IL COMUNE E LA “MACCHINA” DA NON SOTTOVALUTARE di Claudio ZANOTTI

In meno di dieci anni dal Comune sono passati quattro (cinque) segretari generali (nei quarant’anni precedenti se ne contano tre…), mentre importanti settori dell’Amministrazione (Urbanistica, Informatica, Digitalizzazione, Manutenzioni, Tributi…) hanno subito un impoverimento di risorse umane per pensionamenti, dimissioni e mobilità esterna. Ed è di qualche settimana fa la decisione di “raddoppiare” il dipartimento economico-finanziario. Come si presenta la “macchina comunale” a pochi mesi dalle elezioni che inaugureranno un nuovo ciclo amministrativo?

Ai primi di giugno la Giunta comunale di Verbania ha approvato una delibera (qui) con la quale il Dipartimento Economico-Finanziario, da sempre uno dei “pilastri” dell’Amministrazione, è stato smembrato in due distinti dipartimenti. Senza entrare nel merito delle ipotesi – circolate pubblicamente sui social – di un nesso tra l’assunzione di questa delibera e l’esito di un recente concorso per la copertura di un posto apicale in Comune, chi avrà avuto la pazienza di leggere il provvedimento (dieci pagine, di cui le prime cinque evocano l’eloquio del conte Mascetti), difficilmente coglierà le ragioni che hanno ispirato un provvedimento così drastico e inatteso, teso a modificare in radice un Dipartimento amministrativo che è costitutivo della “macchina” comunale proprio in virtù del suo assetto unitario (a mo’ d’esempio, si vedano i Comuni di Novara e Vercelli).

Questa decisione, che pure si segnala per un impianto poco razionale e scarsamente motivato, offre però lo spunto per una riflessione più ampia sull’assetto organizzativo comunale che nel corso degli anni si è venuto strutturando (o destrutturando…). Di seguito riproduciamo l’organigramma di sintesi oggi vigente, (qui invece un’illustrazione più puntale):

In arancione le modifiche introdotte nel giugno 2023

Il primo elemento che balza agli occhi è la mancanza di compattezza, coerenza e organicità di quello che è pur sempre un “organigramma”. Il primo Dipartimento appare un piccolo coacervo di servizi e uffici la cui disomogeneità si rivela nella genericità del titolo stesso del dipartimento (“Direzione operativa”). Il quinto Dipartimento, creato ex novo per scorporo dal secondo e affidato al nuovo dirigente vincitore di concorso, si risolve di fatto in un solo Ufficio, quello che tradizionalmente si occupa delle Entrate; al esso si affianca misteriosamente l’ufficio dei servizi sportivi. Il secondo Dipartimento mantiene le caratteristiche dello storica struttura economico-finanziaria (bilancio, contabilità, personale, controllo di gestione, partecipate), cui si aggiungono i “rapporti” con il teatro Maggiore (ma la Fondazione non è una partecipata?). Mantengono il loro assetto consolidato i Dipartimenti ai Lavori Pubblici, all’Urbanistica e ai Servizi alle Persone.

Suscita poi sorpresa il “pacchetto” di uffici collocati al di fuori dei sei Dipartimenti. Da un lato è presente una neocostituita Unità di staff per le “transizioni” (ecologica, energetica, digitale) e i progetti finanziati con il PNRR, le cui funzioni restano oscure e indeterminate, dall’altro compare il Corpo di Polizia Municipale. Unità di Staff e Corpo di Polizia che sembrano dipendere direttamente dal sindaco, che per legge non ha e non può esercitare funzioni dirigenziali, e non da un dirigente, visto che a sovraintendere la prima è indicata una figura genericamente definita “Responsabile”, mentre del Corpo di Polizia non viene indicato alcun responsabile. Infine, in una posizione di denudato isolamento, il Segretario Generale, che cura segreteria e verbalizzazione di Giunta e Consiglio Comunale e veste giuridica dei contratti.

