QUATTRO SFIDE PER UN SALOTTO di Nico SCALFI e Claudio ZANOTTI

Le ampie superfici di “cemento architettonico” e di serizzo del lungolago di Pallanza impongono da subito il dispiegamento di azioni che evitino la trasformazione di quella che era una carreggiata stradale affiancata da stalli per la sosta in un’incompiuta. Se sulla pavimentazione siamo ormai al punto di non ritorno, molto può essere fatto per l’arredo arboreo esistente (pensato un quarto di secolo fa da Piero Hillebrand), per la qualificazione artistico-culturale delle nuove aree pedonali scoperte, per riprendere una visione d’insieme della riqualificazione della frazione di Pallanza in sintonia con i contenuti e le prescrizioni del PNRR.

Il progressivo avanzamento dei lavori di pedonalizzazione e pavimentazione del lungolago di Pallanza sta facendo emergere un giudizio di sintesi destinato ad alimentare polemiche e fondate preoccupazioni e a indebolire in partenza una sfida (quella della creazione del salotto di Pallanza) intorno alla quale da più di quarant’anni si interroga e si confronta la politica cittadina. Al di là delle frivole banalizzazioni da logomachia preelettorale (i tempi del raddoppio del parcheggio ex Orsoline, che comunque si farà in tempi ragionevoli; la fine dei lavori prima o dopo Pasqua; il ristoro ai dehors), l’imminente completamento dei due lotti fa emergere almeno quattro questioni tutt’altro che trascurabili: la qualità della pavimentazione, l’assetto del verde, la qualificazione degli spazi, la visione d’insieme. Vediamoli.

LA PAVIMENTAZIONE. Quando – un paio d’anni fa – si commentava su queste pagine virtuali (qui) l’avvio dell’iter di pedonalizzazione del lungolago sulla base di un sobrio (striminzito?) piano di fattibilità, era stato espresso l’auspicio che nelle successive fasi progettuali si tenesse nel debito conto il fatto che “l’ inserimento di materiali (cls) o tipologie (lastre di serizzo) nuovi deve integrarsi in maniera convincente con le consolidate preesistenze lapidee che caratterizzano l’intorno immediato della piazza. Così purtroppo non è stato e i motivati alert sollevati dentro e fuori l’Amministrazione per una cura più attenta alla qualità dei materiali, alla loro collocazione e alla loro interna distribuzione sono stati – secondo un mood ormai consolidato – sostanzialmente disattesi. La vasta distesa di “calcestruzzo architettonico” parla con una muta e invincibile eloquenza e paradossalmente richiede già ora che si pensi a una sua convincente “mitigazione” funzionale.

IL VERDE. L’amplissima copertura cementizia (sia pure “architettonica…”) ha immediatamente alimentato un dibattito – ahimè soltanto social, e dunque privo di qualunque utile ricaduta propositiva – sulla mancanza di elementi vegetali sia per mitigare il surriscaldamento estivo, sia per “arredare” il nuovo spazio pedonale, magari rinverdendo (termine quanto mai adatto…) la mitologia della panchina all’ombra a beneficio della ritemprante sosta dei pensionati. A questo proposito va tenuto presente che, mentre l’originario progetto di fattibilità prevedeva la parziale eliminazione del verde storicamente presente sulla piazza, il successivo sviluppo del piano ne ha consentito l’integrale preservazione, nel rispetto della sedimentazione storia degli interventi sull’area. Risultato forse modesto, ma non del tutto disprezzabile, soprattutto se si tiene conto di come nel corso di questo biennio si è sviluppato (meglio: non si è sviluppato) tanto il pubblico dibattito sulla progettazione, quanto il confronto politico-amministrativo propedeutico allo sbocco decisionale. Atteso che parrebbe oggi bizzarro procedere alla forellatura del calcestruzzo appena posato per inserire qua e là alberelli a futura vocazione “mitigante”, la valorizzazione arborea va coltivata sottoponendo subito a un profondo lavoro di manutenzione e di ripristino l’impianto progettuale che nel 1997 aveva guidato il rifacimento della passeggiata a lago, con specifico e puntuale riferimento all’arredo arboreo concepito da Piero Hillebrand (vedi qui, qui e qui) e fondato sull’ambiziosa compresenza di essenze in grado di assicurare fioriture e cicli vegetativi sull’arco dell’intero anno. Un’ambizione cui purtroppo non ha corrisposto nel successivo quarto di secolo una gestione manutentiva all’altezza, ma che mantiene intatta tutta la sua forza di suggestione e la capacità di integrarsi virtuosamente con la nuova configurazione della piazza pedonalizzata. È possibile prendere come riferimento  quanto fatto presso Villa Giulia con l’intervento di manutenzione straordinaria del patrimonio botanico del giardino avvenuto tra nel 2020-2021, che non ha perseguito alcun obiettivo stravolgente, ma con pragmatismo ha sapientemente valorizzato, mantenuto, ridato ordine e rivitalizzato le essenze esistenti, correggendo ad un tempo tutta una serie elementi inseriti nel giardino in modo non consono nei lustri passati. La logica conservativa e di valorizzazione dell’intervento eseguito presso il giardino della villa oggi potrebbe essere ripresa per adeguare il verde del lungolago al nuovo contesto della piazza pedonalizzata.

