NUOVI ITALIANI NELLA NOSTRA CITTA’ di Peter AMIDOU CISSE’ (*)

L’importante contributo dei verbanesi di origine straniera all’integrazione, al coinvolgimento e alla responsabilizzazione civile e politica degli immigrati. Pubblichiamo l’interessante contributo di Peter Amidou Cissé durante l’incontro pubblico (qui) organizzato da AmbienteVerbania sabato 13 gennaio.

In questa serata parlerò brevemente di due argomenti: il primo è relativo allo ius soli e alle modalità di acquisizione della cittadinanza italiano, il secondo all’esperienza del nostro gruppo “I vicini di casa”, nato a Verbania circa sei mesi fa.

L’immigrazione è sempre un tema di attualità, poiché il fenomeno migratorio porta con sé delle storture normative che possono impattare negativamente sui soggetti deboli. La presenza sempre più numerosa e importante di cittadini stranieri in Italia ha anche ricadute azione di ragazze e ragazzi figli di immigrati di prima e seconda generazione nati in Italia, ai quali non viene riconosciuta la cittadinanza italiana. Premesso che in Italia vige lo ius sanguinis, ossia il diritto del sangue, la cittadinanza si trasmette al figlio quando almeno uno dei due genitori è italiano. Ci sono diverse modalità di acquisizione della cittadinanza, sulle quali non ci fermeremo più di tanto. Per ottenerla, il cittadino straniero deve essere residente in Italia da almeno dieci anni, godere di tutti i diritti civili e dimostrare di avere i mezzi di sostentamento. Dopo avere presentato una serie di documenti validati, occorrono altri due anni prima di ottenere la cittadinanza anche quando l’esito della pratica è stato positivo.

I figli degli immigrati possono ottenere la cittadinanza al compimento del diciottesimo anno di vita. Lo ius soli è una battaglia che noi vogliamo portare avanti o perlomeno segnalare ancora una volta, visto che periodicamente il tema torna d’attualità. Assistiamo a un numero sempre crescente di cittadini stranieri, da tempo residenti in Italia, che hanno formato una famiglia e hanno figli nati proprio in questo paese, frequentano le scuole italiane e hanno le stesse abitudini dei loro coetanei. Negando il diritto alla cittadinanza, sono confinati nella terra di nessuno: non sono italiani perché la legge non lo permette e sono lontani dalla cultura d’origine dei loro genitori. Per questo sarebbe più che opportuno riconoscere la cittadinanza ai giovani con background migratorio nati in Italia o arrivati prima del compimento dei dodici anni, che risiedono legalmente e che abbiano frequentato almeno cinque anni di studio in Italia in uno o più cicli scolastici. Lo ius soli integrato con lo ius scholae non è altro che un’ipotesi normativa per l’acquisizione della cittadinanza da parte di figli di immigrati residenti in Italia in maniera continuativa per almeno cinque anni: lo ius soli temperato. Questo significa che i figli di immigrati non sono automaticamente italiani, ma lo diventano solo dopo un percorso basato su residenza e ciclo scolastico. Riteniamo che la legge attuale sia superata nei fatti per bambini, bambine e adolescenti che nascono e crescono in Italia insieme ai compagni di scuola, ma non hanno i loro diritti e le loro opportunità. La mancata cittadinanza complica l’accesso ad attività extrascolastiche  e ad attività sportive.   

Di fronte a un paese che invecchia ed è caratterizzato da una forte denatalità, l’immigrazione può essere un’opportunità e una risorsa. Si tratta di dare una risposta di giustizia, guardando a una società italiana già profondamente cambiata e proiettandosi verso un futuro più inclusivo per i “nuovi italiani”. Più di un milione di bambini – italiani di fatto, nati in Italia e che per questo motivo si sentono italiani – attende che il loro paese li riconosca.

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In questo contesto si inserisce il nostro gruppo spontaneo “I vicini di casa”, che vuole essere un riferimento, un trait d’union tra le generazioni di immigrati nella prospettiva di una nuova cittadinanza inclusiva. Questo gruppo è composto prevalentemente da cittadini stranieri di diverse provenienze e nasce allo scopo di fare attività culturale, interscambio e promozione della diversità. L’idea di fondo è di coinvolgere la comunità straniera in un quadro inclusivo e di rappresentanza, creando inoltre un legame con una parte di cittadini stranieri desiderosi di partecipare attivamente alla propria integrazione. Abbiamo organizzato, insieme ai nostri volontari e amici e ad altre associazioni che operano nel campo sociale, almeno quattro eventi in questi mesi. L’ultima in ordine di tempo è stata la festa di fine anno insieme ai nostri amici italiani e agli immigrati arrivati di recente, mettendo l’accento sull’aspetto della relazione umana.

Abbiamo diversi progetti e ambizioni, tra cui  la creazione di una rete solidale tra gli stranieri e non solo. Auspichiamo una collaborazione con le istituzioni e le amministrazioni che possono essere nostri interlocutori in futuro. Riteniamo lo sport un ottimo veicolo per l’integrazione. Oggi in maniera autonoma e autogestita in ragazzi si radunano tutte le domeniche per sedute di allenamento, suggerendoci l’idea di creare una squadra di calcio aperta a tutti. Tra le altre attività sportive abbiamo coinvolto la comunità pakistano-bengalese attraverso un momento conviviale seguito da una partita a cricket: un’esperienza da ripetere, magari coinvolgendo la cittadinanza.

Una preoccupazione ulteriore nasce dalla difficoltà di alcuni ragazzi che, pur regolarmente residenti e con regolare contratto di lavoro, trovano problemi del reperire un’abitazione. Senza l’ambizione di sostituire nessuno, anche perché non abbiamo i mezzi e le possibilità, stiamo coltivando l’idea di creare una rete solidale con tutti, in primis con gli stranieri che possono dare un aiuto ad altri. Stiamo cercando di far passare questa proposta nelle nostre comunità: lo straniero che tende la mano a un altro, in uno slancio di solidarietà. Infine, riteniamo che confrontarsi sulle iniziative di accoglienza, di integrazione, di valorizzazione e di responsabilizzazione politica delle persone di origine straniera sia nell’interesse della nostra comunità.

(*) di AmbienteVerbania

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