LE IENE NELLA GIUNGLA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE di Claudio ZANOTTI

Prima e al di là delle implicazioni penali e giudiziarie, la vicenda del concorso comunale rilanciata dal servizio tv delle Iene solleva interrogativi non banali: lo stile nell’esercizio del potere, la trasparenza nel processo decisionale, i tempi e i modi dell’azione della magistratura, le ricadute sulla gestione della cosa pubblica, la razionale organizzazione degli uffici e dei servizi della “macchina comunale”. Archiviare senza rimpianti una stagione e aprirne con fiducia un’altra.

Non si può negare che il servizio delle “Iene” dedicato alla vicenda del concorso pubblico per l’assunzione di un dirigente nel Comune di Verbania abbia “fatto il botto” in città, monopolizzando per alcuni giorni il dibattito sugli organi di informazione, sulle piattaforme social, nei luoghi della cosiddetta “interlocuzione fisica” (bar, esercizi commerciali, spazi e luoghi pubblici…) e – selettivamente – tra le forze politiche. Il servizio video, pur riprendendo e rielaborando materiali in larga misura già conosciuti (negli ultimi mesi la stampa nazionale e locale ha rilanciato più volte l’argomento), ha però arricchito la narrazione con almeno tre elementi di indiscutibile novità e di rilevante impatto, anche emotivo: la diffusione dei file audio con le concitate conversazioni tra sindaca e segretaria comunale; le dettagliate ricostruzioni dei diversi passaggi concorsuali affidate alle interviste dei componenti della commissione d’esame; la puntuale testimonianza della vincitrice del concorso.

Invano i nostri lettori cercheranno in questo breve articoletto la consueta, azzurra grafica che segnala la presenza di un link mediante il quale accedere “alle fonti” (in questo caso il filmato del servizio, peraltro diffusissimo sui social). Confesso infatti di avere provato fastidio e imbarazzo invincibili durante la visione del servizio, perché la successione delle sequenze ha reso via via di plastica evidenza uno stile, nell’esercizio del potere da parte di chi detiene pro tempore la più alta responsabilità politica, amministrativa e istituzionale della città, sideralmente distante da quello che ha guidato la mia trascorsa e quasi ventennale esperienza ai vertici di importanti enti e organismi pubblici e del tutto estraneo alla tradizione di governo del centrosinistra verbanese da trent’anni a questa parte. Non si tratta naturalmente di un giudizio di valore (buono/cattivo, giusto/sbagliato…), ma della semplice constatazione di una consolidata postura nell’esercizio del potere in funzioni apicali che ha caratterizzato l’intero ciclo amministrativo e che va archiviata senza alcun rimpianto.

Abbiamo già scritto (qui) che la contesa in corso non ha precedenti nella storia del Comune e potrà essere risolta soltanto con l’attribuzione in sede giudiziaria all’una o all’altra parte delle gravi responsabilità penali reciprocamente rinfacciate. Ma qui non si tratta di una lite tra due quisque de populo da confinare poi in qualche riga del “pastone” di cronaca giudiziaria: da mesi si fronteggiano a colpi di denunce, di servizi giornalistici e di dichiarazioni alla stampa le due figure apicali dell’Amministrazione cittadina, cioè il sindaco e il segretario generale del Comune. Insomma, il vertice politico e quello giuridico di Palazzo di Città. Da quasi un anno i fatti sono noti, le carte disponibili, i testimoni escutibili, le prove esplicitate. Possiamo coltivare la ragionevole convinzione che a Palazzo di Giustizia si stia lavorando al caso, ma la portata della vicenda e il rilievo dei protagonisti impongono che l’opinione pubblica sia rassicurata in ordine alla celerità degli accertamenti e alla rapidità dei provvedimenti che competono all’autorità giudiziaria, per evitare che una fosca indeterminatezza intossichi il clima politico della campagna elettorale in pieno svolgimento. Diciamo che la magistratura deve fare in fretta e bene la sua parte.

Non bisogna però dimenticare che lo scontro al calor bianco che dalla scorsa primavera si combatte intorno ai verbali di questo benedetto concorso ha già prodotto effetti deleteri sull’organizzazione complessiva della “macchina” comunale. Ne parlavamo dettagliatamente da queste colonne ancora nel pieno della scorsa estate (qui), quando si segnalava l’irrazionale e confusa revisione dell’organigramma del Comune, nella quale già allora si diceva che era difficile non riconoscere il portato dell’esito del concorso di qualche mese prima. Non intendiamo sunteggiare qui i contenuti di quell’articolo, che i lettori interessati potranno leggere integralmente utilizzando il link postato. Vogliamo però ribadire oggi con rafforzata convinzione che – al di là e prima dell’accertamento di eventuali responsabilità penali, per le quali non nutriamo alcun interesse – è proprio quella confusa riorganizzazione che va il più rapidamente possibile rivista e superata, per consentire all’Amministrazione Comunale di tornare a operare in base a un più razionale ed efficace modello organizzativo.

Non mancherà il lavoro ai nuovi amministratori che la città sceglierà fra tre mesi.

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1 risposta a LE IENE NELLA GIUNGLA DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE di Claudio ZANOTTI

  1. Renato scrive:

    Oggi, i temi sono chiari, la speranza è che ci sia rinnovamento vero nel centrosinistra, il che, se mi è concesso, significherebbe anche smettere con i veti ad personam, soprattutto da parte di chi fino al giorno prima del servizio delle Iene, lavorava già ad un organigramma che avrebbe incluso nella nuova amministrazione (in caso di vittoria elettorale) , sia i 2 contendenti alle primarie del PD , che l’ex sindaco (che a questo punto confido abbia il pudore di fare un passo indietro). Pare invece che “i veti” non cadano, perché è molto manicheo parlare di unire e valorizzare le differenze, ma se osi criticare qualche personaggio che al potere c’è stato e ha controfirmato scelte decisamente discutibili, divento “il cattivo” nelle segrete stanze delle decisioni… Il tempo è galantuomo, io ho pazienza. Comunque bel pezzo

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