IL CENTROSINISTRA TRA RETROSPEZIONI INCONGRUE E APERTURA AL FUTURO di Claudio ZANOTTI

Il Pd, chiusa e mai più più ripresa l’interlocuzione con AV dopo il primo incontro di novembre, si trova ora di fronte alla scelta decisiva, rinviata di assemblea in assemblea: o assumere la linea indicata dal sindaco e dai civico-centristi di integrale continuità con il ciclo che si chiude o esaminare la possibilità di costruire un’alleanza larga che apra una nuova fase nella vita politica cittadina e che possa avvalersi del contributo di tutti gli ambienti riconducibili alla storia migliore del centrosinistra verbanese, di cui AV rappresenta solo uno dei tasselli. Noi, che non amiamo la pena immaginata da Dante per gli indovini della quarta bolgia, confidiamo che prevalga la seconda“.

Da settimane i media locali (cartacei, digitali e social) propongono la narrazione pubblica delle convulsioni del centrosinistra verbanese in previsione delle elezioni di giugno. Ma è una narrazione che, alimentata da dichiarazioni ufficiali costruite ad uso dei giornali per dare corpo ad artificiose ricostruzioni, depista il lettore e confonde quella residuale, minoritaria porzione di opinione pubblica che cerca di capire cosa sta succedendo. E forse è tempo di rimettere un po’ d’ordine in una vicenda molto più semplice e lineare di quanto sia raccontata.

I FATTI. Lo scorso luglio AmbienteVerbania (AV), del cui lavoro questo blog dà sistematicamente notizia e rilievo, annuncia la sua costituzione in associazione politica e diffonde un documento/appello (qui) nel quale sono raccolte alcune proposte politico-programmatiche per avviare un confronto tra le forze politiche di centrosinistra e progressiste (Pd, Alleanza Civica, Azione, 5 Stelle, Verdi) finalizzato alla creazione di un’alleanza per le Comunali di giugno 2024. Ai primi agosto il Pd non trova l’accordo interno sulla costituzione della delegazione di partito per andare al confronto proposto da AV: il segretario cittadino si dimette e soltanto a metà ottobre ne viene eletto un altro. Pochi giorni dopo l’elezione lasciano polemicamente il Pd (“Valori democratici disattesi, lobby e ambizioni velleitarie di persone senza competenze. Se questo è il nuovo pd, sono sempre più felice della mia scelta“: insomma, toccarla piano) in direzione “centro” e Italia Viva un paio di consiglieri comunali; a dicembre altri due dirigenti (sempre polemicamente) lasciano il Pd per aderire ad Alleanza Civica. Verso la fine di novembre avviene il primo e unico incontro (interlocutorio) tra le delegazioni di Pd e AV: i democratici rinviano genericamente a metà gennaio, quando sarà definita la candidatura pd per la carica di sindaco. Intanto tra dicembre e gennaio il Pd, i centristi (Italia Viva, che a Verbania rappresenta anche + Europa e Azione) e i civici definiscono il perimetro dell’alleanza elettorale sulla base di due criteri: l’appartenenza alla maggioranza che sostiene l’Amministrazione uscente e la preventiva adesione alle quattro questioni più delicate e controverse del momento (sì alla chiusura del pozzo 1, sì al parcheggio interrato in Sassonia, sì alla Variante del Piano Regolatore, sì alle contestazioni a ConSer Vco). Infine, negli ultimi dieci giorni due esponenti del Pd hanno reso pubbliche le loro contrapposte autocandidature alla carica di sindaco: uno con un’intervista di contenuto politico molto generale, l’altro al contrario con un documento che riprende i due criteri appena richiamati come discriminanti per la futura alleanza.

