IL SALOTTO DI PALLANZA: NOTERELLE INTEGRATIVE di Claudio ZANOTTI

Mentre sui social si continua a litigare senza costrutto, conviene ragionare realisticamente su quanto è ancora possibile fare perché la pedonalizzazione e la pavimentazione di piazza Garibaldi non assomiglino a un’incompiuta. Con un obiettivo: “spingere” nella nuova piazza il lago che non si vede e il verde che non si coglie.

Non si placano le polemiche sulla qualità della nuova piazza Garibaldi liberata dalle auto e ripavimentata in lastre di serizzo e cemento architettonico. In attesa che la logomachia (rigorosamente social, visto che ormai la politica locale ha fatto harakiri) riprenda con raddoppiata vigorìa a conclusione del lotto in lavorazione a ridosso del palazzo comunale, aggiungiamo tre sintetiche considerazioni alle riflessioni di qualche settimana fa (qui).

Plateatici. Le forti contestazioni alla spianata di cemento architettonico e (poco) serizzo non tengono conto che quello spazio deve essere ancora “arredato”. Infatti un elemento fondamentale per la valorizzazione e l’attrattività della piazza è rappresentato dalla presenza dei plateatici dei pubblici esercizi (coperture, tavolini, sedute…), per i quali la Soprintendenza ai Beni Culturali ha dato specifiche indicazioni per garantire l’omogeneità tipologica e cromatica degli interventi (strutture leggere ed eleganti di colore bianco, conformi all’apposito Regolamento comunale) e il loro armonico inserimento nella piazza e nel lungolago. Il pallino a questo punto è nelle mani degli esercenti della piazza, ai quali la nuova area offre una grande opportunità commerciale in grado di modificare profondamente il consolidato profilo delle singole attività. Ma i gestori dei pubblici esercizi devono rifuggire la sterile recriminazione rivendicativa e “fare squadra” presto e bene, qualificando anche esteticamente l’ampio spazio già oggi a disposizione ma ancora completamente inutilizzato. A questo proposito inviterei il Comune a predisporre un realistico rendering della piazza “arredata” con appropriati plateatici: ne beneficerebbe un confronto pubblico oggi asfittico e a tratti penoso.

Pavimentazione. Come già detto e scritto, la superficie in cemento architettonico è troppo ampia e avrebbe dovuto essere ridotta a vantaggio di un lapideo di maggiore qualità e di più coerente leggibilità con gli interventi realizzati nei percorsi storici tra lungolago e piazza Gramsci negli anni scorsi. Purtroppo la sottostima economica dell’originario progetto di fattibilità (1,8 milioni), la sua inopinata approvazione all’interno del progetto di Rigenerazione Urbana e i tempi stretti di esecuzione imposti dal PNRR non hanno favorito una più attenta condivisione dei contenuti dell’opera, peraltro in linea con un approccio decisorio verticistico e dirigistico che è stato purtroppo uno dei tratti caratterizzanti del ciclo amministrativo che si chiuderà l’anno prossimo.

Si tenga comunque conto che le sobrie lastre di cemento architettonico mantengono una loro adeguatezza nel tratto di piazza ridosso della cordolatura del lungolago, dove sarà inevitabile consentire il passaggio dei bus turistici con la clientela diretta agli alberghi che affacciano su viale delle Magnolie, non altrimenti raggiungibili stante la complessa e tortuosa viabilità di accesso al lungolago pallanzese.

Verde. Infine, due notazioni flash sulla vexata quaestio della presenza del verde negli spazi riqualificati. La preservazione delle aiuole e delle alberature “storiche” si sarebbe forse potuta arricchire – tra la fontana antistante la gelateria e lo sbocco di via san Leonardo e senza intaccare la fruibilità del vasto spazio che si intende riservare a manifestazioni ed eventi collettivi – con un filare leggero di essenze arboree analoghe a quelle posate nel 2008 in piazza San Vittore come “quinta” di separazione tra i condomini e la grande parete sud della basilica (cfr. foto qui sotto).

E’ invece necessario mettere subito mano alla ricucitura tra la nuova piazza pedonalizzata e il lungolago, che oggi paiono due spazi separati e non comunicanti. In particolare il tratto perimetrale del lungolago, caratterizzato dalla presenza di squadrate magnolie senza sviluppo di tronco, preclude la piena visione del lago dalla nuova piazza e ne impedisce la virtuosa integrazione con la tradizionale passeggiata.

Urgentissimo appare un intervento di manutenzione straordinaria delle alberature del lungolago, mirato per un verso al ripristino della visuale del lago (alzare la chioma delle magnolie) e per l’altro al filologico recupero dell’originario (1997) disegno arboreo concepito da Piero Hillebrand.

Insomma, “spingere” nella nuova piazza il lago che non si vede e il verde che non si coglie.

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3 risposte a IL SALOTTO DI PALLANZA: NOTERELLE INTEGRATIVE di Claudio ZANOTTI

  1. Pietro Mazzola scrive:

    Sono quasi sempre d’accordo con te Claudio anche se non commento mai per mia pigrizia. Nel merito solo due cose dissento: non mi convince il filare di verde come per Piazza S. Vittore che se ho capito bene tu proponi dalla gelateria verso lago, se fosse così sarebbe una rottura in due della piazza e non avrebbe senso (almeno secondo me).
    L’altra sulle magnolie sono poche 4 o 5 quella con le fronde a terra e non mi pare che siano queste a impedire la vista a lago, allora anche le altre essenze a diciamo a cespuglio pur proposte da Hillebrand (un pò malmesse ora) andrebbero rimosse. Per il resto ok.

  2. Redazione scrive:

    Il filare arboreo che si propone non è in direzione del lago, ma dalla gelateria verso via san Leonardo, in modo da creare una “quinta” arborea leggera tra gli edifici (hotel Novara, studio Azzoni, Pigalle, Gintoneria, locanda 81) e la nuova piazza ripavimentata.
    Alzare la chioma alle magnolie “squadrate” aiuterebbe ad allargare la visuale, mentre l’auspicata manutenzione straordinaria del verde “Hillebrand” del lungolago potrebbe anche prevedere eliminazione e ripiantumazione di alcune essenze. Ma un progetto va elaborato quanto prima, prendendo spunto dal riuscito intervento di manutenzione straordinaria del verde recentemente effettuato a Villa Giulia.

  3. Anonimo scrive:

    Mi rimane ancora qualche perplessità sul filare non riesco ad immaginarmelo in questo contesto, altro è quello di piazza S. Vittore posto tra due barriere (Chiesa/ Condomini).
    D’accordo sul resto. Al riguardo aggiungerei di eliminare la camelia posta sotto la magnolia dietro al monumento a Carlo Cadorna, non ha senso, ho la sensazione che sia nata lì, non per un progetto a meno che ce ne fossero altre negli angoli opposti, ma non credo. Inoltre occorre sistemare la base del monumento completamente scombinata a causa radici della magnolia. Buon lavoro Claudio.

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