturalistica dei luoghi.
    Il Piano Grande è attraversato dalla SS 34 del Lago Maggiore, connessa
    quest’ultima con la Superstrada in direzione del confine nord di Stato e con la SS 32
    del Lago d’Orta.
    La stessa SS 34, attraversando il Piano Grande, prosegue in direzione di
    Verbania città e verso il confine est di Stato con la Confederazione Svizzera. Sempre
    la SS 34 è unita da una bretella alla SS 33 del Sempione e connessa da quest’ultima al
    vicino svincolo della autostradale A 26 Genova- Gravellona Toce.
    La stazione di Verbania-Fondo Toce, molto prossima, unisce il Piano Grande
    al sistema ferroviario della linea Milano – Domodossola – Sempione.
    Il nodo viabilistico descritto dimostra la funzione di connessione territoriale
    che svolge l’ambito del Piano Grande, unico passaggio obbligato per l’accesso da
    nord alla città di Verbania.
    Parimenti le caratteristiche naturali e paesaggistiche dei luoghi hanno attratto,
    nel passato, l’insediamento massivo di strutture turistico/ricettive extra alberghiere
    che ne hanno fatto, sotto questo profilo, pur con le criticità prodotte, un polo
    importante dell’offerta ricettiva dell’intero Lago Maggiore, capace di ospitare, nei
    picchi massimi stagionali, sino a 5000 presenze giornaliere.
    Il forte ruolo connettivo, legato al sistema delle comunicazioni stradali, unito
    alla capacità ricettiva, capacità quest’ultima che né necessita, né deve essere
    aumentata, conferisce al Piano Grande una forte potenzialità quale ruolo “logistico”
    che, con la presente proposta, lo si vorrebbe declinare in termini di promozione e
    valorizzazione delle attrattive naturalistiche a partire dall’esistenza del vicino accesso
    sud al Parco Nazionale Val Grande e della confinante riserva naturale speciale
    regionale di Fondo Toce, per proseguire a tutte le altre aree protette istituite
    nell’ambito della Provincia del Verbano-Cusio-Ossola, ad aree ad essa limitrofe, ma
    non solo.
    Nell’anno in corso è prevista la conclusione, auspicabilmente positiva, del
    processo di allargamento dei confini del Parco Nazionale Val Grande che andrà così
    ad occupare una parte del territorio di Verbania e che vedrà il confine sud del Parco
    lambire il Piano Grande.
    Arrivati a quel punto, il territorio del Comune di Verbania sarà legittimamente
    titolato ad ospitare strutture del Parco Nazionale e, nell’ottica di questo nostro
    progetto, l’ambito del Piano Grande si propone come più qualificato e miglior sito
    esistente possibile per realizzare il portale di accesso al Parco medesimo e alle altre
    aree protette.
    E’ noto che esistono altre aspettative ed altre ambizioni espresse dalla
    proprietà attuale dei siti, ma sono tutte aspettative difficilmente coniugabili e
    conciliabili con il sistema dei vincoli che presiedono tutta l’area del Piano Grande,
    anzi sono contrastanti.
    Una griglia stretta che dalle classi di rischio idrogeologico, alle normative dell’
    area naturale regionale protetta di Fondo Toce si estende ai vincoli paesaggistici
    istituti a più riprese, per terminare nel sistema normativo contenuto nel PPR che
    declinato in termini di: prescrizioni, indirizzi, direttive e linee di azione, rende
    estremamente improponibile e certamente non auspicabile, un ulteriore utilizzo delle
    aree libere in termini di espansione del sistema turistico/ricettivo industriale già
    insediato.
    A titolo di documentazione di quanto sosteniamo, riproduciamo qui nel seguito
    alcune delle indicazioni normative, contenute nel PPR che, ci pare, ben indichino,
    non solo la coerenza con esse di quella che sarà l’articolazione della nostra proposta,
    ma anche l’improponibilità di altre.
