DALLE POLITICHE SOCIALI ALL’ASSISTENZIALISMO

Due anni di Giunta Destra/Lega Nord sono bastati per voltar pagina rispetto a una lunga e feconda stagione amministrativa fatta di vere politiche sociali. Ora viviamo il tempo dell’assistenzialismo, che rischia di spezzare i vincoli di solidarietà comunitaria.

L’imminente, importante inaugurazione del nuovo Centro Diurno Terapeutico del Consorzio Servizi Sociali del Verbano (cfr https://www.verbaniasettanta.it/?p=2612) il prossimo 20 giugno offre lo spunto per una breve riflessione sulla qualità delle politiche sociali perseguite dal Comune di Verbania nei due anni di Maggioranza PdL/Lega Nord.

Innanzitutto la dicitura “politiche sociali” non ha più ragion d’essere: se si escludono tutte le attività già in corso o già progettate/finanziate nella primavera 2009 ereditate dalla Giunta di Centrosinistra (mensa sociale diurna e serale, cantieri di lavoro anticrisi, housing sociale, progetto di prossimità, progetto s-scorta, stanziamenti straordinari per l’assistenza economica, borse-lavoro per soggetti svantaggiati..) o gestite dal Consorzio Servizi Sociali (nuovo Centro Diurno Terapeutico in viale Azari, progetto “assegni di cura” contro l’istituzionalizzazione degli anziani..), in questi biennio le politiche sociali sono di fatto scomparse dall’orizzonte politico-amministrativo cittadino, lasciando posto al ritorno in grande stile del vecchio, caro assistenzialismo.

Con “politiche sociali” infatti s’intende un complesso di interventi tesi a realizzare servizi pensati e strutturati per l’intera comunità cittadina e fruiti di volta in volta da coloro che – in determinate circostanze della loro vita – si trovano in una condizione di riconosciuto bisogno di sostegno. Sono politiche sociali gli asili nido, le mense scolastiche, la mensa sociale, l’assistenza sociale e domiciliare, i servizi per i minori (affidi, adozioni, sostegno familiare diretto, comunità-alloggio, educativa territoriale..), i servizi per i disabili, i servizi di reinserimento lavorativo di soggetti svantaggiati. E altri ancora, che la lungimiranza e la passione delle Amministrazioni che si sono via via succedute hanno saputo costruire. Le politiche sociali sono la risposta “alta” a un diritto che la comunità riconosce ai propri componenti nel momento di una loro particolare necessità.

Con “assistenzialismo” si intende invece l’intervento individuale, svincolato da una logica di “servizio complesso” riconosciuto come risposta a un “diritto”, teso a riconoscere al singolo una gratificazione occasionale (in denaro, non in servizi), concepita come atto discrezionale di attenzione di chi detiene il potere nei confronti di colui che versa in uno stato di bisogno. L’intervento assistenzialistico non riconosce un diritto, ma genera una dipendenza del destinatario verso il benefattore; è un atto unilaterale che di volta in volta “premia” questo o quello, ma non radica un diritto e non genera un sistema strutturato e permanente di servizi. Va e viene a discrezione, secondo la logica del conservatorismo compassionevole tipico della destra repubblicana statunitense.

E in questa logica assistenzialistica si iscrivono le cosiddette “novità” di questa discutibile stagione politico amministrativa: il denaro (poco, ma cash) dei bonus (bebè, bicicletta, computer), il pacco-dono della raccolta alimentare nei supermercati, la mensa separata del “piatto caldo” per superpoveri e disperati che qualche mese fa è stata annunciata dall’assessore in Commissione. Ed è una logica che Destra e Lega Nord tentano di praticare anche ai livelli più alti, come ad esempio in Regione Piemonte: si tagliano senza remore le risorse per i servizi delle politiche sociali e si danno un po’ di assistenzialistici soldi cash direttamente alle famiglie in forma di bonus bebè o bonus pannolini.

Magari nel breve periodo arriverà qualche voto in più dal beneficato di turno. Poi pagheremo drammaticamente tutto, con gli interessi.

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