SANITA’ E OSPEDALI “IN RETE”: LA LUNGIMIRANZA DEL CENTROSINISTRA

Il 1 febbraio è esploso il “caso Dea”: la Regione Piemonte si accinge a declassare l’ospedale di Domo, togliendo il Dea di 1° per ridurlo a Pronto Soccorso. E’ il primo colpo di piccone all’ “ospedale unico plurisede”, come aveva annunciato – appena nominato –  il neocommissario leghista dell’Asl Cattrini

Con straordinaria rapidità si vanno in questi giorni disponendo le carte con le quali nei prossimi mesi si giocherà la partita decisiva per la sanità nel Verbano Cusio Ossola. Il giorno della svolta è stato il 1 febbraio: su La Stampa è comparsa la sintesi del piano di riordino ospedaliero predisposto dal “braccio destro” di Cota in materia di pianificazione sanitaria, il commissario straordinario dell’Aress, Claudio Zanon. La scelta è stata chiarissima: declassamento del Dea del “San Biagio” di Domo a Pronto Soccorso e conferma del Dea si 1° livello presso l’ospedale “Castelli” di Verbania.

In questa manciata di giorni abbiamo già sentito tutto: gli strepiti di Marinello e De Magistris, che tentano pateticamente di sostenere che tutto è come prima, irridendo alla mobilitazione del Pd; l’indignazione di Cattaneo, che “è sobbalzato sulla sedia” appena letta la proposta di declassamento; il rilancio di Montani, che il giorno successivo sbugiarda il duo leghista Marinello/De Magistris e chiede l’apertura di un tavolo di confronto con il PD (non con il PDL del “sobbalzato” Cattaneo!) per fare lobby a livello torinese e salvare il Dea di Domo. Come se Cota e Zanon venissero da un altro pianeta e non da quello della Lega Nord.

Noi invece ci siamo stupiti molto, molto meno. Ci ricordiamo infatti benissimo le prime, incredibili dichiarazioni rese dal neonominato commissario straordinario leghista dell’Asl Vco, Cattrini, il giorno stesso della sua nomina (https://www.verbaniasettanta.it/?p=2324): agirò come rappresentante della Lega e guarderò all’ospedale unico. Detto, fatto. Nel breve volgere di poche settimane la filiera leghista della sanità regionale (Cota-Zanon-Marinello-De Magistris-Cattrini) ha messo in canna il primo colpo contro l’ospedale unico plurisede, che il Centrosinistra aveva iniziato a costruire a partire dal 2006 con l’obiettivo di mantenere due presidi ospedalieri di pari dignità a Verbania e a Domodossola. La soppressione del Dea prelude infatti alla differenziazione qualitativa dei nosocomi di Verbania e Domodossola e si muove in direzione opposta a tutto quello che è stato costruito in questi quattro anni e alle stesse promesse elettorali di Lega e Popolo della Libertà sul mantenimento del livello dei servizi sanitari e ospedalieri.

E così siamo entrati in una fase tanto delicata quanto difficile. Ma ci siamo entrati con almeno una certezza: il modello di ospedale unico plurisede, che con lungimiranza il Centrosinistra aveva concepito e iniziato a costruire, diventa oggi l’obiettivo intorno al quale condurre la battaglia politica per salvare la sanità provinciale dalla deriva che il novarese Cota sta costruendo passo dopo paso a Torino. Intorno a questo modello attendiamo che si stringano con convinzione anche quelli – leghisti e pdiellini – con lo hanno avversato e irriso negli anni in cui governava la Bresso. E attendiamo che le molte e inutili parole spese in questo anno dai tre consiglieri regionali leghisti e berlusconiani del Vco sull’autonomia del territorio, sul trasferimento straordinario di risorse, sulla specificità montana della nostra provincia producano la sola cosa che adesso ci interessa: garantire al Vco le risorse finanziarie, logistiche e organizzative per completare il progetto di ospedale unico plurisede. Con i due Dea di 1° livello.

Dopo un anno di parole senza fatti, attendiamo un fatto. E lo attende tutta la provincia.

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