    L’ampliamento della riserva speciale, auspicato all’interno degli indirizzi e
    orientamenti strategici fissati per l’ambito di paesaggio 12
    La valorizzazione del rapporto lago-montagna, anche nell’ottica di un
    alleggerimento della pressione turistica sulla sponda lacuale
    La sottoposizione a maggior tutela dell’area del lago di Mergozzo
    La tutela e l’incentivazione delle attività agricole attraverso la conservazione
    del suolo e dei caratteri paesaggistici rurali ..
    La leggibilità del paesaggio agrario e dei contesti rurali
    La proposta di Italia Nostra intende preservare dunque i valori identitari, naturalistici
    e storici presenti nell’ambito del Piano Grande, recuperando un contesto rurale in
    disuso, ma estremamente significativo, che, attraverso un riuso funzionale coerente,
    ne renda possibile la leggibilità della sua originaria funzione, destinandolo, attraverso
    un recupero di eccellenza, a svolgere un ruolo primario per la promozione e la
    valorizzazione delle emergenze paesaggistico/ambientali presenti nel territorio vasto,
    a partire dall’area tutelata del Parco Nazionale Val Grande.
    CAPO II
    PRIORITA’ STRATEGICA
    IL TURISMO SOSTENIBILE
    LA VALENZA DEL PROGETTO
    Con riferimento ai progetti di espansione turistica formulati dalla proprietà del
    Piano Grande, sono state prodotte argomentazioni di ordine economico,
    occupazionale e di sviluppo, quest’ultimo genericamente inteso, per giustificarli e
    valutarli con favore e interesse.
    Vengono snocciolati dati e numeri importanti riguardo la valenza che
    l’economia del così detto “Isolino” ha rispetto ai numeri complessivi del turismo del
    lago Maggiore .
    E’ tutto vero sin tanto che non se ne contrappongono altri ugualmente
    importanti.
    Osserviamo infatti che la ricettività diffusa rappresenta, già oggi, un asset
    importante e in forte emersione ed espansione nell’ambito del territorio provinciale.
    Esso riguarda centri turistici primari e non solo, ma anche località minori: di
    lago, collinare e alpine; centri storici e no, contribuendo a rivitalizzarli e dando una
    nuova funzione ad un surplus di patrimonio immobiliare che presenta anche aspetti di
    forte sofferenza, vuoi per il crollo demografico e residenziale in atto nei centri
    minori, vuoi per lo stato di degrado che consegue all’abbandono abitativo, vuoi
    anche per il modificato modello di turismo residenziale che si è venuto ad affermare
    rispetto a quello in voga nei periodi più “dinamici” dell’investimento immobiliare,
    con una conseguente immissione sul mercato dell’affitto breve di tale patrimonio
    immobiliare, diventato diversamente un inutilizzato.
    Questo per molti aspetti nuovo asset, legato alla ricettività turistica, si esprime
    già ora in migliaia di posti letto, peraltro in crescita esponenziale, che vengono offerti
    ogni giorno sul territorio della Provincia attraverso i portali presenti sulla rete
    internet.
    Esso si rivolge ad un targhet di turisti, quasi totalmente stranieri, che è
    orientata verso l’utilizzo della ricettività residenziale, alternativa e competitiva
    rispetto non solo a quella alberghiera, ma anche a quella dei più tradizionali “villaggi
    vacanze”.
    E’ un’importante opportunità di crescita ordinata dell’economia turistica perché
    permette di accogliere grandi numeri, ma in maniera diffusa, evitando le
    concentrazioni e le criticità che in genere le grandi quantità comportano, diffondendo
    invece i benefici anche a località minori che, diversamente, ne sarebbero escluse.
    Sotto questo profilo, le caratteristiche del territorio della Provincia, con la
    varietà di offerta di paesaggio e di ambienti, anche protetti, costituiscono un
    elemento insediativo ideale per tale tipo di ricettività e la realizzazione di un centro
    promozionale, quale è quello di progetto, diventa un elemento di sostegno a tale
    economia diffusa.
    La presenza e la qualità del sistema delle aree e dei territori protetti sono
    un fattore dell’offerta turistico/ambientale da valorizzare con la presenza di una
    struttura di promozione e di servizi quale quella che si progetta.
