IL VENTO DI MILANO E IL DESTINO DI VERBANIA

Due anni dopo le “Comunali”, si apre il “cantiere di lavoro” del Centrosinistra. Dovrà portare all’elaborazione di un’idea alta e forte di comunità cittadina, che fra tre anni possa incarnarsi in un progetto politico mobilitante e in un programma amministrativo fresco, robusto, realistico, coerente. Come è accaduto a Milano.

Dopo le bellissime giornate della tornata elettorale amministrativa di maggio, moltissimi militanti del Centrosinistra hanno affermato che, se si fosse votato anche a Verbania e in Provincia, si sarebbe vinto come a Domodossola e a Novara. E hanno certamente ragione. Sono infatti venute meno a Verbania – tra il 2009 e il 2011 – le due condizioni che, sole, hanno fatto vincere la coalizione PdL/Lega Nord: lo straordinario favore di cui godeva allora nell’opinione pubblica nazionale la coalizione berlusconiana; la candidatura unica della coalizione di Destra, sostenuta anche da Udc e Casa Pound, che – nessun altro caso in Italia – ha determinato la presenza di due soli candidati a sindaco già al primo turno. E in una città che dal 1994 è politicamente di destra, il candidato unico di quella coalizione è stato un fattore risolutivo.

Se avessimo votato oggi, avremmo avvertito (e goduto di) ben altro vento nazionale e ci saremmo trovati al primo turno con almeno quattro candidati a sindaco (uno del centrosinistra, uno di Pdl e Lega Nord, uno di Udc e Fli, uno dei Grillini), se non cinque (estrema destra/Fiamma Tricolore): ballottaggio sicuro e vittoria al secondo turno assai probabile. La percentuale ottenuta nel 2009 dal Centrosinistra alle Comunali (46%) era già allora la più alta al primo turno tra tutti i capoluoghi di provincia del Nord, a conferma della forza e del radicamento della nostra coalizione in città anche in una condizione politica generale allora molto, molto difficile. Visto che, purtroppo, da noi non s’è votato, come fare tesoro sul piano locale della bella affermazione del Centrosinistra di due settimane fa?

Innanzitutto è indispensabile proseguire nel compito che ci hanno affidato nel 2009 gli elettori: controllare quotidianamente l’azione dell’Amministrazione; incalzare PdL/Lega Nord  su tutte le scelte ritenute non condivisibili; reclamare la coerenza tra le cose promesse due anni fa dalla Maggioranza e le decisioni via via assunte; opporsi con inflessibile e documentata determinazione alle iniziative più dannose per la città (l’ibrido pachiderma dell’arena, la soppressione di LiberoBus, il secondo lotto di San Vittore, l’azzeramento delle politiche sulla mobilità cittadina, la completa latitanza sulle politiche del lavoro, il sonno profondo sulla “vertenza Acetati”, la privatizzazione dell’ospedale “Castelli”, l’urbanistica dei suoli vergini cementificati ..); informare e controinformare quotidianamente i cittadini, per evitare che la propaganda delle veline di Palazzo sia la sola voce ospitata sulla stampa locale.

Ed ora, a due anni dall’insediamento della nuova Amministrazione, si apre un secondo “cantiere di lavoro” per il Centrosinistra. Quello che dovrà portare all’elaborazione di un’idea alta e forte di comunità cittadina, che fra tre anni (e magari prima) possa incarnarsi in un progetto politico mobilitante e in un programma amministrativo fresco, robusto, realistico, coerente. Come è accaduto a Milano con Pisapia. Popolo della Libertà e Lega Nord misurano oggi in città il fallimento del “cambiaverbania”. E’ caduta ogni progettualità; s’è precocemente spento ogni entusiasmo. In una Giunta pletorica e inefficiente (pensate: otto assessori a Firenze, dieci a Verbania!), ogni assessore insegue il quarto d’ora di notorietà che gli regala il muffo e stantio rito del comunicato-stampa quotidiano.

Non resta altro che il mito della Grande Opera. Il proteiforme centro eventi dell’arena, l’Opera Epocale e Palingenetica alla quale Zacchera affida ormai ogni speranza di sopravvivenza politica, dopo essere riuscito nella non facile impresa di coalizzare contro di essa tutte le Minoranze e migliaia e migliaia di cittadini. Una città spaccata, delusa, lacerata nelle sue istituzioni culturali più prestigiose. Il vento di Milano ci dice che è tempo ormai di riconoscere e valorizzare le energie migliori, le intelligenze mortificate, le passioni genuine.

A Milano sono dovuti passare cinque anni di Giunta Moratti. A Verbania ne son bastati due.

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