VILLA SAN REMIGIO TRA IMMOBILISMO E LENTEZZE

In poche righe la ricostruzione di una grande occasione mancata: quella di fare della villa un centro d’eccellenza nel campo della documentazione, della formazione e delle attività culturali nei settori della botanica, del giardinaggio e dell’architettura del paesaggio.

 La recente devastazione elle ville Taranto e San Remigio ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica il destino di quest’ultima struttura, di proprietà della Regione Piemonte, da molti anni ormai priva di una destinazione in grado di valorizzarne le rilevanti potenzialità turistico-culturali e ciclicamente inserita nei beni di cui la Regione vorrebbe disfarsi mettendoli in vendita. Eppure la storia della villa sarebbe potuta essere diversa, se non si fosse persa l’occasione presentatasi una decina d’anni fa grazie a un progetto di partnership  tra Regione, Provincia, Comune e Fondazione Cariplo. Ecco la storia.

 Nel 2001 la Fondazione Cariplo pubblica il primo bando per le cosiddette opere “emblematiche” riservato al Vco: 15 miliardi di vecchie lire per finanziare progetti di particolare rilievo territoriale in tutta la provincia. Il Comune di Verbania, d’intesa con la Regione Piemonte e la Provincia del Vco, fa predisporre uno “studio di fattibilità” per evidenziare la possibilità di “imporre Villa San Remigio come centro d’eccellenza regionale e nazionale nel campo della documentazione, della formazione e delle attività culturali nei settori della botanica, del giardinaggio e dell’architettura del paesaggio, relativamente ai secoli XIX e XX”. Lo studio di fattibilità concorre al Bando Cariplo e ottiene un finanziamento di 1,5 milioni di euro, che si aggiunge ai finanziamenti promessi dalla Regione Piemonte (4,6 milioni), del Comune (500.000 €) e della Provincia (250.000 €). Comune e Regione annunciano con grande enfasi il progetto e il finanziamento ottenuto dalla Fondazione Cariplo.

Peccato però che dal 2001 sino alla seconda metà del 2004 nulla succede: la Regione (Giunta Ghigo con assessore Racchelli) non delibera il finanziamento di 4,6 milioni pure promessi e nessuno mette mano all’Accordo di Programma che avrebbe dovuto rendere esecutiva la decisione tra i quattro partecipanti (Cariplo, Comune, Regione e Provincia). Sono tre anni letteralmente buttati via, senza che la pratica avanzi di un millimetro.

A giugno 2004 si eleggono le nuove Amministrazioni in Comune (Giunta Zanotti) e in Provincia (Giunta Ravaioli), che subito mettono mano alle questioni aperte e rimaste in sospeso. Tra queste, il progetto di Villa San Remigio con finanziamento Cariplo annesso, che tra l’altro sarebbe scaduto alla fine di quell’anno con conseguente perdita dei soldi stanziati. Nel novembre 2004 il Comune invia una lettera alla Fond. Cariplo, chiedendo una proroga del finanziamento a tutto il 2005. Intanto nel marzo 2005 si vota per il rinnovo della Regione: perde Ghigo e vince la Bresso; Comune, Provincia e Regione riescono in pochi mesi a stendere il testo dell’ Accordo di Programma, che il Consiglio Comunale approva con Deliberazione n. 200 del 20 dicembre 2005. Rispetto agli accordi e alle promesse di Ghigo e Racchelli del 2001, peraltro mai formalizzati con la messa a disposizione delle risorse, la Regione abbassa la sua quota di partecipazione finanziaria da 4,6 milioni a 2,5 milioni, mentre gli altri contraenti confermano le loro rispettive quote (cfr. art. 4 dell’Accordo di programma).

Ma purtroppo il diavolo si insinua nei dettagli: all’art. 3, dove sono indicate le azioni che spettano ad ognuno dei contraenti, si legge: la Regione Piemonte si impegna attraverso la Direzione Patrimonio, a finanziare ed appaltare la progettazione relativa al recupero della Villa e dei Giardini e la Direzione Lavori e, attraverso la Direzione Beni Culturali, a finanziare, tramite i fondi destinati agli Accordi di Programma, il recupero della Villa stessa, per un importo pari ad € 2.500.000(il neretto è mio). In buona sostanza, la Regione ribadisce il suo ruolo di “proprietaria” della Villa e rivendica a sé tutta la progettazione (preliminare, definitiva ed esecutiva), affidando al Comune l’indizione e la gestione dell’appalto e dei lavori. E qui entra in azione la burocrazia torinese: la firma “materiale” dell’Accordo di Programma si riesce a fare – dopo molti solleciti – quasi un anno dopo, negli ultimi mesi del 2006, ma la progettazione che avrebbe dovuto eseguire la Regione non vede la luce. E, se mancano i progetti, non si può né appaltare né eseguire l’opera. Dopo la Bresso arriva Cota, ma nulla si muove. E così a cavallo tra 2011 e 2012 la Fondazione Cariplo comunica la revoca definitiva del finanziamento di 1,5 milioni.

Morale? Una grande occasione di riqualificazione gettata alle ortiche. Le responsabilità? Una Regione totalmente immobile dal 2001 al 2004 e poi – tra il 2007 e il 2011 – terribilmente rallentata dalla burocrazia e dalla superficialità.

  

VILLA SAN REMIGIO. RIPRENDERE IL PROGETTO

 Pungolato dal nostro precedente articolo, Cattaneo s’è messo a cercare tra le carte in Regione e ha scoperto che la Giunta Bresso aveva fatto eseguire la progettazione per il recupero della Villa con un investimento complessivo di 4,7 milioni. Ma qualcuno s’è dimenticato di trasmetterlo al Comune di Verbania per la messa in appalto e così la Fondazione Cariplo ha revocato il contributo di 1,5 milioni. Eppure il disegno può essere ripreso.