    E’ poi evidente l’inconciliabilità dei modelli di espansione tradizionale, legati
    alla crescita esclusiva del turismo industriale, con gli obiettivi strategici che l’Europa
    si è data.
    Nello specifico, l’ulteriore crescita dell’economia “dell’Isolino”, secondo la
    definizione che vogliamo dare a quel modello lì insediato, per le criticità rilevabili,
    impatta in maniera eclatante con le residue capacità del territorio di sostenerla.
    Sono modelli non conciliabili:
    a) Da un lato un uso del territorio, da modificarsi nel suo assetto per farne un
    contenitore concentrato di economia turistica di massa.
    Dall’altro lato una conservazione del territorio in quanto valore primario di
    offerta turistica, distribuendone la domanda in maniera ampia e diffusa.
    b) Da un lato un modello economico imprenditoriale classico fondato
    sull’investimento di capitali anche molto importanti, ma con una conseguente
    successiva concentrazione degli utili societari, altrove poi probabilmente
    destinati.
    Dall’altro lato un modello se non alternativo, comunque concorrente, fatto di
    una miriade di micro investimenti capaci di generare reddito o integrazione di
    reddito, spalmato in maniera diffusa, equa, democratica e plurale;
    c) Da ultimo un modello turistico generatore a sua volta di criticità importanti,
    vedi i problemi di viabilità privata e di conseguente difficoltà di mobilità
    proprio nell’ambito degli assi stradali tangenti al Piano Grande.
    Dall’altro lato un modello che non comporta criticità particolari, ma semmai
    ne risolve di presenti, vedi lo spopolamento dei borghi e la loro
    desertificazione commerciale e di servizi.
    Alla luce delle considerazioni qui svolte, l’economia dell’”Isolino”, cioè quella
    fondata sulla concentrazione di masse turistiche, deve essere letta con occhio più
    attento e più critico; ne esce comunque ridimensionata, i suoi numeri devono essere
    interpretati in maniera più relativa e certamente, anche in una prospettiva di medio o
    lungo termine, essa non appare più strategica rispetto alle valenze altre e competitive
    che modelli turistici diversi e più coerenti con la sostenibilità territoriale possono
    offrire, rappresentando questi ultimi una validissima alternativa.
    In questa prospettiva, il progetto che sosteniamo, vuole rappresentare un
    volano ulteriore rispetto a quell’economia diffusa, equa e plurale, diventando, la
    realizzazione prevista, il centro strategico e propulsivo, un “hub” di un sistema
    che unisce insieme in un’unica proposta, presentata in un ambito logistico
    assolutamente privilegiato, la “lettura”, sotto diversi profili, di tutti i territori
    tutelati e offerti ad una domanda di fruizione non invasiva, assolutamente in
    linea con le indicazioni strategiche assegnate agli Stati dall’Europa.
    CAPO III
    I CONTENUTI PROGETTUALI
    Dalle premesse e dalla prospettiva di una crescita turistica alternativa, così
    come sono stati rappresentati nei due capi precedenti, nasce la proposta, già in parte
    anticipata nelle sue linee di fondo, che veda la città di Verbania soggetto attivo e
    positivo della pianificazione del Piano Grande, quale occasione di una rinnovata
    centralità e di un nuovo protagonismo pubblico nelle scelte di politica non solo
    urbanistica, ma anche turistica e ambientale .
    Le buone pratiche con le quali è stato perseguito il percorso di allargamento dei
    confini del Parco Nazionale Val Grande non possono ritenersi raggiunti ed esauriti
    con il conseguimento, ormai imminente, di quell’unico obiettivo, ma quest’ultimo
    deve essere la premessa per nuove buone azioni e buone pratiche che abbiano a
    meritare alla città il titolo di capitale di un Parco Nazionale.
    Coniugare l’occasione dell’allargamento dei confini della Val Grande sin
    dentro il territorio di Verbania, con un ambizioso progetto pubblico di promozione, di
    diffusione della conoscenza e di divulgazione del Parco Nazionale Val Grande, ma
    non solo di questo, sarà momento perché le buone azioni e le buone pratiche si
    possano realizzare.
