PIENE E MAGRE DEL LAGO MAGGIORE: QUARTA PARTE di Italo ISOLI

Considerando l’assoluta mancanza di neve anche in quota e il livello bassissimo  degli invasi idroelettrici, la condizione delle risorse idriche a valle della diga è da considerarsi sicuramente grave, anche  per l’alimentazione del Po che sta vivendo un’eccezionale  situazione di magra.

I bassi  livelli del lago Maggiore, legati alla lunga assenza di precipitazioni nel 2014, sollecitano Verbania 70 a riprendere per la quarta volta il tema delle variazioni di livello del lago che stanno attirando l’attenzione degli abitanti dei Comuni costieri, ma soprattutto la preoccupazione dei gestori dell’invaso per le carenze idriche a valle della diga della Miorina, nella prospettiva della difficoltà di utilizzo irriguo primaverile, qualora la siccità prosegua anche in periodo invernale.

Meteosvizzera, con un articolo del 5 Gennaio 2015, “Laghi bassi ma non troppo”,  e in concomitanza a un livello del lago di 192.54 m s.l.m. all’idrometro di Locarno, cita la banca  dati dell’Ufficio Federale dell’Ambiente,  con i livelli dal 1988 ad oggi, per evidenziare che “non è poi così raro avere un livello del lago così basso, anche per periodi prolungati” e evidenzia  livelli inferiori  per ben 11 lunghi periodi, con un minimo di 192.12 m s.l.m. il 3 Gennaio 2006.

Sempre il 5 Gennaio 2015 , l’idrometro di Sesto Calende (sito laghi.net) segnava un livello di 192.92 m s.l.m., apparentemente più alto di quello svizzero, ma non è che il lago va in salita, la differenza è dovuta a un diverso sistema altimetrico di riferimento fra la Svizzera e l’Italia, per cui per poter confrontare i due livelli, occorre aggiungere alla quota svizzera 0.352 m e quindi  il livello del lago a Locarno il 5 Gennaio va valutato come 192.89;  così la superficie del lago ritorna piana, come accade quando gli afflussi e i deflussi sono modesti, mentre, in condizioni di piena, si avverte la pendenza del lago, con un dislivello fra Locarno e Sesto Calende che può raggiungere qualche decimetro.

Tutto nella norma quindi?  Purtroppo no.  Il Consorzio del Ticino, sempre il 5 Gennaio 2015, indicava una portata erogata nel Ticino di 123 mc/s e un afflusso al lago di soli 80.3 mc/s contro una media storica di 133 mc/s, per cui, tenuto conto degli obblighi di rilascio di un Deflusso Minimo Vitale nel Ticino,  il livello del lago, in assenza ulteriore di precipitazioni,  è destinato inevitabilmente a scendere, sia pur lentamente, come si può osservare nel relativo grafico idrometrico sul sito web del CNR ISE di Pallanza

Il livello a Sesto Calende, di 192.92 m s.l.m., è appena al di sotto dello zero idrometrico che si colloca a 193.01 m s.l.m., e nel periodo di misura dal 1942 ad oggi,  ci sono stati effettivamente molti eventi fino a 192.50, da considerarsi minimi insuperabili, ma la media dei livelli di Dicembre-Gennaio è stata di almeno un metro superiore,  per poi scendere in Febbraio-Marzo a causa dell’accumulo nevoso in montagna e del rilascio per uso irriguo.

Pertanto, considerando l’assoluta mancanza di neve anche in quota e il livello bassissimo  degli invasi idroelettrici, la condizione delle risorse idriche a valle della diga è da considerarsi sicuramente grave, anche  per l’alimentazione del Po che sta vivendo un’eccezionale  situazione di magra.

Certamente questa condizione renderà più forti le richieste del Consorzio del Ticino  di mantenere un maggiore invaso idrico nel periodo estivo, oggi consentito in via sperimentale,  nel periodo fra il 15 Marzo e il 15 Settembre, solo fino alla quota + 1.25 sopra lo zero idrometrico, mentre d’inverno è consentito + 1.50, ossia 194.50 m s.l.m.

Nelle puntate precedenti si è dato spazio al dibattito che ha visto  posizioni molto diversificate e che qui si ricordano:  i rappresentanti del Parco Lombardo del Ticino hanno chiesto di procedere senza indugio all’innalzamento estivo sino a +1.50; i rappresentanti dei Comuni e degli Enti di Gestione del Demanio del lago Maggiore, hanno manifestato la propria contrarietà all’avvio della sperimentazione.

