IMMOBILI COMMERCIALI DEL COMUNE: I REDDITI ORMAI VALGONO POCO

Dagli affitti commerciali dei suoi immobili il Comune ricava meno dell’1% delle Entrate correnti: all’incirca 170.000 € all’anno da una dozzina di immobili. I soldi per opere e servizi bisognerà cercarli altrove.

In attesa che la Commissione Consiliare Bilancio e Finanze inizi a discutere del Bilancio di Previsione 2012 (per rinfrescare la memoria, leggere qui), abbiamo fatto una rapida ricerca per capire quanto incassa il Comune dagli immobili ad uso commerciale di sua proprietà dati in locazione a privati. La ricognizione ha permesso di disegnare un quadro decisamente sobrio, come s’usa dire oggi.

Come è noto, il Comune è proprietario di un molti immobili, la maggior parte dei quali destinati allo svolgimento delle attività istituzionali o elettive dell’ente: le tre sedi comunali, la biblioteca civica, l’ex Municipio di Intra in piazza Ranzoni, tutti i plessi delle scuole materne, elementari e medie inferiori, l’ex Rosa Franzi, l’edificio ex San Luigi che ospita la cucina centralizzata e il plesso Franzosini-Ferrini, palazzo Cioia, gli edifici delle canottieri di Intra, Pallanza e Suna, l’ex orfanotrofio “Carolina Alvazzi”. A qualche altro ancora. Sono poi di proprietà comunale poco più di 300 appartamenti affittati nel corso dei decenni alle famiglie con i requisiti di legge per ottenere una cosiddetta “casa popolare” (altri 350 alloggi “popolari” sono invece di proprietà dell’ATC).

Poi ci sono gli immobili (edifici e terreni) messi a reddito, cioè quello ad uso commerciale affittati a soggetti diversi. Sono circa una dozzina, di valore edilizio e commerciale molto diverso, che fruttano al Municipio canoni annui per complessivi 170.000 €. Di questa somma, la metà deriva dai canoni d’affitto dei pezzi più pregiati: la discoteca Andromeda, il bar-piadineria tra c.so Europa e via Buonarroti e la farmacia di Fondotoce. Se si considera che le Entrate correnti del Comune assommano annualmente a circa 26 milioni, il contributo derivante dalla cosiddetta “valorizzazione” del patrimonio edilizio pubblico è davvero modesto: 0,7%. Gli affitti dei cittadini che occupano i 300 alloggi “popolari” del Comune vengono spesi attraverso l’ATC, che si occupa della manutenzione ordinaria degli edifici e di tutta la gestione amministrativa e finanziaria; al Comune non resta in tasca pressoché nulla.

La ragione dell’esiguità dei ricavi risiede nel numero ormai assai limitato di immobili di proprietà comunale non destinato alle attività istituzionali o elettive. Negli ultimi 30 anni l’Amministrazione, che pure alla fine degli anni ’70 aveva “ereditato” un rilevante patrimonio immobiliare a seguito dell’estinzione di numerose “opere pie” ed “enti morali” costituiti a cavallo tra fine ‘800 e primo ‘900, ha messo in vendita moltissimi edifici allo scopo di finanziare opere e investimenti pubblici senza dover contrarre mutui con le banche. Una stima approssimativa indica in almeno una dozzina di milioni di euro il ricavato delle vendite effettuate dal Comune nell’ultimo decennio.

Oggi il patrimonio disponibile per vendita o locazione è quasi completamento esaurito  e questo spiega anche l’esiguità degli affitti incassati. Dunque, per finanziare investimenti e servizi i soldi bisognerà andare a cercarli altrove.

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