    Entro questo obiettivo, il Piano Grande e in particolare l’ambito costituito dagli
    edifici storici della corte e dalle pertinenze della vecchia struttura rurale, leggasi:
    silos, residenze agricole, grandi strutture di stabulazione fissa e magazzini, recuperati
    con un’ attenta capacità progettuale, possono diventare il luogo di promozione,
    diffusione di conoscenza, divulgazione e di servizi di cui è fatto cenno.
    La felice e privilegiata localizzazione logistica, di cui si detto, rispetto
    all’oggetto da promuovere, ma anche rispetto all’utenza cui rivolgersi, ne fà il
    contenitore perfetto per le proposte funzioni:
    Centro di visita, di documentazione e consultazione.
    Centro di servizi: accompagnamento turistico-prenotazioni soggiorni ecc.
    Centro di informazione.
    Stazione logistica di organizzazione per escursioni guidate e per trasferimenti verso
    le aree interne protette.
    Centro di scambio di mobilità: auto/bus- treno/bus-auto/bici.
    Laboratorio didattico e di educazione ambientale.
    Stazione di recupero della fauna selvatica.
    Sede amministrativa e legale e dei servizi del Parco.
    Swou room dei prodotti delle aree protette.
    Centro di ricerca ambientale
    Foresteria giovanile
    L’elenco, non esaustivo, è il possibile ventaglio di funzioni che possono trovare
    spazio nella struttura rurale recuperata nei suoi caratteri architettonici, nel contorno
    di un ambito vasto che deve rimanere a destinazione esclusivamente agricola,
    sottratta così, da un lato all’abbandono e al degrado conseguente, ma restituita ad un
    riuso funzionale coerente con i valori di paesaggio che esprime e con gli obiettivo
    strategici da perseguire .
    La valenza del sito è tale, per le sue potenzialità che si pone l’opportunità di
    coinvolgimento di tutte le aree protette presenti a livello provinciale e limitrofe
    nonché dell’altra unica realtà di parco nazionale presente a livello regionale, così da
    poter rappresentare una vetrina del sistema di protezione e tutela ambientale presente
    nel territorio ampio e regionale:
    Ente Parco Nazionale Val Grande
    Ente Aree Protette dell’Ossola – Alpe Devero Veglia e Antrona-Siti Natura 2000
    delle Valli Antigorio e Formazza.
    Ente aree protette del Lago Maggiore e Ticino : Riserva naturale di Fondo Toce-
    Riserva naturale di Bosco Solivo-Lagoni di Mercurago.Aree protette del Lago
    D’Orta: Monte Mesma e Buccione.
    Ente Sacri Monti del Piemonte: Monte Calvario di Domodossola/ Sacro monte di
    Ghiffa/ Sacro Monte di Orta S. Giulio.
    Ente Parco Nazionale Gran Paradiso.
    Sotto il profilo più strettamente progettuale, l’intervento si deve articolare nella
    acquisizione a favore della proprietà dell’Ente Parco Nazionale Val Grande, del
    compendio immobiliare costituito dagli immobili storici della Cascina e delle loro
    pertinenze.
    Trattasi di una superficie complessiva di circa mq. 11.000 dove gli edifici
    presenti più significativi sono rappresentati da :
    a) Grande edificio già destinato a stabulazione fissa per una superficie coperta di
    c.a. mq. 1100, sviluppabile su 2 o più livelli.
    b) Edificio originaria residenza della proprietà, con superficie coperta di c.a. mq.
    200, sviluppato su due piani.
    c) Edificio originaria residenza dei salariati, con superficie coperta di c.a. mq. 140,
    sviluppato su due piani.
    d) n. 8 silos a torre, di grandi dimensioni, per la conservazione del foraggio.
    e) n. 3 bassi fabbricati già adibiti a ricoveri attrezzi, macchinari e animali per una
    superficie coperta complessiva di c.a. mq. 800.
    f) Edifici minori e tettoie di diversa consistenza e scarso o nullo valore architettonico
    in stato precario di conservazione.