Il recente pezzo di VB70 su Villa San Remigio ha davvero smosso le acque su una questione colpevolmente trascurata. Tre giorni dopo, infatti, il consigliere regionale Valerio Cattaneo sul sito di Vco Azzurra TV “risponde a Zanotti” con un’interessante nota nella quale aggiunge il tassello mancante (e prezioso) alla mia ricostruzione.  Cattaneo infatti recupera sui documenti l’azione della Giunta Bresso e testualmente scrive: “la Regione Piemonte ha mantenuto fede agli impegni assunti. Con delibera della Giunta regionale  del 2006 (peraltro va ricordato che la Giunta era targata Bresso!) è stato approvato lo schema di Accordo di Programma tra la Regione, la Provincia del Verbano Cusio Ossola ed il Comune di Verbania finalizzato alla riqualificazione del complesso di Villa San Remigio comprendente la Villa, il Parco e le costruzioni accessorie …. Tra gli impegni assunti dalla Regione, nell’ambito di detto accordo di programma vi era anche quello di appaltare la progettazione e la direzione dei lavori riguardanti il recupero dei giardini della Villa. …  Impegni che l’amministrazione regionale ha puntualmente rispettato, indicendo nel 2007 la gara pubblica per l’affidamento dei servizi di architettura ed ingegneria per la riqualificazione dei giardini facenti parte del complesso di Villa San Remigio …. L’incarico è stato svolto con l’elaborazione dei progetto definitivo acquisito agli atti di questa Amministrazione”.

Ed io che pensavo a una trascuratezza della Giunta regionale di Centrosinistra nel dare esecuzione all’Accordo di Programma! Altro che trascuratezza: la Giunta Bresso ha fatto quello che doveva fare e lo ha fatto in fretta e bene. Ma a questo punto la questione si complica assai: perchè la Regione non ha trasmesso il progetto al Comune di Verbania, che ne avrebbe curato la messa in appalto e poi la realizzazione dei lavori? Più in dettaglio: in che data è stato completato il lavoro di progettazione e consegnato dai professionisti alla Regione-committente? E ancora: i 2,5 milioni che la Regione nell’Accordo di Programma si impegnava a mettere a disposizione del progetto di Villa San Remigio, sono stati accantonati a bilancio o no? Alla fine del 2011 la Fondazione Cariplo ha comunicato la revoca del contributo di 1,5 milioni, imputando i ritardi agli Enti pubblici. Ma di chi sono i ritardi, se Comune di Verbania e Regione Piemonte tra il 2006 eil 2007 hanno fatto tutto quello che dovevano? Attendiamo la seconda puntata della ricognizione di Cattaneo, che certamente darà risposta anche a questi interrogativi.

L’esistenza della progettazione di riqualificazione su Villa San Remigio è certamente una bella notizia e dà forza alla richiesta a Fondazione Cariplo di rimettere in circolazione il contributo di 1,5 milioni revocato a fine 2011. E a questi soldi vanno aggiunti quelli previsti nel PISU per il CEM: una straordinaria opportunità di rinascita di Verbania dopo la distruzione del tornado.

 

A TESTA BASSA. UN IMBARAZZANTE CASO POLITICO

 Anche sul caso di Villa San Remigio e del progetto di riqualificazione con fondi Cariplo, Zacchera ha perso l’occasione di stare zitto. E così la sonora smentita alle sue accuse non è venuta dalla Minoranza, ma dal compagno di partito Valerio Cattaneo.

 Nella ricostruzione della riqualificazione (mancata) di Villa San Remigio di cui agli articoli precedenti, si fa strada un imbarazzante caso politico. E, purtroppo, è sempre il solito. Il caso-Zacchera. Pur di gettare fango sulla proposta del Pd verbanese di utilizzare i 10 milioni del Pisu (destinazione: CEM) per avviare un grande piano di rinascita e di riqualificazione cittadina dopo le devastazione del tornado, al Nostro non è parso vero prima di dettare un comunicato-stampa al Gruppo Consiliare del PDL e poi di intervenire con scomposta aggressività nei commenti di VB70, attaccando in entrambi i casi a testa bassa il sottoscritto, “reo di avere tenuta nascosta nel cassetto l’intesa con la Cariplo … bloccata per cinque anni … con il risultato che Verbania ha perso la dotazione Cariplo di 1,5 milioni di euro”. Che c’azzecchi la storia del contributo Cariplo con la proposta del Pd, nessuno l’ha capito; ma l’obiettivo è sempre e solo quello dell’attacco a testa bassa.

Come sempre, l’accusa di Zacchera si rivela totalmente priva di fondamento. E chi ha avuto la pazienza di leggere gli articoli precedenti lo sa. Ma questa volta la sonora smentita alle imbarazzanti farneticazioni che provengono da Palazzo di Città non arriva solo da documentate e inoppugnabili ricostruzioni della Minoranza: il cumulo di fandonie è smascherato da un compagno di partito, il consigliere regionale Cattaneo, che – carte alla mano – dimostra che proprio grazie alla Giunta Zanotti e alla Giunta Bresso nel biennio 2006-2007 una vicenda che “dormiva” da quattro anni viene ripresa e avviata a soluzione.

Cattaneo, che con onestà intellettuale legge le carte, lo riconosce senza alcuna difficoltà, guarda avanti e pensa a come recuperare un finanziamento forse perso per sempre. Zacchera no.

Lui è sempre lì, a caricare a testa bassa i suoi incubi.

 

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