UN PORTO, DUE PORTI, NESSUN PORTO. LA POLITICA PARLERA’? di Claudio ZANOTTI e Nico SCALFI

“Mentre l’ipotizzato porto di Pallanza nasce al di fuori di qualunque programmazione legata a una visione d’insieme della città e rappresenta esclusivamente il legittimo interesse imprenditoriale di un privato, il porto turistico di Villa Taranto (o Palatucci) costituiva uno dei tre “punti forti” di una pianificazione politico-amministrativa di ampio respiro volta a costruire il grande lungolago Suna-Pallanza-Intra, insieme al lake park dell’Arena e alla pista ciclopedonale Villa Giulia-Villa Taranto.”

Qualche giorno fa è stato con una certa solennità presentato (qui) il progetto per la realizzazione a Pallanza di un porto turistico galleggiante a servizio del diporto nautico. La nuova struttura, di cui offriamo qui sotto un rendering e che può essere esaminata più nel dettaglio in questo documento, prevede l’occupazione di uno specchio d’acqua di circa 23.000 mq, un costo di 7 milioni, la predisposizione di 150 posti-barca, un tempo di costruzione di due anni e un investimento interamente privato. Ma nessuno di questi aspetti tecnico-finanziari sarà oggetto di queste brevi considerazioni.

Secondo uno stile divenuto ormai consueto, di questa rilevante novità cittadina si è venuti a conoscenza solo nelle ultime settimane a cose in apparenza già fatte, pur avendo avuto il progetto una lunga gestazione (e si suppone un’altrettanto lunga interlocuzione interna) prima di essere formalmente presentato all’inizio dell’estate in Comune per la pubblicazione di legge e la raccolta di eventuali osservazioni da parte dei cittadini. Che non sono arrivate, nonostante la portata tecnico-economica, urbanistica, ambientale e paesaggistica dell’opera. Insomma l’esatto contrario di quanto sta accadendo per la Variante di Piano Regolatore, che grazie all’interesse alimentato dalle forze politiche (segnatamente AmbienteVerbania) è oggetto di ampio interesse e dibattito.

Eppure non sarebbero certo mancati i contenuti da approfondire, alcuni dei quali per ora solo timidamente accennati (l’impatto paesaggistico; le ricadute ambientali per la presenza di imbarcazioni tutt’altro che green e la prossimità della Riserva del Fondo Toce; la qualità delle acque captate dal CNR per le attività di ricerca; le implicazioni per la pesca professionistica e non; i dubbi sull’adeguatezza del sistema infrastrutturale retrostante rappresentato dalla viabilità, dai parcheggi, dagli accessi; l’assenza a terra di impianti di proprietà del proponente a servizio delle imbarcazioni; l’accertato sottoutilizzo dei numerosi attracchi portuali galleggianti da tempo esistenti tra Pallanza e Suna; il destino del sempre invocato e mai sinora realizzato rifacimento del porto Palatucci; l’adeguatezza della gestione attuale del demanio idrico cittadino; il futuro della cantieristica di rimessaggio tra accentramento “monopolistico” e pluralità di presenze…). E’ presumibile che una maggiore consapevolezza dell’opinione pubblica (e questo articoletto ambisce a sollecitarla) indurrà nei prossimi mesi i portatori di interesse e le associazioni locali ad approfondire le implicazioni legate all’ipotizzata nuova struttura portuale, spingendo finalmente le forze politiche (di maggioranza e di minoranza, che da questo punto di vista poco si distinguono) a fare quello che sembra proprio non riescano più a fare: circoscrivere per tempo le questioni meritevoli di particolare approfondimento, analizzarne i nodi problematici, suscitare il dibattito e il confronto a partire dai luoghi istituzionalmente deputati (il Consiglio Comunale, ad esempio), individuare le soluzioni più appropriate, orientare gli organi esecutivi nella realizzazione degli obiettivi condivisi e approvati.

Delle numerose questioni in precedenza elencate, una ci sembra meritevole già ora di un sovrappiù di attenzione, ed è quella dell’inevitabile (per ora solo potenziale) conflitto tra il porto galleggiante a Pallanza e il porto di Villa Taranto. Sembra ragionevole immaginare che la realizzazione dell’uno possa pregiudicare definitivamente la ricostruzione del secondo per ragioni di sostenibilità economico-gestionale. Eppure le due soluzioni non sono comparabili né intercambiabili; infatti, mentre l’ipotizzato porto di Pallanza nasce al di fuori di qualunque programmazione legata a una visione d’insieme della città e rappresenta esclusivamente il legittimo interesse imprenditoriale di un privato, il porto turistico di Villa Taranto (o Palatucci) costituiva uno dei tre “punti forti” di una pianificazione politico-amministrativa di ampio respiro volta a costruire il grande lungolago Suna-Pallanza-Intra, insieme al lake park dell’Arena e alla pista ciclopedonale Villa Giulia-Villa Taranto. Anzi, di quell’ambizioso progetto nato nella seconda metà degli anni ’80 e portato a termine a cavallo del nuovo millennio, il porto Palatucci rappresentava l’intervento più cospicuo e caratterizzante, perché riqualificava un affaccio al lago del tutto inaccessibile e completamente degradato.

Da dieci anni il porto galleggiante non esiste più e il suo rifacimento mediante concessione demaniale migliorativa ha assunto – a partire dal 2015 – i tratti di una telenovela ad andamento carsico, con estemporanee emersioni di suggestivi rendering cui hanno fatto seguito lunghi anni di silenzio. Oggi il tiraemolla sul rifacimento del Palatucci sembra definitivamente archiviato anche dall’Amministrazione, che ha subito speso parole di sostegno per il porto privato di Pallanza. Eppure anche senza gli attracchi galleggianti affondanti nel 2013 il complesso di strutture a terra tra Villa Taranto a la biblioteca (edifici, aree scoperte, alaggi, parcheggi, percorsi ciclopedonali) mantiene vivo il significato che una trentina d’anni fa era stato attribuito a quest’area all’interno del disegno del grande lungolago, che proprio in questi mesi si va estendendo materialmente a Intra.

Ma se il porto Palatucci non si farà più, è già da ora indispensabile pensare a una valorizzazione imprenditoriale delle strutture a terra, arricchendo l’attuale presenza di servizi di bar/ristorazione con qualche attività che surroghi il grave impoverimento rappresentato dall’eliminazione del porto turistico. Tre anni fa proprio su queste pagine lanciammo l’idea/provocazione di campeggio urbano, che proprio a ridosso di quest’area avrebbe potuto trovare una prima realizzazione (si vedano qui i contenuti della proposta e gli spazi coinvolti).

Riuscirà la politica a dire qualcosa?

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