SANITA’ E OSPEDALI: FERIA D’AGOSTO

In attesa che passi l’estate e si torni a litigare, ecco una proposta concreta per eliminare i tre “doppioni” presenti nei nostri ospedali e dare così più forza all’idea di ospedale unico plurisede.

Il grand’incendio ospedaliero del Vco s’è inchinato al “generale agosto”. Esaurito il cinema mediatico che per qualche settimana ha mandato senza costrutto sui giornali una classe politica sempre più lacerata e impotente, di ospedali si riparlerà forse a settembre. Lo stato della questione è il seguente: a fine luglio viene annunciato con la grancassa il piano di riassetto degli ospedali, che prevede tutto il “polo medico” a Verbania e tutto il “polo chirurgico” a Domodossola; tre giorni dopo il neoassessore Monferino dice che no, non va bene, bisogna portare un po’ di “chirurgico” (ostetricia, ginecologia e l’annessa pediatria)  a Verbania e un po’ di “medico” (emodinamica) a Domodossola. Poi interviene saggiamente l’Ordine dei Medici a dire che l’ospedale “per poli” e un non-senso; nel frattempo Zacchera manda a Monferino la più inutile delle lettere a nome dei sindaci di Verbano e Cusio.

La logomachia di luglio ha – se non altro – reso evidente che non c’è alternativa al modello di ospedale unico plurisede. Ormai irrealizzabile per mancanza totale di fondi un ospedale unico e nuovo sull’asse Fondotoce-Gravellona; irrazionale e superata l’idea di due ospedali “per poli”, poiché quello chirurgico a Domo (a differenza di quello medico a Verbania) avrebbe Dea e Rianimazione e diventerebbe ipso facto un “ospedale cardine provinciale”, nato però già morto per evidente eccentricità geografica; l’ospedale unico plurisede continua a restare attuale e convincente, a due condizioni: assicurare i finanziamenti adeguati e riprendere il cammino dell’integrazione  dei due nosocomi. I soldi devono venire dalla Regione: questo è l’unico e vero banco di prova dell’autonomia e della specificità del Vco. Il resto è fuffa.

L’integrazione del “Castelli” e del “San Biagio” è invece compito della direzione generale dell’Asl. Noi ci permettiamo di dare qualche suggerimento. Ci risulta che le due divisioni tradizionalmente più importanti, e cioè Medicina Generale e Chirurgia Generale, siano ancora molto statiche e non integrate. Ciò significa che, pur avendo entrambe un unico primario, vivono e operano come due divisioni distinte, ciascuna nel proprio ospedale. Così non va: al contrario, l’équipe medica specialistica deve essere unica e operare sulle acuzie nelle due sedi, lasciando poi che il paziente completi a Verbania o a Domo la degenza post-acuta. Ci risulta poi che nell’ospedale plurisede sia ancora presente la specialità di Ortopedia. Sbagliato: una volta assicurata attraverso i Dea la Traumatologia d’urgenza, l’Ortopedia (e dunque tutti gli interventi programmabili) deve essere concertata al COQ di Omegna, la cui vocazione di “centro ortopedico” deve innanzitutto svilupparsi a vantaggio della popolazione del Vco.

Per ora basta. Ma se fossimo capaci di eliminare in sei mesi i tre doppioni oggi irrazionalmente esistenti (le due divisioni-ammiraglie di Medicina e Chirurgia e la pletorica Ortopedia) avremmo fatto non dico tutto, ma molto. E l’idea di ospedale unico plurisede avrebbe fatto un grande e convincente passo avanti.

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