UOMINI SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI

Si parla in Consiglio Comunale di Museo del Paesaggio e alla Maggioranza saltano i nervi: sindaco paonazzo, consiglieri pdiellini scatenati. E il Presidente del Consiglio Comunale non sa fare di meglio che sospendere la seduta. Così la Minoranza è privata del diritto di parola.

La seduta di Consiglio Comunale dello scorso 7 febbraio ha segnato una davvero poco invidiabile “prima volta” nella storia politica della città: come mai era accaduto in precedenza, la Maggioranza ha abbandonato l’aula per far mancare il numero legale e impedire alla Minoranza di poter discutere e votare gli argomenti in discussione. In quel momento, un Ordine del Giorno sulla drammatica situazione in cui l’azione di sindaco e Giunta hanno precipitato il Museo del Paesaggio. Incalzata dalla Minoranza (e segnatamente da chi scrive queste note!), che ha punto per punto contestato l’aggressiva, infondata e provocatoria ricostruzione della Giunta, a sindaco, presidente del Consiglio Comunale e consiglieri di Maggioranza sono saltati i nervi: urla e strepiti, tutti in piedi e via, pur di annullare il diritto di parola. A guidare la fuga precipitosa della Maggioranza, il sindaco in prima persona, scomposto, vociante, aggressivo e paonazzo; dietro, l’allegra e sfrangiata brigata di PdL e Lega Nord. Intorno a Zacchera, i giovani ascari indignati e i fedelissimi pretoriani un po’ agé; a distanza di sicurezza, Montani ridacchiava divertito insieme ai suoi leghisti; tra i banchi, seraficamente imperturbabili, i Popolari ex Udc, con l’aria di quelli che ne han viste tante; qua e là, singoli consiglieri di Maggioranza, allegri e adrenalinici per la scossetta oratoria di mezzanotte.

Ma cosa era successo, durante la discussione sul Museo del Paesaggio? Zacchera e Mantovani hanno ancora una volta duramente e pubblicamente attaccato l’ex direttore Gianni Pizzigoni e l’ex presidente Antonio Biganzoli – e con loro gli altri amministratori del quinquennio 2005/2010 – accusandoli di  “non aver ancora consegnato i conti e l’inventario” e di avere causato un “buco” nel bilancio per il recupero di Casa Ceretti a Intra di 200 mila euro. La Minoranza ha smontato una per una queste argomentazioni, come i nostri lettori ben sanno (cfr. gli articoli sul Museo a questo indirizzo: https://www.verbaniasettanta.it/?cat=11). La l’attacco più grave, ingiusto e pesante di Zacchera è arrivato con l’accusa agli ex amministratori di avere considerato il Museo alla stregua di “un giocattolo”: un vero e proprio schiaffo a un uomo come il direttore Pizzigoni, che ha dedicato quarant’anni di puro volontariato al Museo del Paesaggio, arricchendolo di opere e qualificandolo come polo espositivo e di ricerca a livello regionale.

A questo punto, non sostenendo più l’incalzare dialettico della Minoranza, sindaco e consiglieri di maggioranza hanno perso le staffe: urla ossessive di Zacchera ai consiglieri di opposizione, grida e rumoreggiamenti dei pretoriani berluscones. Un’autentica gazzarra, con l’obiettivo di impedire a chiunque di parlare. E il Presidente del Consiglio Comunale ha prontamente obbedito.

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