LA QUALIFICAZIONE DEGLI SPAZI. La distesa dei blocchi di calcestruzzo architettonico e delle lastre di serizzo non può restare un indistinto spazio vuoto esposto al rischio di una generalizzata e disordinata occupazione di ombrelloni e tavolini, ma deve essere percepito come uno spazio qualificato, significativo e attrattivo. Opus magni sudoris, verrebbe da dire. In questa prospettiva un ruolo importante potrebbe essere giocato dalle istituzioni culturali del territorio, in primis dal Museo del Paesaggio. La distesa cementizia potrebbe essere allora abitata da installazioni artistiche a tema e/o a percorso, in grado di offrire a residenti e a turisti occasioni inedite di fruizioni culturali e di caratterizzare il lungolago di Pallanza come un luogo di “ricreazione” originale e ricercato. Si tratta insomma di riprendere e arricchire esperienze episodiche come quella de “Lo sbarco” di Velasco Vitali, di promuovere talenti locali come lo scultore Carlo Manini, di valorizzare materiali di pregio conservati nei luoghi d’arte della città, di offrire lo splendido affaccio a lago di Pallanza a esposizioni di richiamo nazionale e internazionale. E altro ancora.

LA VISIONE D’INSIEME. I fondi del PNRR, grazie ai quali è stato possibile finanziare a fondo perduto il rifacimento del lungolago, richiedono che l’intervento realizzato si inserisca in un più articolato e vasto progetto finalizzato a trasformare in profondità e permanentemente l’intero profilo della frazione di Pallanza, innescando processi di virtuosa trasformazione urbana e socio-economica. In questo caso la cornice progettuale più ampia non si è vista, vuoi per il verticismo dirigistico del processo decisionale, vuoi per la mancanza di dibattito e di confronto nelle appropriate sedi istituzionali, vuoi per la grave e persistente afasia delle forze politiche cittadine. Pedonalizzazione, ripavimentazione e riqualificazione di piazza Garibaldi devono essere considerate come un tassello (importante, ma pur sempre tassello) del più ambizioso progetto (leggi qui) di traslazione a monte della città dei flussi di traffico veicolare per liberare dalle auto (in transito e in sosta) l’affaccio a lago compreso tra la Beata Giovannina e la foce del San Giovanni, consentendo alla nostra città di esprimere compiutamente il suo straordinario potenziale di attrattività turistico-commerciale. Accanto alla qualificazione ambientale e a quella artistico-culturale evocate più sopra, deve però essere elaborato un disegno di riqualificazione urbana che – partendo dagli interventi di ripavimentazione in acciottolato realizzati nel primo decennio del secolo verso lago tra piazza Gramsci, San Leonardo e via Tacchini e quelli verso Vila intorno alla chiesa di Santo Stefano – realizzi la loro cucitura attraverso la ripavimentazione in pietra del quadrante compreso tra Villa Olimpia, piazza Pedroni, l’asse di via Guglielmazzi, piazza Pasqué e le adiacenze della scuola di polizia penitenziaria, con un’attenzione tutta particolare a piazza Giovanni XXIII già oggetto una dozzina d’anni fa di un malriuscito intervento di ridisegno. Insomma, una visione d’insieme che, muovendo dal rifacimento di pregio degli spazi pubblici, riconsegni finalmente la Piazza e la Vila a un destino comune caratterizzato da una riqualificazione complessiva urbanistico-edilizia, viabilistica, urbana e socio-economica, nel segno della progressiva emancipazione dai flussi automobilistici, di una mobilità interna non invasiva e sostenibile, di una pedonalità turistica in grado di rivitalizzare l’attività commerciale, di una intelligente valorizzazione del patrimonio edilizio del centro storico.

A dire che forse piazza Garibaldi….non è solo piazza Garibaldi.

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