MA COME SARA’ LA NUOVA PIAZZA? di Luigi MINIONI

Sono partiti i lavori di sistemazione di piazza Giovanni XXIII a Pallanza. Un po’ di storia e molti dubbi sul valor e sul significato dell’intervento in corso.

Penso di essere ormai l’ultimo superstite di coloro che sono nati e cresciuti nella piazza Giovanni XXIII, e prendendo atto di quanto si sta ora facendo posso ,,,, permettermi di farne un po’ la storia. Quando sono nato, l’intero spazio compreso tra la via Cavallini che – proveniente dalla Villa Giulia, terminava all’imbocco della Via Guglielmazzi – e la via Marconi era completamente ricoperto da nuda terra. In questo spazio era ospitato il mercato al venerdì. Saltuariamente durante i mesi estivi facevano sosta famiglie di saltimbanchi e fu presente anche una volta il Carro di Tespi (Grande tenda che ospitava compagnie liriche).

Su questa ……. terra giocavano i numerosi bambini provenienti  dai rioni circostanti. sfidandosi nei classici giochi allora in voga. Prima dell’ultima guerra, finalmente. con il Podestà comm. Albasini si prese in considerazione la sistemazione  di questa piazza. Il progettista prese in  esame  lo spazio compreso tra il percorso carreggiabile della via Cavallini, le case esistenti lungo la via ed il muraglione di cinta dell’allora carcere ed il fronte occidentale della chiesa di S.Giuseppe e ne trasse le conseguenze. Proprio seguendo il perimetro dello spazio esistente, riuscì a realizzare la struttura di tutto il progetto. Un cordone in sasso delimitò lo spazio da occupare per l’inserimento di tutti gli elementi necessari per completare  l’arredo della piazza.

Seguendo l’esatto perimetro, ecco previsto un doppio giro di piante di tiglio e, verso il centro, due grandi aiuole inserite con perimetro corrispondente a quello del cordone e piantumate con palme, altre piante minori e fiori. Finalmente al centro una aiuola circolare, inserita tra le due aiuole e, attorno, un vialetto pedonale. Intercalate alle piante di contorno, furono poste numerose panchine in granito. Passando gli anni, i tigli si svilupparono giungendo poi al momento dell’annuale fioritura e permettendo a molte persone di raccoglierne i fiori, per farne la pregiata tisana. Dopo la guerra e con lo svilupparsi della motorizzazione, si pose il problema di impedire che gli automezzi si inserissero sulla piazza, creando disagi non indifferenti. Ecco allora l’intervento che. rialzando il cordone perimetrale, poté evitare la presenza degli automezzi e si crearono a monte parcheggi per regolamentarne la sosta.

Nel  corso degli anni vennero prese in considerazione idee per migliorarla, ma non si riuscì a dare corso all’operazione. Venne posta una fontana che, prima di tutto, fosse utile ai numerosi turisti che si fermavano sulla piazza, anche per pranzare, ed secondo luogo offrisse la possibilità di innaffiare i fiori.

Arriviamo cosi ai nostri giorni. Improvvisamente viene reso noto che si interverrà per “risolvere importanti problemi  nell’interesse di tutti” ! Quasi contemporaneamente si iniziano i lavori.  Ci si pone subito una domanda. Quale sarà la “nuova” piazza?  Questa domanda non ha una risposta. Viene esposto un cartello che dovrebbe evidenziare i lavori. Cosa si vede? La chiesa di S.Giuseppe e null’altro. E come sarà la piazza? Si cerca di sapere qualche cosa interpellando sia il Sindaco sia il personale che sta lavorando in loco. Risultato: nulla di preciso; anzi risposte in contraddizione tra di loro.

Osservando però i primi interventi sorgono dei dubbi. Si abbattono qua e là sette piante; si toglie il cordone che delimita la piazza; si parla di lastricare la piazza e portarla a filo della strada. Il sagrato della chiesa sarebbe pure lastricato. Questo spazio non è comunale, quindi ci si domanda: perché questo lastricato in completa dissonanza con lo stile della Chiesa? In conclusione, l’impatto sulla gente è profondamente negativo.

 

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