Da ultimo, costituisce un fatto inedito (e per nulla convincente) che quattro dei sei dipartimenti abbiano una “doppia” conduzione: il primo e il secondo hanno al vertice la stessa figura apicale (un “responsabile” e non un dirigente), così come il quinto e il sesto, guidati entrambi dal dirigente neoassunto. Il terzo e il quarto dipartimento sono invece presidiati dai due “storici” dirigenti in forza al Comune.

A fronte di un organigramma così disomogeneo e incongruo, mi sentirei di consigliarne il radicale rifacimento in linea con quanto suggerito quasi dieci anni fa: “una semplificazione della struttura comunale, che si traduca in una netta riduzione….dei Dipartimenti e delle figure apicali/dirigenziali annesse a quattro: Dipartimento Territoriale, Dipartimento Finanziario, Dipartimento Servizi alle Persone, Dipartimento Istituzionale);  poi, a cascata, la semplificazione degli Uffici e l’attribuzione puntuale e inequivoca di compiti e mansioni a ciascuna figura professionale per massimizzarne il rendimento”.

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La succinta ricognizione delle aree amministrative reclama di essere completata da qualche considerazione sullo stato generale delle “risorse umane” del Comune. Al di là dei processi fisiologici che incidono sulla pianta organica di un ente pubblico (pensionamenti, mobilità in entrata e in uscita, espletamento dei concorsi, comandi…), è indiscutibile che nel corso degli ultimi anni il Comune abbia subito un complessivo e accelerato impoverimento del proprio organico. Eclatante è il caso di una figura strategica come quella del Segretario Generale, la cui azione dovrebbe costituire un fattore fondamentale di garanzia, di equilibrio, di moderazione e di compensazione nei rapporti tra i dirigenti e tra dirigenti e amministratori: se in quarant’anni e più il Comune ha avuto sostanzialmente tre Segretari, dal 2014 in avanti ne sono transitati quattro e già s’annuncia il quinto: crediamo che a nessun attento osservatore della vita del Comune siano sfuggite le conseguenze di questo accelerato e confuso turn over.

Esistono poi dei settori dove il depauperamento delle risorse umane determinato dalla mobilità in uscita, dalle dimissioni dal servizio e dai pensionamenti non reintegrati appare con più evidenza, con ricadute negative sulla qualità dei servizi erogati. Abbandoni importanti si sono registrati ad esempio nell’area della digitalizzazione (settore informatica e sistema informativo territoriale), nel settore delle manutenzioni ordinarie straordinarie, nel settore della pianificazione urbanistica. I pochi mesi che ci separano dalla conclusione dell’attuale ciclo amministrativo dovrebbero indurre le forze politiche cittadine a una meditata considerazione di questo tema che, se non affrontato per tempo, rischia di consegnare agli amministratori eletti nel giugno 2024 una “macchina” comunale plasmata sui mutevoli orientamenti di una gestione politica personalistica e non sulla razionale impostazione di una struttura che deve avere di mira la solidità operativa di un’istituzione la cui permanenza nel tempo supera quella degli amministratori che pro tempore vi si dedicano.

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In questa prospettiva sembrano molto attuali e pertinenti le osservazioni di metodo contenute nella parte finale del documento-appello presentato dalla lista civica AmbienteVerbania, laddove si auspica l’adozione di uno stile di esercizio delle responsabilità politiche apicali ed esecutive rispettoso della collegialità degli organismi, della separazione dei compiti di amministrazione e di gestione, delle distinti funzioni attribuite dalla legge agli organi dell’Amministrazione Comunale e dell’autonomia delle diverse aggregazioni politiche (partiti, liste civiche..) che hanno raccolto e organizzato il consenso degli elettori; l’assunzione di un metodo di governo amministrativo che nel processo decisionale rigetti le derive dirigistiche e le tentazioni autoritarie, privilegiando al contrario il confronto interno e il coinvolgimento degli attori legittimati dal voto elettorale.”

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