DEVASTAZIONE E RINASCITA: RIMETTERE IN PIEDI LA CITTA’

I 10 milioni del Pisu devono essere utilizzati per avviare un grande piano di rinascita della città, risanando un patrimonio pubblico profondamente colpito e chiedendo a Stato e Regione di mettere altrettante risorse finalizzate alla rinascita integrata delle Ville Taranto e San Remigio. Intorno a questo progetto si ritroverebbe certamente tutta la città.

La portata dei danni causati dalla bufera di sabato scorso è ormai sotto gli occhi di tutti: accanto a quelli subiti dai privati, appaiono di dimensioni colossali quelli inflitti dal nubifragio al patrimonio pubblico, sia esso di proprietà statale (Villa Taranto), regionale (Villa San Remigio) o comunale (i parchi Cavallotti, Arena, Villa Maioni, Villa Giulia, Villa Olimpia, San Giuseppe, i lungolaghi, le coperture di alcuni stabili…). Le ferite più rilevanti sono quelle subite dal patrimonio arboreo e vegetale (e quindi, indirettamente, dal paesaggio e dall’ambiente) e non potranno essere riassorbite se non nell’arco di moltissimi decenni dalla natura stessa.

A nessuno però sfugge che la devastazioni di Villa Taranto e di Villa San Remigio, sono destinate a causare danni diretti, immediati e imponenti all’economia turistica della città a seguito dell’azzeramento del flusso di visitatori per la chiusura a tempo indeterminato delle due Ville. Assistiamo così in questi giorni all’affannoso moltiplicarsi di proposte (dichiarazione di stato di emergenza e/o di calamità naturale, accise regionali sulla benzina, colletta internazionale per Villa Taranto…) con l’obiettivo di reperire in breve tempo i denari necessari ad un risanamento almeno parziale dei danni.

A questo proposito credo che debba essere presa in serie considerazione da Comune e Regione l’ipotesi di utilizzare i 10 milioni di euro destinati dal PISU al centro eventi dell’arena per avviare quella che si configura come una vera e propria “ricostruzione” degli città nei suoi aspetti più significativi e attrattivi: il paesaggio, l’ambiente urbano, il patrimonio arboreo, le aree e le strutture a fruizione turistica. Non dimentichiamolo: sono a disposizione imponenti risorse della Comunità Europea per la “riqualificazione urbana ” della città. E se l’impiego di queste risorse al centro eventi nulla ha a che vedere con la destinazione imposta dal Bando Pisu, il loro utilizzo per la realizzazione di un autentico progetto di recupero urbano dell’area compresa tra Intra e Pallanza dopo la distruzione di sabato scorso sarebbe invece pienamente coerente con il vincolo “di riqualificazione” e vedrebbe l’immediata e consentanea approvazione di tutta la città. Non più un’opera controversa, contestata e divisiva come il CEM, ma un’azione condivisa, convergente e assentita finalizzata al rilancio di un’intera comunità.

Riunire il prima possibile un “tavolo” di concertazione tra Comune, Regione e Stato, al quale Verbania siederebbe con la “forza” di una dotazione finanziaria imponente, e dunque in grado di richiedere uno sforzo analogo e corrispondente alle altre istituzioni pubbliche proprietarie delle Ville Taranto e San Remigio, nella prospettiva di un recupero e – finalmente! – di un rilancio di queste due grandi risorse integrandole in un progetto unitario di natura turistico-culturale (i giardini, la botanica, i beni artistici e museali); mettere a punto un piano di opere diffuse capace non solo di garantire la riapertura in tempi brevi delle due ville, ma anche di ripristinare e risanare tutti i parchi, le aree e gli stabili comunali danneggiati e di progettare la realizzazione di opere di miglioria e di potenziamento (ad esempio, la copertura dell’arena e la passerella ciclo-pedonale vero Intra, il risanamento e il recupero dell’ex Camera del Lavoro, il recupero integrale degli argini e delle sponde del San Bernardino..).

Significherebbe avviare una stagione di grande coesione cittadina e di altrettanto grande corresponsabilizzazione delle istituzioni regionale e statale. Sarebbe l’occasione per dimostrare che da un evento catastrofico, imprevedibile, ingovernabile e distruttivo può nascere la spinta a una reazione collettiva e virtuosa di una città da troppi anni ripiegata su se stessa.

C’è bisogno di coraggio e di lungimiranza. E forse questa potrebbe essere l’ora giusta.

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