RIAVVOLGERE IL NASTRO PRIMA DELL’ARMAGEDDON di Claudio ZANOTTI

“All’interno di un quadro che rischia di incistarsi irrimediabilmente, potrebbe essere risolutiva la decisione di sottrarsi all’improduttivo e dannoso avvitamento cui abbiamo assistito in questi ultimi mesi, archiviando la diatriba su primarie, candidature e feticcio continuista e recuperando quanto resta nel centrosinistra verbanese di una razionalità politica insipientemente dilapidata. Ciò significa riavvolgere il nastro malamente dispiegato in questi mesi e tentare di svolgerlo in forme più razionali, intelligenti ed inclusive, cercando una sintesi tra passato e futuro che non disperda il patrimonio di “buone partiche” del ciclo che si chiude, valorizzi gli spunti innovativi e indichi uno scenario futuro all’interno del quale dare forma a un’idea di città da realizzare gradualmente dell’arco di due/tre cicli amministrativi.”

Un paio di settimane fa chiudevamo un articoletto di analisi politica cittadina (qui) attendendo che il Pd verbanese chiarisse la direzione di marcia in previsione delle elezioni di giugno. La cosa è puntualmente avvenuta nel corso di una riunione di iscritti, al termine della quale il Pd ha sanzionato una doppia scelta: la prima per l’individuazione del proprio candidato-sindaco attraverso le primarie di partito, la seconda per l’indicazione di una coalizione elettorale circoscritta alle liste civiche attualmente in maggioranza (Alleanza Civica, Centro Riformista, Centro Civico). Al di là del gradimento della doppia scelta, un contributo di chiarezza.

Ma dopo una settimana tutto è tornato in discussione: prima i centristi civici hanno bocciato il metodo delle primarie, sfilandosi per questa ragione dalla coalizione; poi uno dei due candidati ha ritirato la propria disponibilità, chiedendo all’altro candidato un gesto analogo (cioè la rinuncia a porre la propria candidatura) per poter così ripristinare la sintonia politica con i centristi civici. Ma l’altro candidato non ha accolto il suggerimento ed è rimasto – solitario – in campo. Nelle prossime ore gli iscritti del Pd verbanese dovrebbero nuovamente riunirsi e decidere se “incoronare” il candidato rimasto o se, viceversa, chiedergli un passo indietro per ricostruire il tavolo della coalizione Pd-centristi civici. Sin qui i fatti.

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Al di là dello spregiudicato tatticismo di quest’operazione (individuare un candidato, dotarlo di programma, mandarlo sui giornali, presentarlo agli iscritti, raccogliere le firme necessarie per l’ufficializzazione…… e poche ore dopo la chiusura dei termini farlo ritirare), i cui tratti di luciferino autolesionismo sono stati commentati in una miriade di chat, resta il dato politico rappresentato dal principale partito del centrosinistra che a febbraio inoltrato sembra ritornato alla prima casella del gioco dell’oca, quella da cui una buona politica dovrebbe partire definendo prima una robusta piattaforma di contenuti programmatici (qui le moltissime proposte di AmbienteVerbania, ma molte buone idee anche qui), per misurarne poi i livelli di condivisione e di mediazione all’interno di un perimetro coalizionale assunto come auspicabile e convergere infine su una figura di candidato-sindaco da selezionare costruttivamente all’interno dell’alleanza politico-programmatica o da individuare attraverso lo strumento delle primarie di coalizione.

Ora, non sembra che nei mesi scorsi sia stata seguita questa virtuosa metodologia: il dibattito sui media si è invece concentrato da un lato sull’incomprensibile feticcio della “continuità” tra cicli amministrativi (quello che si chiude e quello che si apre) e dall’altro sui veti alternativamente posti sul metodo (primarie sì, primarie no), sulle persone (tizio sì, caio no) e sui potenziali alleati (quelli no). Nel clima di confusione dilagante, l’imminente assemblea del Pd potrebbe chiudersi nei modi più disparati: una sorta di armageddon che porti a compimento il processo di sganciamento dal Pd di aree politiche e/o singoli dirigenti, avviato rumorosamente tra ottobre e novembre con passaggi a Italia Viva e ad Alleanza Civica; una sorprendente ricomposizione del partito sulla linea del più rigoroso “continuismo” coalizionale tra Pd e centristi civici praticato sino alla fine di gennaio, cancellando dal calendario della politica l’iradiddio di dichiarazioni e ultimatum dell’ultima settimana; una molto democristiana “pausa di riflessione” con rinvio delle decisioni all’ormai imminente quaresima. O altro ancora, come talvolta accade nei passaggi politici dirimenti.

Da queste paginette virtuali ci permettiamo di avanzare una proposta ragionevole e praticabile. All’interno di un quadro che rischia di incistarsi irrimediabilmente, potrebbe essere risolutiva la decisione di sottrarsi all’improduttivo e dannoso avvitamento cui abbiamo assistito in questi ultimi mesi, archiviando la diatriba su primarie, candidature e feticcio continuista e recuperando quanto resta nel centrosinistra verbanese di una razionalità politica insipientemente dilapidata. Ciò significa riavvolgere il nastro malamente dispiegato in questi mesi e tentare di svolgerlo in forme più razionali, intelligenti ed inclusive, cercando una sintesi tra passato e futuro che non disperda il patrimonio di “buone pratiche” del ciclo che si chiude, valorizzi gli spunti innovativi e indichi uno scenario futuro all’interno del quale dare forma a un’idea di città da realizzare gradualmente dell’arco di due/tre cicli amministrativi. Insomma, recuperare il lascito più convincente e duraturo dell’azione del centrosinistra verbanese a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso, confidando che le sue diverse e talvolta contrastanti istanze possano trovare – magari grazie al lavoro coesivo di un convincente demiurgo – una più alta sintesi, una più ragionevole mediazione.

In caso contrario, l’unico armageddon al quale rischiamo di assistere sarà quello della comunità politica del centrosinistra verbanese, la cui trentennale storia non merita di finire nel cupio dissolvi che s’annuncia.

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