Nell’impossibilità di conciliare le posizioni diametralmente opposte, l’Autorità di Bacino, in data 12 Maggio 2015, ha approvato l’avvio della sperimentazione mediante l’istituzione di un Tavolo Tecnico. Sino al 2018 sarà verificata la possibilità di innalzamento fino a + 1.25 m dallo zero idrometrico, mentre al termine di tale periodo sarà valutata la possibilità di ulteriore innalzamento sino a + 1.30 m.

Appare però evidente che esiste un limite naturale oltre il quale qualsiasi controllo diventa impossibile: nel caso delle piene autunnali il tenere il livello del lago basso influisce positivamente sul primo colmo di piena ma, se si determinano importanti colmi successivi, le possibilità di controllo diminuiscono significativamente; nel caso delle magre autunnali, quando si verificano siccità prolungate come quelle del 2105, non c’è livello alto di partenza che consenta di mantenere sufficienti volumi d’acqua.

La soluzione ipotizzata nell’ambito della sperimentazione proposta dall’Autorità di Bacino dovrebbe essere quella della previsione meteorologica di lungo periodo che dovrebbe consentire una gestione più certa dell’insieme del sistema idrologico che comprenda sia gli invasi naturali, che quelli artificiali sia italiani che svizzeri, ma che al momento sembra ancora futuribile.

Questo problema ci introduce in un altro dibattito che è ovviamente  molto sentito e riguarda il fatto se questa situazione di siccità e di caldo anomalo sia da considerarsi un effetto del cambiamento climatico o se faccia parte di una normale variabilità meteorologica.

La distinzione fra i due aspetti non è oziosa nel senso che temperatura e precipitazioni sono naturalmente variabili e non ha senso esaminare un breve periodo per dedurne un trend di cambiamento, mentre è invece l’esame  di serie di misure sufficientemente lunghe che consente di fare valutazioni di possibili cambiamenti climatici in corso e conseguenti proiezioni sul futuro.

In pratica abbiamo visto che, dopo un 2014 eccezionalmente  piovoso, si è verificato un 2015 particolarmente asciutto ma anche questa variabilità potrebbe essere poco significativa se non esaminata  a sua volta nell’ambito delle variazioni pregresse su un arco di tempo abbastanza lungo, pur senza  addentrarci nelle cause di tali cambiamenti, argomento ancor più difficile.

Per restare alla situazione italiana e in particolare a quella alpina e prealpina possiamo ricorrere ai numerosi studi in corso, prevalentemente basati sull’evidente trend di aumento della temperatura media annua.

Un modello  abbastanza recente (2011), relativo alle “Variazioni delle componenti del  bilancio idrologico nel clima futuro”  nella zona alpina, messo a punto da Claudio Cassardo, Naima Vela e Marco Galli del Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino, (si legge per stralci su internet), prevede un aumento delle siccità estive,  dovuto alle diminuzioni delle precipitazioni e un aumento dell’evaporazione causato dall’aumento di temperatura, una diminuzione delle precipitazioni nevose d’inverno a favore di quelle piovose, con conseguente aumento degli episodi alluvionali, quindi complessivamente un’accentuazione degli eventi estremi.

Circa le cause del cambiamento climatico suggerisco la lettura, sempre del Prof. Claudio Cassardo, di un recentissimo articolo, “2015:temperature record con distacco” (liberamente leggibile su internet), che associa l’anomalia termica del pianeta di ben 0.85°C, dal 1880 ad oggi, al fenomeno del El Nino, che accumula il 90% dell’energia termica nelle acque degli oceani.

Il dato terrificante è che anche solo nel 2015, con un’accelerazione dell’ aumento di temperatura di ben 0.46 °C, a partire dal 1981, considerato enorme dai climatologi,   gli oceani avrebbero  assorbito una quantità di calore pari a 27 miliardi di miliardi di joule, pari all’energia di circa 400 milioni di bombe atomiche!!!

In pratica dei 2°C di riscaldamento globale a partire dal 1880,  da considerare come limite da controllare, mediante la limitazione dei gas climalteranti, di cui si è parlato all’incontro della COP a Parigi, ce ne saremmo  già mangiati quasi la metà.

Ovviamente sull’argomento esistono anche i negazionisti: chi vuol informarsi su quelli italiani  può cercare, sempre su internet, le varie dichiarazioni del Prof. Franco Battaglia, che conduce una sua personale battaglia (nomen omen) contro la comunità scientifica ambientalista  che afferma che il riscaldamento globale è causato dall’uomo,  contro  le energie rinnovabili,  rigorosamente filonuclearista (a Chernobil ci sarebbero  stati solo 28 morti fra i soccorritori) , contro la raccolta differenziata, ecc. ecc..

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