    Per quanto riguarda una previsione attendibile di costi e quindi di finanziamento, essi
    possono essere stimati sulla base del seguente quadro economico:
    A) Per espropriazioni:
    Edifici residenziali €. 500,00 mq.*650 €. 325.000,00
    Stalla: €. 300,00 * 1.100 mq. €. 330.000,00
    Bassi fabbricati: €. 200,00*800 mq. €. 160,000,00
    Silos: €. 15.000*8 €. 120.000,00
    Altri fabbricati: a corpo €. 30.000,00
    Terreni liberi da fabbricati
    c.a. 8.000 mq. * €. 10,00 €. 80.000,00
    Totale per espropriazioni ed
    acquisizioni: €. 1.045.000,00
    B) Per ristrutturazioni edilizie:
    mq. 3650 * €. 1.000,00 € 3.650.000,00
    C) Per spese tecniche di progettazione 7% €. 225.000,00
    D) Per allestimenti/attrezzature/arredi/
    apparati multimediali ecc. €. 500.000,00
    Totale per lavori, spese tecniche e forniture €. 4.405.000,00
    E) Per IVA 10% €. 365.000,00
    F) Per IVA 22% €. 166.000,00
    G) Per imprevisti €. 350.000,00
    Totale generale da finanziare: €. 6.331.000,00
    CAPO IV
    LE CONDIZIONI DI SOSTENIBILITA’ DELLA PROPOSTA
    La condizione prima della realizzabilità dell’idea di progetto sta nella volontà
    decisoria del Comune di Verbania e nei programmi dell’Ente Parco Nazionale Val
    Grande.
    Valicato che sarà l’ultimo ostacolo all’estensione dei confini del Parco,
    verosimilmente entro e non oltre il corrente anno; spetterà poi al Comune di Verbania,
    assumere questo progetto quale propria scelta strategica, affrontando, sin da subito,
    una variante urbanistica, individuabile nella procedura di quelle non strutturali
    previste dalla legge urbanistica regionale, per destinare l’ambito a servizi pubblici e
    porre su di esso un vincolo finalizzato all’esproprio.
    Un stretta collaborazione tra Comune e Ente Parco Nazionale Val Grande,
    soggetto attuatore del progetto, dovrebbe concretarsi con la sigla di un accordo di
    programma che indicasse modi e tempi precisi di realizzazione dell’investimento.
    Lo stesso Parco Nazionale Val Grande dovrebbe, a sua volta, siglare un altro
    accordo di programma con tutti gli enti destinati ad essere “ospitati” all’interno della
    struttura, allargando così il novero dei soggetti interessati a fare della struttura una
    “hub” del turismo ambientale.
    Il governo della città di Verbania coglierebbe in questo modo anche l’occasione
    di dare, in quell’ambito, attuazione allo strumento di pianificazione sovraordinata che
    è il PPR, apprezzandone le valenze positive e non rinviando più oltre scelte di
    pianificazione territoriali fondamentali.
    CONCLUSIONI
    In sintesi ribadiamo che la proposta non sia solo accattivante nel suo aspetto,
    ma possa rappresentare invece un’alternativa sostenibile per un riutilizzo di un bene
    che, conservato nella sua integrità paesaggistica, possa svolgere una funzione utile
    rispetto l’offerta di beni comuni tutelati che un territorio vasto contiene .
    Verrebbe fornito un servizio anche e proprio a favore delle aree interne più
    svantaggiate che troverebbero nel luogo della “Cascina” una visibilità accresciuta a
    livello esponenziale con effetti positivi sulla loro economia turistica.
    Ritorna allora però e in primo piano la funzione decisoria del Comune di
    Verbania, il ruolo del proprio Consiglio Comune, così come il Programma del
    Sindaco che, rivisitato e corretto, dovrebbe assumere e far propria l’idea che abbiamo
    prospettato, condividendo le motivazioni di ordine più generale che abbiamo
    esposto.
    Il tema delle risorse, quale ostacolo alla realizzazione del progetto, a fronte
    delle grandi opportunità che i fondi Europei aprono, non trova più alcun motivo,
    ma sono specialmente le finalità del progetto, assolutamente allineate con quelle
    strategiche che l’Europa ha indicato nei suoi documenti, che ne fanno una
    proposta vincente e difficilmente eludibile

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