STAZIONI FERROVIARIE E POLITICA. 1

S’annuncia imminente una scenografica convocazione del Consiglio Comunale presso la stazione ferroviaria di Fondotoce, come segno di protesta contro i tagli alle fermate dei più importanti treni della linea del Sempione. La protesta è sacrosanta e i comitati dei pendolari ce lo ricordano ormai da molto tempo. Troppo. A scanso di equivoci, dirò subito che questa iniziativa ha il sapore dello sviamento demagogico delle responsabilità.

Troppo facile organizzare la parata domenicale di amministratori, sindaci, esponenti politici provinciali, regionali e nazionali: tutti insieme, tutti indignati, tutti uguali. Eh no! L’incredibile, progressiva marginalizzazione della stazione del capoluogo di provincia è il risultato della progressiva marginalizzazione e sterilità della classe politica nazionale espressa da questo territorio. Nel Vco sindaci e amministratori negli ultimi quindici anni hanno fatto sino in fondo la loro parte, esercitando con successo le prerogative di governo locale: la città di Verbania e la provincia hanno conseguito l’eccellenza nazionale nei servizi pubblici, nella qualità ambientale, nel trattamento dei rifiuti, nella sicurezza urbana, nel ciclo dell’acqua, nella programmazione territoriale integrata.

E’ la classe politica nazionale espressa dal territorio che non ha fatto il proprio dovere. Per insipienza e per pigrizia mentale. Eppure non è stato sempre così. Ad esempio, nel decennio 1985-1995 uomini politici come Nicolazzi, Scalfaro, Reviglio, Bodrato, Motetta, Giordano hanno dato un contributo determinante al conseguimento di due risultati senza i quali noi oggi saremmo una colonia depressa del Piemonte orientale: l’autostrada a Gravellona (con superstrada a Crevola) e la nuova provincia. Dopo di loro, il nulla. Il mattarellum con l’uninominale e il porcellum di Calderoli, proporzionalista e con deputati e senatori scelti dalle segreterie di partito a Roma, ci hanno consegnato negli ultimi quindici anni una pletora di parlamentari di cui si stenta a ricordare non dico i risultati, ma addirittura i nomi e le facce. E la vicenda delle ferrovie, tipico servizio statale e perciò di interesse nazionale, è paradigmatica.

Occuparsi meno di loghi, di squadre di calcio, di cumulo di poltrone e più dei veri problemi di questo territorio? Potrebbe essere un’idea.

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