LA POLITICA. Dietro i fatti si scorgono con evidenza gli orientamenti politici di partiti e gruppi. I centristi e i civici si sono da subito attestati su una posizione di intransigente e assoluta continuità con il ciclo amministrativo che si va chiudendo e su questa chiedono la preventiva adesione da parte di eventuali, ipotetici membri aggregati alla coalizione. E’ questa la linea che esprime in maniera più cristallina l’orientamento del sindaco uscente e che da subito è stata fatta propria da centristi e civici, opportunamente rafforzati da studiati spin off dal Pd. Ed è questa stessa linea (blindatura preventiva del perimetro dell’alleanza) che il sindaco, vero dominus della scena politica del centrosinistra cittadino, sta tentando di imporre al Pd, ben sapendo che da tempo il Pd stesso è destinatario di una diversa proposta politica (campo largo del centrosinistra) e programmatica (immaginare il futuro della città vincendo la tentazione della retrospezione), contenuta nel documento/appello di AmbienteVerbania dello scorso luglio e potentemente rafforzata dall’intenso lavoro compiuto da AV nell’arco di 15 mesi (cinque incontri pubblici, almeno trenta articoli su questo blog, un numero imprecisato di incontri a invito). Mentre nessun interesse è stato esplicitamente manifestato dalla dirigenza democratica cittadina alla proposta politica di AV, nell’area dei sostenitori del centrosinistra verbanese, iscritti o meno al Pd, i contenuti e gli obiettivi di questo lavoro non sono certo passati inosservati, anzi sono stati apprezzati per il valore propositivo e per la robustezza argomentativa. La cosa d’altra parte non può certo stupire, se si considera che tra gli esponenti più noti e attivi di AV vi sono Nico Scalfi e Giovanni Margaroli, che tra il 2014 e il 2022 hanno esercitato importanti funzioni politico-amministrative (segreteria cittadina del pd, consiglieri e assessori comunali), contribuendo in maniera determinante a orientare alcune delle scelte più importanti dell’Amministrazione (su tutte, il Progetto di Rigenerazione Urbana, finanziato per 20 milioni con fondi PNRR e oggi in esecuzione). Il Pd, chiusa e mai più ripresa l’interlocuzione con AV dopo il primo incontro di novembre, si trova ora di fronte alla scelta decisiva, rinviata di assemblea in assemblea: o assumere la linea indicata dal sindaco e dai civico-centristi di integrale continuità con il ciclo che si chiude o esaminare la possibilità di costruire un’alleanza larga che apra una nuova fase nella vita politica cittadina e che possa avvalersi del contributo di tutti gli ambienti riconducibili alla storia migliore del centrosinistra verbanese, di cui AV rappresenta solo uno dei tasselli.

Noi, che non amiamo la pena immaginata da Dante per gli indovini della quarta bolgia, confidiamo che prevalga la seconda. Questo passaggio rappresenterà, in un senso o nell’altro, il punto di non ritorno nel percorso che porterà l’area del centrosinistra alle elezioni di giugno e segnerà profondamente la vita politica della città. C’è allora speranza di salvezza? Forse. E forse avremo modo di parlarne già da martedì

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3 risposte a IL CENTROSINISTRA TRA RETROSPEZIONI INCONGRUE E APERTURA AL FUTURO di Claudio ZANOTTI

  1. Renato scrive:

    Stupisce che in questa ricostruzione non sia citato l’unico incontro che ha visto la presenza di tutto il centrosinistra, PD e ambiente Verbania inclusi, organizzato da “una Verbania a sinistra”, pare quasi che l’atteggiamento che il PD ha con AV ,la stesso lo abbia con “una Verbania a sinistra”…. Insomma, il bue che da del cornuto all’ asino? Non capisco ma mi adeguo, con dispiacere, ma la politica, purtroppo, è anche questo: prendere atto che ci sono peso e misure, personalismi e ego… Saluti

    • Redazione scrive:

      A mio parere l’incontro di Trobaso è stato un episodio eccentrico e laterale rispetto ai contatti già intervenuti in precedenza tra alcune forze politiche. Credo che la partecipazione sia da attribuire un po’ alla curiosità e un po’ alla buona creanza. Che al primo incontro non sia seguito un secondo a mio giudizio dimostra la debolezza politica dell’iniziativa.

  2. Renato Brignone scrive:

    Un’opinione più che legittima, ma banalizzante delle nostre posizioni.una lettura altrettanto legittima è che in molti temano un confronto di merito con “una Verbania a sinistra”, per esempio, ho un testo scritto in cui si esplicita che il secondo incontro non è avvenuto a causa di questo post https://www.verbaniafocuson.it/n1935123-parere-e-un-po-parare.htm ma è piuttosto chiaro che a qualcuno piace dare l’impressione che la “vera” sinistra faccia capo ad altri con cui non si può interagire a causa di una passata “lesa maestà”

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